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Recensione di Esistenze di cera a cura di Marzia Carocci

Creato il 22 giugno 2014 da Giuseppe Bonaccorso @GiuseppeB

Riporto la recensione alla mia ultima raccolta di novelle (Esistenze di cera) scritta dal critico-recensionista Marzia Carocci:

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La grande comunicabilità dell’autore è la prima impressione che si apre nella lettura di questo volume. Lo scrittore, per me già conosciuto attraverso alcune  altre sue  pubblicazioni, è una voce tonante che si percepisce attraverso ogni suo viaggio letterario. Bonaccorso parla sempre di vita, di reazioni, di umanità, ma allo stesso tempo non impone ai suoi personaggi quella falsità e indottrinamento all’ordinario e all’usuale, ciò rende concreto il suo dire che mai si inerpica fra leziosità e povertà d’espressione. Questo libro, nello specifico, composto da undici novelle, è una conca di riflessi umani, situazioni, reazioni , comportamenti e atteggiamenti, dove il tutto può accadere.

Niente è a caso, i personaggi pulsanti/reazionari di queste pagine hanno la particolarità di farci riflettere  su alcuni quesiti :come avremmo reagito noi al loro posto? Ogni situazione può ripercorrere la vita di ognuno di noi, dove momenti drammatici, fantasiosi, incresciosi ci potrebbero mettere in alcune difficoltà di scelta. I personaggi di Bonaccorso, sono veri, lontano da catene di pensiero o di aspettate reazioni, questo perché l’autore fa muovere uomini e donne senza retorica, quella stessa retorica in  attesa  solo dal  lettore perbenista, ipocrita o da chi s’impone una logica inesistente e bigotta.

L’essere umano si muove attraverso un dualismo concettuale dove la reazione spesso non è neppure pensata ma trainata da un istinto non convenzionale e quindi inaspettato. Di fronte ad alcuni fatti inconsueti e insoliti, la logica non ha ragione di esistere poiché solo vivendo particolari inusuali intersecati a sensazioni emotive improvvise, l’istinto e l’irrazionalità possono prendere il sopravvento su noi, sui nostri buoni propositi, sulle nostre imposizioni mentali e quant’altro. Giuseppe Bonaccorso ha questa grande dote, di dare carattere ai protagonisti delle sue storie rendendoli umani, fragili, nevrotici, gelosi ma veri e concreti nelle loro scelte anche se opinabili nei loro eventi.

L’autore ha grandi capacità espositive, mai i dialoghi e la narrazione diventano gravosi o obsoleti nel linguaggio che anzi, è sempre incalzante, ritmato e vario negli idiomi e nelle situazioni. Un cammino fra la disperazione, l’attesa, il mistero, fatti che anche se divisi in novelle , hanno un solo plot trainante:l’uomo e i suoi mille riflessi.

Il lettore amerà, odierà,  criticherà, sarà curioso e spettatore in continua attesa di risposte alle stesse incognite che tutti ci portiamo dentro, perché solo dentro di noi, non mentiamo mai, solo dentro di noi siamo un insieme di bene e male. Bonaccorso lo sa, lo esprime e ci mette di fronte a specchi immaginari ma molto vicini alla realtà. Chiunque può essere o può decidere di non essere, quello che è certo è che tutti siamo “esistenze di cera”, fragili e distruggibili, persino da noi stessi.

Esistenze di cera è una raccolta di undici novelle il cui tema centrale ruota attorno ad un’analisi esistenzialistica di varie vicende umane, nei loro aspetti comuni e patologici. La solidità statuaria della vita viene ripetutamente colpita e messa in discussione dai vari personaggi di cui sono narrate esperienze, riflessioni o, semplicemente, strane circostanze in grado di sconvolgere il loro già precario equilibrio. L’amore, il lavoro, la soddisfazione e le strane ragioni che guidano il corso degli eventi sono tutti temi che, attraverso la poesia delle descrizioni, si mostrano come malconce maschere di cera, con lineamenti sbiaditi e in continuo mutamento. La scena dell’esistenza si consuma quindi in un lento dissolversi della consistenza e in un sempre più aggressivo avanzare dell’incertezza.

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