Recensione di La figlia della fortuna di Isabel Allende

Creato il 08 luglio 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

18 Flares 18 Flares × La figlia della fortunaIsabel Allende
Pubblicato daFeltrinelli
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Universale economica
Genere:Romanzo Storico
Pagine:
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La trama:

La storia di una donna allevata e cresciuta tra rigide lezioni di piano, dizione e portamento, la quale rinuncerà a tutto il suo mondo, le sue certezze e comodità, per l’illusione di un primo amore. Una dura lezione su cosa può portare a idealizzare l’uomo che si ama e il concetto di amore in sé.

Come mio solito, piccolo accenno alla copertina. Anche qui mi trovo davanti a una copertina che non aggiunge grande valore al libro. Il ritratto di una donna, sarebbe bello pensare che si tratti di Eliza, magari quel ritratto di cui si parla nelle ultimissime pagine del romanzo… Cominciamo con il sottolineare che sono un pochino in controcorrente nel recensire questo libro, rispetto alle altre opinioni entusiastiche che ho letto un po’ ovunque. Ma il mondo è bello perché è vario, così si dice, e di certo i gusti lo sono.

Personalmente ho fatto un po’ di fatica a leggerlo. In generale non sono una grande estimatrice di Isabel Allende, trovo un po’ pesante il suo modo di narrare: per esempio in La figlia della fortuna il tempo della narrazione mi faceva rallentare di molto la lettura: a un certo punto della narrazione gli eventi si interrompono perché viene inserito un nuovo personaggio e dobbiamo fare un enorme passo indietro, generalmente non più breve di una quindicina di pagine, in cui dobbiamo conoscere tutta la storia di quel personaggio, dalla sua infanzia all’età adulta, con tanto di descrizioni e cura dei dettagli, per tornare poi finalmente dove eravamo rimasti. Ora questi lunghi flashback sono piacevoli quando si tratta di storie veramente affascianti come il passato di Miss Rose, il matrimonio di Tao ecc… ma se ho trovato estremamente noiosi molti altri passaggi. Questo modo di narrare non mi ha permesso di appassionarmi mai veramente alla storia, senza mai sentirmi veramente coinvolta.

Praticamente facciamo conoscenza di Eliza, la protagonista, fin da bambina e la accompagniamo per buona parte della sua vita, assistiamo alla sua trasformazione da giovinetta a donna assistendo alle sue sofferenze, tante forse troppe sofferenze per essere la figlia della fortuna. Quindi dovrebbe essere uno di quei personaggi a cui ti affezioni perdutamente e che alla fine ti dispiace lasciare e invece no, non per quanto mi riguarda per lo meno: mi ero un po’ stufata della compagnia di questa ragazza così ostinata, coraggiosa e intraprendete senza dubbio, ma tanto troppo ostinata! Quando ho letto le sue ultime parole: adesso sono libera mi sono sentita libera anche io! Una volta terminata la lettura, facendo qualche ricerca, ho scoperto che si tratta di una trilogia, ovvero questo dovrebbe essere il primo episodio di personaggi e storie che poi ritroviamo in Ossi di Seppia e La casa degli spiriti. Nutro un po’ di curiosità nel leggere queste due opere successive anche perché ho sempre sentito parlare in maniera davvero entusiasta del terzo.

Sono due i personaggi che mi hanno particolarmente colpita e affascinata in questo romanzo: si tratta di due donne, senza neanche farlo apposta: Miss Rose e Mama Fresia. Miss Rose: una donna dall’apparenza così rigida e perfetta ha, invece, alle spalle un passato appassionato che ha dovuto seppellire sotto strati e strati di perbenismo. Mi è dispiaciuto vederla così afflitta alla fine del romanzo e mi piacerebbe sapere come è andata per lei: se è partita per la California oppure no. E dall’altra parte c’è Mama Fresia, la donna più materna della letteratura, forse. Anche qui mi piacerebbe davvero scoprire qual è stato il suo destino. Al contrario, invece, non mi ha particolarmente entusiasmata la protagonista principale Eliza, questa ragazza che si innamora così perdutamente di un ragazzo appena conosciuto, una persona niente affatto speciale, per quanto mi riguarda, da idealizzarlo totalmente. Certo, ho apprezzato anche io il coraggio e la determinazione di Eliza, ma tutto questo per inseguire quel ragazzetto? La cosa mi faceva quasi innervosire.

Ho anche notevolmente apprezzato Tao, il suo lato amorevole, quello che mostra nei confronti della moglie e nei confronti di Eliza, quando è capace di starle abbracciata solo per farla sentire al sicuro. Tutti gli altri personaggi dai nomi strani e la personalità ancora più strana, invece, non hanno riscontrato per niente la mia simpatia, troppo simili a fenomeni da baraccone per convincermi e piacermi. Molto bella, infine, l’ambientazione e la febbre dell’oro, lo sviluppo delle nuove città, la furbizia di chi ha fiuto per gli affari e in generale la dinamicità del periodo. Non credo mi sia mai capitato prima di leggere qualcosa che abbia una simile ambientazione. Insomma molti pro, ma anche alcuni contro. Chissà che darò un’altra possibilità alla Allende di entrare a far parte della mia libreria e del mio animo.

Citazione: “È scomodo essere uomini, ma essere donne lo è ancora di più.”

Daniela Mastropasqua



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