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Recensione di Il dono delle lacrime di Giovanni Ricciardi

Creato il 21 agosto 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

10 Flares 10 Flares × Recensione di Il dono delle lacrime di Giovanni RicciardiIl dono delle lacrimeGiovanni Ricciardi
Pubblicato daFazi
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Genere:Gialli
Pagine:
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La trama:

Don Pirrone, il prete di San Damaso, viene ritrovato morto nel cortile della Cancelleria. Sembra sia precipitato dal balcone. Pochi giorni prima, la Madonna della sua chiesa comincia a versare lacrime. I due fatti sono legati? E quello del prete, è stato un suicidio o un omicidio? L'indagine viene assegnata al commissario Ponzetti e al suo stretto collaboratore Iannotta, che assieme dovranno riuscire a dipanare la matassa, fra intrighi, famiglie, ricordi e insolite collaborazioni del prete.
 

Benedetto XVI si è appena dimesso, e Francesco non è ancora stato eletto. A turbare gli equilibri della Chiesa, in Il dono delle lacrime, già messi a dura prova dall’ultima sconvolgente notizia, ecco che arriva un altro scossone: il corpo di don Francesco Pirrone, prete di San Damaso, viene ritrovato senza vita nel cortile del palazzo della Cancelleria, nei pressi di Campo de’ Fiori. E’ precipitato dal balcone del secondo piano. Il suo ombrello, però, è rimasto inspiegabilmente sulla balaustra. Mantenere il segreto di quello che ha tutte le sembianze di un suicidio, in un momento critico come questo, pare assolutamente essenziale. L’unico che può mettere il naso nella faccenda è Ottavio Ponzetti, il commissario chiamato a svolgere le indagini, accompagnato da Mario Iannotta, suo fedele collaboratore. Pirrone era un prete che riempiva la chiesa durante la messa, uno di quelli ai quali la gente si affeziona, amato anche per il suo passato da missionario in Perù. Perfino Gloria, la moglie di Ponzetti, seguiva sempre con piacere le sue omelie, e confidava in lui perché Gisella, la figlia, accettasse finalmente di sposare Jorge, il suo compagno spagnolo.

Jorge è un architetto, ed anche lui conosceva bene don Pirrone. Avrebbe dovuto svolgere per lui alcuni lavori, ed è per questo che aveva il suo numero di cellulare, e sapeva dove il prete teneva tutte le sue cose. C’è un altro fatto strano, però: pochi giorni prima della morte del prete, la statua della Madonna della chiesa di San Damaso comincia a versare lacrime: i più devoti pensano che sia un segno, che la Madonna sia affranta per la scelta di un Papa poco attento al volere del Signore ed al dovere ecclesiastico. Ma quelle lacrime, quasi in concomitanza con la morte di don Francesco, danno da pensare un po’ a tutti. Ponzetti si dovrà rimboccare le maniche e andare a scovare la verità fra diaconi, prelati, Antimafia, cameriere e vecchie lettere dal Perù, mettendo in atto una investigazione che lo costringerà anche ad intaccare la delicata armonia della sua famiglia. Ponzetti è alla sua quinta indagine e, ahimè, è un peccato non aver letto le precedenti. Fortuna che non è mai troppo tardi per recuperare. Ho seguito con piacere questo romanzo e le sue tinte gialle fin dalle prime pagine.

Ricciardi ha saputo dipingere egregiamente una Roma lenta e misteriosa – ed altrettanto affascinante – sullo sfondo, e due uomini che la girano in lungo e in largo, alla ricerca di una verità inconfessabile. Scegliere un momento tanto delicato come quello compreso fra le dimissioni di un papa e l’elezione di un altro è stato, secondo me, un lampo di genio: ambientare una vicenda di suicidio/omicidio di un prete in questo intervallo di tempo dà già in partenza una sferzata alla lettura, in quanto dopo una notizia che lascia già abbastanza basiti e sconvolti, non ci si aspetta certo che possa succedere altro, per di più se di portata così elevata. Ponzetti poi è senza dubbio un personaggio indovinato in tutte le sue sfaccettature, e se ne sentiva veramente il bisogno: Roma non sarebbe potuta restare ancora a lungo senza un suo commissario personale. E’ un tipo in gamba, attento, intuitivo, riflessivo, a tratti spiritoso. Mai saccente, si fa voler bene sia durante i suoi tragitti solitari, sia mentre interroga gli indagati. Ma sicuramente non passa in secondo piano il suo fido collaboratore Iannotta, romanaccio DOC, schietto, divertente, alle prese con un Samsung Galaxy nuovo di zecca che è già riuscito a bloccare inserendo il PIN sbagliato. Il libro è diviso in quattro parti, tre delle quali piacevolmente anticipate da passi di Pedro Salinas, così da rimarcare il probabile interesse dello scrittore per la poesia, tanto da far diventare il protagonista, in alcuni tratti, un virtuoso pensatore.

Ricciardi ha dato vita ad una storia accattivante, coinvolgente, ad un giallo senza spargimenti di sangue, ma tanto curato nei dettagli da riuscire comunque a catturare il lettore e portarlo all’interno del tanto discusso mondo ecclesiastico, mondo all’interno del quale coesistono piccole e grandi realtà che restano spesso nascoste, ed è stato interessante scoperchiare il pentolone e gettare uno sguardo, anche se solo di fantasia. La grande bellezza di Roma (e del Vaticano), con tutte le sue sfumature e contraddizioni, è racchiusa in questo libro. Vado a cercare gli altri quattro.



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