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Recensione di Il giardino delle nebbie notturne di Twan Eng Tan

Creato il 17 gennaio 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Recensione di Il giardino delle nebbie notturne di Twan Eng TanVoto:
Informazioni sul libro
Titolo:Twan Eng Tan
Pubblicato da:Elliot
Collana:Scatti
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
Social:Goodreads
Disponibile su:
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scontato
usato
Trama:

Il giardino delle nebbie notturne è la metafora di un’anima alla ricerca di una spiegazione al proprio passato, di una chiave di volta per il futuro dove ogni parte ha la sua magia e il suo segreto, in cui la memoria del tempo affascina e appassiona. Yun Linj Teoh, giudice in pensione, scampata a un campo di concentramento giapponese, lotta per “costruire il proprio giardino”.


Nella Malesia degli anni ’80 un giudice in pensione, Yun Linj Teoh, ritorna sugli altopiani tra piantagioni di thè e una jungla selvatica. Da qui prende il via la storia raccontata da Tan Twan Eng in “Il Giardino delle nebbie notturne”, un romanzo in cui la memoria si tinge di rancore, dove un antico dolore è il motivo stesso di una nuova felicità, la natura assume un potere catartico.

“In mezzo a quelle montagne dove il respiro degli alberi diventava nebbia e la nebbia filtrava tra le nuvole” Yun Linj Teoh si spoglia dei formali vestiti da seconda donna della corte suprema per riappropriarsi della sua vita e del suo passato. Scampata da un campo di concentramento segreto, è determinata e convinta di realizzare il profondo desiderio della sorella rimasta per sempre prigioniera dei giapponesi: costruire un giardino. Lo stesso giardino di cui parlavano, recluse, nella loro cella, le stesse decorazioni e bellezze che allietavano i loro giorni di prigionia, l’unico legame di un passato difficile da dimenticare, che a flash ritorna alla mente e appesantisce il cuore. È così che il paesaggio, la natura, le siepi e il ruscello diventano parte della storia, si trasformano in stadi d’animo, in descrizioni dettagliate ma non noiose, in parti fondamentali dell’intreccio.

Sarà Aritomo, un misterioso giardiniere dell’altopiano, esperto dello “Shakkei”, “il giardino preso a prestito”, ex dipendente dell’imperatore, a diventare guida e maestro della protagonista. Un rapporto di odio e amore, di affinità intellettuale, affascinante e a tratti avvincente. Episodi carichi di mistero, atmosfere orientali ed esoteriche, antichi intrighi e leggende sveleranno i segreti di “Yugiri”, il giardino delle nebbie notturne situato tra l’alba e il tramonto, la proiezione del paradiso sulla terra, la chiave di volta per una nuova felicità, l’unico messaggio da interpretare anche dopo la morte del suo creatore.

Un libro intenso, una storia non scontata dove il fatto storico, la famiglia e l’amore si mescolano con il tema fondamentale del tempo della memoria: Yun Linj Teoh è destinata a dimenticare tutto a causa di una malattia degenerativa, è determinata a dare una spiegazione al proprio passato di cui non si è mai riuscita a liberare, una volta giunta alla spiegazione deciderà volutamente di ricominciare per “ripiantare” un nuovo giardino. Dimenticare o raccontare affinché l’orrore non si ripeta? Le foglie cadono affinché, dopo mesi, ce ne sia una nuova e verde al suo posto.

Approfondimento

Interessante è la struttura del testo che ricorda una grande matrioska, il gioco delle scatole cinesi dove, volutamente, il passato, il presente ed il futuro si intrecciano tra i ricordi del campo di prigionia, il lavoro in Corte Suprema nel tribunale della metropoli ed il racconto a posteriori, quando ormai Aritomo è morto e sono i suoi insegnamenti a parlare. Così i flash back sono parti fondamentali nella narrazione, la lettura diventa interessante e meno scontata.

Tempi che si intrecciano e ricalcano in modo evidente esperienze ed eventi autobiografici. Tan Twan Eng, infatti, ha vissuto la sua infanzia in molti luoghi diversi in Malesia, ambientazione del romanzo. Dopo aver studiato legge a Londra, ha lavorato in uno dei più importanti studi legali di Kuala Lumpur, città dove Yun Linj Teoh esercita. È cintura nera di aikido ed è un attivista impegnato nella conservazione degli edifici storici: non mancano nel testo dettagli importanti nella descrizione dei luoghi e dei palazzi, particolari secolari che arricchiscono la narrazione e la rendono ancora più credibile.

Un approfondimento va dedicato alla vicenda storica che si muove sullo sfondo, che determina gli eventi e delinea il profilo dei personaggi. Quasi nessuno, infatti, sa dei campi di concentramento in Malesia e delle atrocità commesse dall’esercito nipponico durante la seconda guerra mondiale quando furono internati circa 200.000 prigionieri.

Il giardino delle nebbie notturne, che merita un’attenta lettura, ha vinto il Man Asian Literary Prize nel 2012 ed è stato portato in Italia dalla casa Editrice Elliot con la traduzione di Manuela Francescon.

Simona Gionta

Twan Eng Tan

Tan Twan Eng è nato a Penang, ma ha vissuto la sua infanzia in molti luoghi diversi in Malesia. Dopo aver studiato legge a Londra, ha lavorato in uno dei più importanti studi legali di Kuala Lumpur. È cintura nera di aikido ed è un attivista impegnato nella conservazione degli edifici storici. Il suo romanzo d’esordio, The Gift of Rain, è arrivato finalista al Man Booker Prize ed è stato tradotto in numerosi paesi. Vive tra Città del Capo e Kuala Lumpur.

Sito ufficiale • Goodreads



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