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Pubblicato daEinaudi
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Letture Einaudi
Genere:Classici
Pagine:
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Trama:
Francis Marion Tarwater è costretto a crescere fin dall’età di quattro anni con il prozio Mason Tarwater, un vecchio esaltato e fanatico religioso che vive come un eremita nei boschi e si crede investito da Dio della missione di profeta. Mason aveva sottratto il piccolo al nipote Ryber, un maestro di provincia, per farne un grande profeta. Alla morte del vecchio F.M. Tarwater, ormai quattordicenne, torna a casa dello zio. Qui proverà a battezzare il piccolo Bishop, il figlio ritardato di Ryber. Una vicenda dai toni drammatici sapientemente raccontata da una penna magistrale.
Einaudi ha recentemente riportato nelle librerie italiane il romanzo più celebre di Flannery O’Connor, una delle voci più importanti del panorama letterario statunitense del secondo Novecento. Di profonda fede cattolica, l’autrice è cresciuta nella cosiddetta Bible Belt, la regione sud-orientale degli Stati Uniti a maggioranza protestante, e il libro affronta il tema del fanatismo religioso con una vicenda ambientata proprio nell’America rurale del sud.
Il cielo è dei violenti è il secondo romanzo della scrittrice americana ed è stato pubblicato per la prima volta in lingua originale nel 1960. A dirla così potrebbe sembrare che il libro sia datato e la storia un po’ obsoleta. Nient’affatto. Il tema è più che mai attuale e lo stile è curatissimo. La scrittura della O’Connor non lascia indifferenti, anzi sorprende e scombussola il lettore. Il titolo si rifà a un versetto del vangelo di Matteo che è in nuce tutto il libro: che cosa succede se sono i violenti a impadronirsi del Cielo? La O’Connor risponde con una storia intensa, ruvida, raccontata con una scrittura molto vivida e concreta, dove gli elementi naturali partecipano a pieno titolo alla rappresentazione degli stati emotivi. Tuttavia non vi troverete alcun sentimentalismo nella sua narrazione.
Il romanzo, scritto in terza persona, inizia raccontando di come Francis Marion Tarwater è vissuto con il prozio Mason nella radura imparando a leggere, scrivere e a far di conto in attesa della chiamata del Signore. Sì, perché il giovane Tarwater, figlio della defunta sorella di Ryber, che Mason aveva sottratto anni prima al nipote allevandolo e istruendolo per diventare un grande profeta, ha una missione importante da svolgere: battezzare il piccolo Bishop, il figlio ritardato dello zio Ryber, che a detta di Mason è nato “deficiente” per grazia divina. Dio infatti, privandolo della ragione, lo avrebbe così protetto da quella del nipote Ryber, il maestro di campagna. Ed è proprio dallo zio che si reca F. M. Tarwater quando il prozio muore. Già Mason aveva tentato più volte di battezzare il piccolo Bishop, ma non ci era mai riuscito. E quando Ryber vede il ragazzo sulla soglia di casa stenta a credere ai suoi occhi e alle sue orecchie. Pensa che sia uno scherzo del vecchio, ma poi capisce che finalmente è arrivato il suo momento, ovvero quello di dare a Francis una vita nuova, una vita normale, fatta di istruzione e responsabilità, liberandolo da tutte quelle false idee che Mason gli aveva trasmesso. Il compito di Ryber si rivela molto più arduo del previsto. Il maestro si rende conto che lo attende un immane lavoro di ricostruzione. Ci prova comprandogli dei vestiti nuovi che il ragazzino si rifiuta di indossare preferendo la sua vecchia tuta sbiadita e il cappello grigio che porta sempre calcato fino alle orecchie, quasi a volersi tappare le orecchie per non sentire i nuovi insegnamenti del maestro. Ryber cerca di fargli comprendere che lui non è un profeta e che il vecchio lo ha privato di un’infanzia felice e di un’istruzione adeguata. La scontrosità di Francis, che trapela in ogni suo gesto, parola e nel vestire, ben contrasta con la dolcezza e l’innocenza del piccolo Bishop, un bambino dagli occhi limpidi “come se dall’altra parte sprofondassero, giù, giù in due pozzanghere di luce”. Se il vecchio incarna la follia del fondamentalismo religioso che crea vittime e si trasmette di generazione in generazione, il maestro dal canto suo ripone la sua fede in una ragione fredda che egli usa più come scudo per proteggersi da quello che lui considera il male di famiglia, la pazzia che ha travolto il vecchio. Ryber e Mason, due solitudini generate dalla paura e destinate a scontrarsi. Il gioco di contrasti a livello dei personaggi si fa evidente a poco a poco rivelando sotto lo strato superficiale un mondo intessuto di relazioni e dinamiche molto complesse e ben orchestrate.
Il cielo è dei violenti non è di certo un libro che si presta a una lettura veloce o superficiale perché ogni sua pagina è densa di contenuti forti. Sono entrata nella vicenda con una certa ritrosia, tenendomi in disparte perché temevo di diventare troppo partecipe di una vicenda dai toni davvero forti che affronta un tema che ci tocca da vicino perché proprio in questi giorni i telegiornali ci tempestano di storie di violenza originate dal fondamentalismo religioso o da altre forme di pazzia e fanatismo. Eppure la O’Connor è riuscita a trascinarmi dentro la vicenda fino in fondo. E ne esco molto soddisfatta. È una lettura che fa riflettere e che trasmette un messaggio profondo e autentico. L’ignoranza e la paura generano violenza e il fanatismo è frutto di entrambe.
Paola Buoso