Recensione di Il Piacere di Gabriele D’annunzio

Da Leggere A Colori @leggereacolori

36 Flares 36 Flares × Il piacereGabriele D’annunzio
Pubblicato daNewton Compton
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Genere:Classici
Pagine:
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La trama:

Opera magistrale emblematica di tutta la produzione romanzesca di D’annunzio, espressione profonda del movimento del Decadentismo italiano, pubblicato a Milano da Treves nel 1889. Ebbe stesura a Francavilla al Mare presso l’amico Francesco Paolo Michetti. Nel 1985 venne ripubblicato nella silloge “romanzi della Rosa” insieme a L’innocente e il Trionfo della Morte. La figura centrale è Andrea Sperelli, giovane dandy romano, diviso tra l’amore passionale e carnale per la sensuale Elena Muti e quello spirituale e platonico per la cattolicissima Maria.

L’opera è ambientata a Roma e dintorni tra il 1885 e il 1887 ; le vicende politiche fanno da sfondo a romanzo e da esse ben si desumono lo stile di vita e la psicologia dei personaggi, profondamente scandagliati come tipico del Decadentismo, che rappresenta una svolta epocale rispetto ai movimenti del Naturalismo e del Verismo. Siamo ad un passo dalla riscoperta freudiana dell’inconscio, si parla di riscoperta perché gran parte di quanto analizzato dal medico viennese era già stata profondamente intuito dalla tragedia greca, da cui difatti si riprendono i complessi di Edipo e di Elettra , ad esempio. La temperie di fine Ottocento prepara alla crisi del Novecento e alla necessità di trovare nuove strumenti adatti all’analisi dell’uomo. Mentre il Positivismo sosteneva che l’uomo è totalmente conoscibile perché sottoposto a leggi razionali, il Decadentismo, forte della componente inconscia, riflette sull’uomo nelle sua complessità e ambivalenza in un periodo di grande depressione economica che colpì duramente l’Europa alla fine del secolo, con la conseguente crisi del liberalismo e la nascita di nuove tendenze autoritarie che si scontrano con le conquiste sociali conseguite dalle classi lavoratrici e dalla fondazione di grandi partiti di massa. In questa dimensione , intellettuali e artisti optano per soluzioni alternative, uscendo dalle posizioni della massa e esprimendo tutto il loro disgusto estetico per la dimensione borghese e capitalista. L’opera d’arte è fine a stessa scollegata dal fenomeno della mercificazione; la vita stessa è un’opera d’arte nella quale è lecito e doveroso assumere atteggiamenti eccentrici, megalomani, deragliati, elitari, con un progetto di demistificazione della convenzioni sociali. Ma la complessità del reale e del personaggio Andrea Sperelli è tale che proprio quel disgusto per il mondo borghese lo induce ad una vita spericolata in cui centrale è il lusso e il denaro, ricadendo proprio in quei meccanismi economici che teoricamente aborre .Personaggio conflittuale- dicevo-in cui disgusto del denaro dello spirito borghese non collima con la ricerca estetica della bellezza, per il conseguimento della quale necessita un ingente investimento di denaro. Quindi Andrea si consuma negli opposti sentire e ne esce non certo rafforzato ma anzi sfibrato, con inciso un prepotente senso di colpa per non aver introiettato i principi morali impartitigli dal padre, e per essere naufragato in una esclusiva ricerca del bello e del piacere, cui pure lo stesso padre lo aveva educato. Il senso di colpa sta quindi in questa sua inettitudine a far convivere rettitudine morale e piacere , scivolando in quest’ultimo a detrimento del primo. Che in lui si manifesti questo conflitto si desume dalla stessa scelta delle donne della sua vita: Elena, il piacere dissoluto, quello per cui si consuma nel profondo della sua lussuria, con un nomen omen, che richiama la Elena di troia, letteralmente “colei che di strugge le navi”; Maria, la madre di Cristo, la donna spirituale votata all’amore per un uomo che è un inetto a vivere con coscienza e responsabilità la sua vita, che è sostanzialmente artificio, maniera, atteggiamento. Il romanzo inizia il 31 dicembre 1886 quando Andrea Sperelli aspetta la sua ex amante Elena Muti nel monumentale suo Palazzo Zuccari a Roma. Andrea, indubbiamente alter ego di G. D’Annunzio, porta in sé tutta la complessità dell’autore, e durante l’attesa rievoca il loro ultimo addio due anni prima su una carrozza di via Nomentana, secondo un procedimento che ricorda Il viaggio nel passato di Zweig. All’arrivo di Elena , l’incontro è costituito di memoria, passione focosa, di nuovo allontanamento e ineguagliabile dolore. Lungo sarebbe raccontare per intero la trama, ma si sappia che segue una lunga analessi in cui viene ripercorsa la storia della casata Sperelli, gli insegnamenti del padre di cui sopra e l’arrivo a Roma, dove si compie l’incontro fatale con Elena Muti.

