Recensione di Dead City di Shane Stevens

Creato il 05 giugno 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

4 Flares 4 Flares × Dead City Shane Stevens
Pubblicato daFazi
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Genere:Thriller
Pagine:
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La trama:

A Jersey City, poco lontano da Manhattan, verso la fine degli anni ’70, si sviluppano le vicende e le crudeltà di due gruppi mafiosi, che si contendono il controllo della città e dei suoi traffici illeciti. Ad un angolo Joe Zucco, all’altro Alexis Machine: che il match abbia inizio.

Joe Zucco e Alexis Machine, due capi mafiosi che vivono nella stessa città: nei film si direbbe «Non c’è posto per entrambi. Uno di noi dovrà andarsene, in qualche modo…». Anche se all’inizio può sembrare che Dead City parli solo delle scorribande dei ragazzi di Joe, e di come riescano a controllare tutte le loro attività (lecite e non), alla fine si arriva alla vera resa dei conti: la contesa del territorio tra Joe e Alexis, un uomo avido di potere che vorrebbe impadronirsi di tutti i traffici di Jersey City ed essere l’unico a controllare la mafia locale. Joe, di per sé, non è un attaccabrighe, non vuole problemi nella sua zona: è, dal suo punto di vista, solamente un imprenditore. Il suo compito consiste nel mantenere i lavori che si è conquistato, e creare nuovi “commerci”. Di fatto individua le sue prede, cerca di convincerle con le buone a entrare in società con lui, ma non ha paura a ricorrere alle maniere forti in caso di rifiuto. Nello sviluppo della vicenda ci imbattiamo anche con qualche episodio interessante, dove Joe si impegna a inventarsi dei trucchi per poter acquisire parte delle attività di coloro che non vogliono cedere alle sue proposte, e devo ammettere che sono abbastanza ingegnosi. In alcuni momenti abbiamo anche una visuale sulla sua vita privata e, nonostante le numerose amanti, comunque ama profondamente la moglie paralizzata.

Shane Stevens con questo libro mostra non solo il lato brutale della mafia, ma anche quello organizzativo: la mafia non è fatta di uomini allo sbaraglio, che vanno per la città con il solo scopo di mantenere alto il livello di paura e raccogliere i soldi che vengono dallo strozzinaggio. Si tratta di un’organizzazione, e come tutte le organizzazioni è supportata da una gerarchia: Stevens ci descrive una commissione, a cui ci si può appellare per dichiarare un torto subito e chiedere giustizia, una gerarchia precisa, dove tutti hanno un capo e devono fare il proprio lavoro per non essere eiminati dal giro, e parla anche delle speranze e dei desideri dei lavoratori che stanno più in basso. Eh si, perché anche dei semplici picciotti, che scattano sull’attenti quando vengono chiamati per eseguire un lavoro, hanno delle speranze: dai più anziani, desiderosi di fare carriera dopo tanti anni nell’organizzazione ed essere rispettati da tutti in città, ai più giovani, che vogliono farsi un nome e godersi la vita tra birra, locali e donne diverse ogni sera. In un’organizzazione di questo tipo, chi esce dai propri confini viene eliminato, chi incita una guerra tra bande sparisce.

A tutto questo aggiungiamo un po’ di bordelli, dei night club e degli hotel malfamati e abbondiamo tranquillamente con la violenza. Non essendo io amante del genere, Dead City non mi ha entusiasmato particolarmente, ma devo ammettere che la lettura è comunque molto scorrevole, e, per chi apprezza il tema, potrebbe essere anche abbastanza avvincente.

Stefania Recchia



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