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Recensione di L’uomo che credeva di non avere più tempo di Guillaume Musso

Da Leggere A Colori @leggereacolori

30 Flares 30 Flares × Recensione di L’uomo che credeva di non avere più tempo di Guillaume MussoL’uomo che credeva di non avere più tempoGuillaume Musso
Pubblicato daRizzoli
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Bur Rizzoli
Genere:Narrativa Contemporanea
Pagine:
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La trama:

Nathan Del Amico è il self-made man dell’American Dream: avvocato di Manhattan che si è fatto da sé arrivando ai picchi del successo con scalata sociale meritocratica. Ma è felice? Sembrerebbe di no. Il successo ha un prezzo grosso, troppo grosso. Ha perso la famiglia, gli amici,i sogni.

Un giorno a Nathan capita in ufficio un medico famoso, un certo Jarret Goodrich, personaggio che gli sconvolgerà la vita, facendogli prender atto che riesce a vedere l’aureola sopra coloro che stanno per morire e che solo dopo che abbiamo compiuto tutto il lavoro che eravamo stati mandati a fare sulla Terra, ci è permesso di abbandonare il nostro corpo e trasformarci in farfalla, se vogliamo citare l’Anello della Vita di Kubler-Ross, metaforizzando la morte. Spaventato, in un primo momento, perché pensa di dover lasciare il suo “bozzolo “a breve, alla fine comprende il profondo messaggio: deve trovare il suo vero lavoro che non ha niente a che fare con l’incarico di responsabile aggiunto del reparto fusioni-acquisizioni dello studio legale di Marble & Marble di New York che ricopriva, ma riguarda tutt’altri campi con altri valori. Sembra che tutto abbia preso la piega giusta ma per non dare una conclusione scontata al romanzo, a Nathan si fionda davanti qualcosa di ineluttabilmente tragico da cui ne trarrà una filosofia di vita: sopportare, accettare e cogliere ciò che di buono ci è dato.

“Et après… ” è il titolo originale di L’uomo che credeva di non avere più tempo e già il francese come fonetica suscita una certa malinconia. Se poi il senso è “ e poi…” mi suonano nelle orecchie le prime note del brano di Renato Zero “Più su “ – Icaro 1981-…qualche annetto fa. Incipit testo: “e poi…di colpo eccomi qua… sarei arrivato io… in vetta al sogno mio… com’è lontano ieri” Oserei dire che se Natham la intonasse gli calzerebbe a pennello questa riflessione all’inizio del romanzo. Continua “…perché mi trovo qui se non conosco amore? “ Ancora una correlazione. Nella vita Nathan ha tutto: tenore altissimo, successo, trionfo, prosperità economica. Una standing ovation ci starebbe se non ci fosse questo sentimento fortissimo, una conditio sine qua non la vita non fosse degna di essere vissuta: Amore. Lui sembra esserne deficitario ma con il tempo si accorge che non è vero. Basta che cambi e ne abbia il coraggio. Che si renda conto- continuando con canzone di Zero- che “questa vita ti sfugge se tu non la fermerai, se qualcuno sorride tu non tradirlo mai…”

Eh sì: gesti quotidiani, vivere al presente, sviluppare virtù e attitudini come veri valori. Quando dona amore, ne riceve altrettanto e raggiunge una serenità che sta di là dal benessere materiale. E’ qualcosa d’impalpabile, è uno stato d’animo ma si può quasi definire felicità. E quindi a questo punto ci sta l’ovazione e un grido di liberazione”PIU’ SU!”, osa! Ma come sempre Musso non poteva metter qua la parola fine. Doveva andar oltre,dar un colpo di scena. Subentra il vecchio adagio il destino è crudele e la felicità in qualsiasi momento può abbandonarci. The End, punto. Nooo.Il romanzo prosegue e si arriva alla vera morale della storia. Nathan comprende il secondo senso della vita: accettare ciò che non si può cambiare, vivere la vita e circondare di tutto quell’amore profondo e inalterabile chi è vicino al grande salto, fino alla soglia, perché sarebbe durato al di là. Adesso sì si può chiudere l’ultima pagina. Ancora con la musica nel cuore, essendo stata io sorcina e apprezzando la scrittura dinamica e scorrevole di Guillaume Musso non posso che dare un giudizio positivo a un romanzo che con le sue affinità con il senso della canzone ha scatenato piacevoli emozioni. Su lettura leggera, rilassante, romantica ci siamo. Ho apprezzato molto anche il fatto che all’inizio di ogni capitolo ci fosse un pensiero, una frase, un aforisma tratto da altri testi. Questo implica una riflessione oltre che un’attesa di come continua la storia.

Ehm…non riesco a esprimermi solo col cuore. La mia testa mi dice che tutto sommato L’uomo che credeva di non avere più tempo non è un romanzo originale nel tema. I principi e l’idea che da un’esperienza premorte si acquistino poteri straordinari, che il denaro non fa la felicità, che nella vita bisogna esprimere il proprio sé non quello imperativo o ideale, che ci si deve accontentare e godere di ciò che si ha, si ha una missione da compiere sulla Terra … sono motti che senz’altro non portano distorsioni e schemi di pensiero sbagliati e generano il Think Pink ma son la solita minestra e a volte con le letture ci piace andar oltre, magari trovare appigli originali per poter veramente cambiare schemi mentali negativi e dare un senso a questa vita, anche se questa vita un senso non ce l’ha. Ma questa è un’altra canzone, vero Vasco!

Zarania



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