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Pubblicato daGuanda
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Narratori della Fenice
Genere:Racconti
Pagine:
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La trama:
In questi dodici racconti, alcuni molto brevi, Sepùlveda ripercorre numerosi momenti della sua esperienza di vita attraverso personaggi, luoghi ed eventi che pur se lontani nello spazio e nel tempo riescono a passarsi il “testimone” e giungere in qualche modo ad una meta comune.
Caffè Miramare, Egitto, il museo dedicato al poeta Costantino Kavafis, “…..vento caldo e sabbioso….vecchio Mediterraneo ..col suo odore salmastro..”così si apre la raccolta “La Lampada di Aladino” e subito ci si immerge in un atmosfera mediterranea percorrendo le strade che riportano il narratore all’hotel dove alloggia. La giornata è finita e si può pregustare il dolce riposo della sera. Sul balcone adiacente la stanza del protagonista, un’affascinante signora di Berlino, dopo lo scambio di pochi convenevoli, accetta l’invito a cena per l’indomani, presso il ristorante più elegante della città. La sera successiva, il protagonista aspetterà invano l’arrivo della bella signora. Dal racconto di un vecchio portiere scoprirà che la splendida donna con cui aveva appuntamento era l’ex- proprietaria dell’albergo che, il narratore, con la sua fervida immaginazione aveva semplicemente evocato. Questa atmosfera sospesa tra il ricordo e il vissuto è lo spirito del libro. Si vola dal Nord Africa al Sudamerica, si incontrano personaggi eterei e leggeri e personaggi forti e rudi, sospesi sopra il filo sottile del lecito e dell’ illecito.
Il Cuore di Maria con Gisela, burrosa matrona tedesca perfettamente inserita nell’atmosfera libera e liberatoria del Carnevale di Rio, descrive molto bene il frequente connubio tra il mondo vorticoso e movimentato di molti paesi sudamericani in cui l’autore ha vissuto a lungo e, a migliaia di chilometri, il modello culturale, sociale e politico dei Paesi Europei che lo hanno accolto e sostenuto. L’uso, qua e là del tedesco in qualche dialogo, racconta dell’incontro di Sepùlveda con questa lingua che ha scoperto, imparato ed appreso, amandola. Il fascino del raccontare di Sepùlveda non sta solo nella sua innegabile capacità affabulatoria, nel linguaggio che a tratti è poesia confezionata in prosa ma soprattutto nel riuscire a scrivere un’autobiografia veicolata dal carattere e dalle avventure dei diversissimi personaggi che ha incontrato. Si conoscono la straordinaria varietà e variabilità del suo vissuto, la vita decisamente avventurosa, spericolata, intensa, impegnata di un uomo vivo e vitale, caparbio e determinato, paladino irriducibile della giustizia.
La Lampada di Aladino, nel personaggio de il Turco, alias Aladino Garib mercante palestinese di una diaspora iniziata con suo nonno e forse infinita, Sepùlveda descrive perfettamente la facilità di incontro e mescolanza “naturale” di lingue, culture, abitudini, vicissitudini, senso degli affari e istinto per l’adattamento e la sopravvivenza che l’essere suo malgrado cittadino del mondo fa di Aladino un mercante abilissimo e istintivamente preferito a tanta altra umanità come lui errante e promiscua.
Il vorticoso susseguirsi di fatti e persone collocate da un racconto all’altro nei luoghi più lontani tra loro può, occasionalmente, disorientare il lettore. La descrizione di ciò che sta realmente accadendo o ciò che è invece visione o ricordo può qua e là “spiazzare”, ma, in stile Sepùlveda, sa rendere partecipe ed empatico il lettore nel turbinio chè è stata la vita dell’autore ad oggi.
Lorena Barattini