Recensione di Auschwitz, ero il numero 220543 di Denis Avey

Da Leggere A Colori @leggereacolori
Ben tornati ai Lettori. Siamo nel periodo in cui si ricorda l’olocausto.  Ho colto l’occasione per comprare un altro libro della Newton, sempre stuzzicato dai prezzi bassi. Si tratta di Auschwitz, ero il numero 220543 di Denis Avey del tutto in linea col giorno della memoria. La storia si apre sui ricordi del Sergente Denis Avey e già dall’incipit si capisce che il libro merita “Non mi arruolai per difendere la Patria. No, lo feci per il gusto di farlo, per la sete d’avventura.” Questa frase è stata più che sufficiente per farmi balzare davanti agl’occhi un ragazzo di una ventina d’anni, sorriso strafottente sulla faccia, che armi alla mano s’appresta a partire per un viaggio che non dimenticherà mai. Mi sono ritrovato a cercare nella memoria i ventenni che conosco. Sono ragazzi, per niente uomini, casinari da discoteca, studenti dell’università alle prese con la decisione: cosa faccio della mia vita? Dall’altra parte c’era Avey, con suo Lee Einfild da cecchino, alle prese con la domanda: come faccio a salvarmi la vita oggi? Il romanzo è la testimonianza lucida e incredibile, se teniamo conto dell’età dell’autore, 94 anni, sulla guerra prima e sui campi di prigionia tedeschi, dopo. Denis parte dal porto di Liverpool sentendosi invulnerabile. La voglia di scoprire il mondo, di mettersi in mostra per essere acclamato come un eroe, lo proteggono come un amuleto. Dopo l’addestramento viene inviato a combattere gli Italiani in Libia, dove attraverso le sue parole riuscirete a sent Continua a leggere

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