Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Hannah Kent
Pubblicato: Piemme
Genere: Romanzo Storico
Formato: Copertina RigidaPagine:
Giudizio:
Agnes Magnúsdóttir, bella, misteriosa e pericolosa. Una donna accusata di aver ucciso il suo uomo e che attende l’apparentemente inevitabile condanna a morte aprendo il suo cuore e la sua mente ai ricordi che ne svelano il dolo-roso passato.
È una bella sensazione, perdere il controllo. Dondolare avanti e indietro, fino a dimenticare cosa significhi l’immobilità.
Immobilità, come il gelo che avvolge la fattoria di Kornsà, il luogo nel quale Agnes Magnúsdóttir dovrà aspettare di essere decapitata per il suo “malfatto”. Agnes, infatti, è accusata dell’omicidio dell’ambiguo, eppure potente e particolarmente rispettato, Natan Ketilsson, un uomo che utilizzava le erbe per curare, che rideva in faccia alla nozione di peccato e che, in particolare, non aveva una considerazione certamente positiva delle donne e dei loro diritti. Le donne erano le sue “cortigiane”, serve e strumenti per soddisfare i suoi bisogni, ma non potevano vantare diritti né esprimere liberamente la propria opinione.
La protagonista di Ho lasciato entrare la tempesta, a seguito della notte che vide l’anima di Natan lasciare il corpo, viene mandata in un altro villaggio, in quella che sembra essere una nuova dimora, ma che, in realtà, le è più familiare di quanto si possa pensare. Saranno l’ufficiale giudiziario Jon e sua moglie Margret ad accogliere, con una certa riluttanza, la donna nella loro fattoria, ad affrontare insieme a lei i fantasmi del passato e l’angoscia che accompagna Agnes, giorno dopo giorno, al pensiero di dover abbandonare la vita per un delitto che lei afferma di non aver commesso.
Sì, perché sarà proprio la verità a dover essere scoperta, a sgorgare dalle labbra della condannata. Sarà il reverendo Tòti a raccogliere molte delle confidenze di Agnes, insieme a Margret che, pian piano, accoglierà la donna come se fosse una terza figlia, aprendo progressivamente il proprio cuore alla compassione per la sua inevitabile fine e a scoprire che, in fondo, ogni vicenda può avere due versioni differenti.
Leggendo Ho lasciato entrare la tempesta ci si immedesima realmente con la protagonista della storia. Ci si sente angosciati quanto lei, si trema di freddo nel lungo inverno islandese e si cerca di pregare perché Agnes possa essere risparmiata dal destino che sembra esserle stato assegnato e che lei non vuole accettare né indicare come giusto.
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Approfondimento
Ho lasciato entrare la tempesta è stata una vera rivelazione. Il titolo potrebbe far pensare a una trama molto differente, a una novella che racconti una travagliata storia d’amore della protagonista, magari ambientata nel passato, tra crinoline e pavimenti scricchiolanti. Ma non è così. Hannah Kent riesce a portare il lettore sino all’ultima pagina con il fiato sospeso, non solo grazie alle vicende narrate, ma anche grazie alle precise descrizioni relative alla società Islandese del 1800 e riferite al paesaggio rurale di una terra che è ancora sconosciuta per la maggior parte degli europei. Davanti agli occhi appaiono con chiarezza le nevicate, il mare in tempesta, le case fatiscenti e i campi da coltivare per la mera sopravvivenza.
E questo risultato è da ritrovarsi nell’impegno messo dall’autrice nello scrivere la sua opera. La Kent, infatti, per scrivere Ho lasciato entrare la tempesta ha compiuto lunghe ricerche relative alla storia islandese, alle ultime condanne a morte comminate nel suo territorio ed anche all’organizzazione famigliare presente proprio nelle campagne fredde e buie di quest’isola.
Leggere questo libro sarà, quindi, non solo un piacevole e interessante passatempo, ma anche un’occasione per imparare quanto potesse essere crudele non solo l’essere umano, ma la stessa natura. Una Madre spietata nei confronti dei figli più deboli e in grado di fiaccare gli spiriti che non fossero abbastanza forti.
Stefania D’Ammicco