Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Gianfranco Sorge
Pubblicato: goWare
Collana:Pesci rossi
Genere: SaggiRacconti
Formato: BrossuraPagine:
Giudizio sintetico:
Gianfranco Sorge, psichiatra catanese, in questi 18 racconti brevi ci presenta personaggi afflitti dalla malattia mentale. Schizofrenici, psicotici, uomini e donne apparentemente soli, in eterna compagnia di pericoli e minacce, reali solo nella loro mente.
Psicosi, paranoie, deliri, allucinazioni, sono i sintomi della malattia; fantasmi e voci non danno pace a chi è catturato dalla schizofrenia.
C’è chi sente voci che altri non sentono, chi crede che qualcuno controlli pensieri e convinzioni, chi vede oggetti animarsi e dotarsi di volontà e strategie per colpire, chi si sente toccato da mani invisibili o vede e parla con qualcuno morto da tempo. Si tratta di uomini e donne giovani, apparentemente normali, in eterna compagnia di voci che ne dirigono azioni e comportamenti. La realtà esterna è un occhio puntato su di loro, minaccioso, che ne spia i movimenti e ne dirige i pensieri.
La bestia ha per protagonista Antonio, ventenne allievo di un corso di tauromachia, che accetta una singolare proposta di lavoro da un attempato veterinario: deve addomesticare e rendere mansueta una bestia della quale però dovrà impegnarsi a non conoscere nulla, né l’aspetto, né la tipologia: dovrà colpirla, punirla senza scoprirla o guardarla direttamente, senza farsi intenerire dai suoi lamenti e dalle sue grida. La paga, per questo lavoro che lo impegna per mezz’ora, una volta a settimana, è ottima.
Viene sollecitato a non essere tenero, a colpire con forza e ferocia, finché, pensando di aver esagerato con la violenza dei colpi e di averla uccisa, non scopre chi si cela sotto la coperta. Sconvolto, lascia un lavoro del quale pure aveva bisogno.
In Triciclopi la protagonista Elisa, giovane e ricca signora della borghesia siciliana, convince la sua domestica Agata, donna semplice e credulona, a indossare giorno e notte un cappello che nasconda il terzo occhio che anche lei è convinta di avere sulla testa, retaggio antico dei ciclopi che, a suo dire, influenzano e condizionano i convincimenti e i comportamenti di molti siciliani sui quali hanno installato questa sorta di telecamera nascosta attraverso la quale ancora sopravvivono.
In Come una moneta il giovane protagonista, vittima delle tentazioni del demonio, ossessionato dal senso di colpa per essere stato la causa di un incidente in cui la sua ragazza ha perso la vita, cerca di trovare la pace spirituale rifugiandosi in un convento ad Assisi. Lavora e prega. Ma non ha scampo: il volto del demonio, come una moneta, gli si è stampato sul viso e beffardo ride di lui. Decide di farla finita; sta per lanciarsi da una finestra quando una mano lo salverà.
La solitudine volontaria domina la vita dei personaggi, i fantasmi animano le loro menti.
Approfondimento
Inizialmente il titolo, a chi si accinge ad aprire È solo nella tua mente ed è reale, non sapendo nulla di Gianfranco Sorge, appare strambo singolare, eccessivo. Dopo la lettura dei primi racconti però, il trovarsi di fronte a malati mentali convince il lettore di esserne anni luce lontano e di non aver nulla dei loro “malesseri”.
Certo deliri, sussurri, voci udite, visioni di oggetti o di persone sembrano afflizioni di persone condannate non più alle restrizioni di lacci, letti, sbarre, ma di farmaci che li aiutano a gridare piano la propria disperante vita mentale. Ma poi qualcuno dei protagonisti sembra di conoscerlo: tanto simile a Ludovica di La camelia appare la lontana parente della quale si è raccontato l’amore giovanile, struggente, inconfessato, mantenuto nascosto fin quando, incontrando il suo lui in un ospizio per anziani, anni ed anni dopo, riesce a dichiararsi, a vivere l’amore, a morire felice; oppure l’affermato professionista di Underground, del quale si sa il vizietto di andare a godersi i weekend in una capitale europea, a poche ore di aereo, per dare sfogo alle proprie perversioni sessuali; o ancora un giovane come Valerio di Flamenco che si sistema sotto il palcoscenico, resistendo al suo cedimento fino alla morte, pur di vedere da vicino il suo idolo; o il protagonista di Buio metropolitano che si veste di tutto punto per sfrecciare sull’asfalto con la moto, estrarre una pistola finta di fronte all’alt di una pattuglia e costringere i due poliziotti a sparargli. Vuole morire, la vita per lui, giovane solo e disperato, è troppo. Anche il protagonista del racconto Il viaggio cerca, su una strada a strapiombo, la curva giusta, per volare giù con la propria vettura. Lo ha iniziato quasi quel volo, è sul punto di volteggiare come una farfalla pronta a farsi abbracciare da Lei, quando, all’improvviso, riaffiora la speranza.
Gianfranco Sorge in È solo nella tua mente ed è reale ha messo in scena la pazzia, accendendo per un attimo le luci su istanti della quotidianità dei protagonisti malati di mente.
Manca la disperante gabbia in cui sono imprigionati i familiari di questi giovani. Mamme e padri impotenti, soli e disperati molto più dei figli, sono e si sentono in trappola e non sanno come fare. Non vedono la luce. Sono costretti in un orizzonte buio.
Lina D’Alessandro