“Ecco come ebbe inizio l’avventura di Andrea Sperelli con la Donna Elena Muti. Il giorno dopo , le sale delle vendite pubbliche, in via Sistina , erano piene di gente elegante, venuta per assistere all’annunziata contesa. Pioveva forte. In quelle stanze umide e basse entrava una luce grigia; lungo le pareti erano disposti in ordine alcuni mobili di legno scolpito e alcuni grandi trittici e dittici della scuola toscana del XIV sec.quattro arazzi fiamminghi, rappresentanti la storia di Narcisso, pendevano fino a terra; le maioliche metaurensi occupavano due lunghi scaffali…”

Di seguito continuando la tecnica dell’accastellamento elencazione di cimeli, vetri, gemme, medaglie, monete, libri di preghiere, codici miniati, argenti lavorati. Questo è un alto exemplum delle Roma di Andrea e dell’ambiente che lo circonda, dove tutto ridonda in un lusso smodato inseguendo la classica idea manieristica del bello decadente, che è eccessivo, straniante ed esuberante. In questa dimensione si ricerca il piacere infinito dei sensi, secondo lo stile di vita d’annunziano: un amore che è sperimentazione dei limiti da valicare per raggiungere il piacere supremo. La storia però si interrompe e Andrea si proietta nella capitale nella vita mondana , avventurandosi in storie superficiali e vacue, fino al momento in cui viene ferito in un duello. Di qui la convalescenza a Ferrara presso una cugina, dove riscopre tutta la sua passione per l’arte , che egli definisce il suo vero autentico amore della vita. In questo contesto edenico, in cui è panicamente tutt’uno con la natura e con l’arte, in una dimensione sublimata avviene l’incontro con Maria, la donna angelicata, stilnovistica, aristocratica senese, su cui Andrea proietta quella parte trascurata di rettitudine morale di cui avverte la mancanza. Quindi pulsione erotica per Elena e amore spirituale si sovrappongono conferendo al personaggio inettitudine e complessità che lo lacerano e lo consumano; tanto è vero che nell’ultimo incontro con Maria Andrea pronuncia il nome di Elena, a cui lo lega un incontenibile impulso sessuale. Maria fugge, mentre Elena si trova un nuovo amante. Nella chiusa del libro l’asta dei beni della donna, mentre ad Andrea non resta che un armadio, metafora della sua sconfitta interiore.

Il romanzo mentre celebra il trionfo dell’arte e del bello, autocriticamente ne sancisce anche gli aspetti deleteri e corrosivi; tutti i personaggi decadenti, Andrea in primis, sono dei maledetti, schiavi dei loro stessi miti, uomini calcolatori e cinici e pur in grado di commuoversi, esprimono tutta l’ambivalenza dell’artista contemporaneo dilaniato da passioni opposte e da un odio disperato verso tutto ciò che è borghese e convenzionale, dei cui lussi non sanno privarsi.