Titolo: La voce dei grandi edifici di Gianni Marchetti
Pubblicato da: Feltrinelli nel Febbraio 2015
Formato e pagine: eBook, Pagine 20
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Ho letto con interesse La voce dei grandi edifici, l'ultima raccolta di poesie scritta da Gianni Marchetti, novarese classe '55, un autore che ha già pubblicato due raccolte di poesie in passato, una di racconti e un romanzo molto pregevole dal titolo Salutami Henry Miller, Lampi di stampa, 2013.
È evidente in questa breve silloge (22 poesie) l'ironia selvaggia a tratti isterica di Gianni Marchetti, a partire dal secondo componimento con il titolo Urla, che io per primo definisco uno sberleffo, una leggera macchietta riferita al celebre componimento Urlo (Howl) di Allen Ginsberg, il poeta statunitense, uno dei pilastri della Beat Generation. La cosa mi ha un po' infastidito, ma non voglio fare nessuna retorica, vorrei solo attenermi al mio ruolo di lettore ed estimatore della buona poesia.
Ginsberg esordiva così: " Ho visto le migliori menti della mia generazione / distrutte dalla pazzia, affamate, nude isteriche / trascinarsi per strade di negri all'alba in cerca di droga rabbiosa / hipster dal capo d'angelo ardenti per l'antico contatto celeste..." Una poesia esplicita e graffiante, forse una delle sue più importanti, un componimento che fu considerato scandaloso per l'epoca a causa della crudezza, al punto che dopo la sua pubblicazione nel '56 venne messo subito al bando per oscenità. Poi rintrodotto in seguito per la valenza in fatto di contenuti sociali importanti.
Piuttosto derisoria invece la versione del poeta novarese, che scrive: " Ho visto le menti migliori della mia generazione / comprare il cd di Atom Heart Mother dei Pink Floyd / vent'anni dopo averlo ascoltato / E urlare di sorpresa...", e continua " Ho visto le menti migliori della mia generazione / comprare il cd rimasterizzato di Atom Heart Mother dei Pink Floyd / Dieci anni dopo averlo usato come specchietto / Per allontanare ogni uccello dal proprio orticello / e urlare di piacere..."
Due cose mi hanno lasciato perplesso: la prima è la mancanza di riferimento al poeta Ginsberg, tra l'altro prendendo in considerazione che ogni strofa inizia riportando le sue stesse parole Ho visto le migliori menti della mia generazione..., e la seconda sono i contenuti giullareschi del componimento di Gianni Marchetti.
Pensando a un omaggio o all'idea di rendere ancora più moderna la più celebre poesia Beat, se pure in modo ironico, mi sarei aspettato di leggere scintille, parole infuocate, dissacranti ma pur sempre acute e graffianti com'è giusto che debbano essere. Non è stato così... A mio parere il poeta o semplicemente in questo caso il "giocoliere" ha giocato male le sue carte forse calcando troppo la mano e dando poco potere al verso riducendolo poco incisivo.
[...] Non esistono più le lenzuola
Crepitanti di fresco
Né il freddo invernale
Pregno di mistero
Né il falsoNé il vero
Né il bianco
Né il nero
Né le mollette di legno
Che resistono uguali
Nel tempoIn televisione trasmettono
Gola profonda
In edizione integraleNon so neanche su che canale
Se lo sapessi
Mi ci butterei dentro.Dalla poesia "Phantasmes"
La sua è una satira che spesso viaggia ai limiti del grottesco. Vero comunque, che allo stesso tempo questo suo umorismo diviene il punto di forza degli scritti, così da ricordare a tratti perfino l'antico " poeta comico " per eccellenza Aristofane (450 a.C.) uno dei principali esponenti della commedia antica, che usava ironizzare come lui sulla società moderna, sulla mentalità dominante dell'epoca, così evidente nei versi di "Riuscire":
Sono come una ragazza grassa
Che decide di mettersi a dieta
E riesce a diventare anoressicaSono come un prete che ha violato una fede
E ha deciso di provare
E riesce a diventare un'attrazione equestreSono come il cavallo che ha deciso
Di urtare l'ostacolo per orgoglio
E riesce a diventare
Pregiata carne equina [...]dalla poesia "Riuscire"
A parte una piccola parentesi iniziale, non c'è nulla da dire sul potenziale spontaneo e sull'immediatezza degli elementi usati nei componimenti di questa raccolta, che a volte sembrano gettati lì con noncuranza.
Resta comunque un poeta fuori dal comune per un economico La Feltrinelli. Regalando così alla collana digitale Zoom un tocco inedito visti i precedenti, e nonostante tutto riporta una ventata fresca in fatto d'intendere la poesia con modi e meccanismi differenti.
Tra i suoi versi viene fuori nitidamente l'animo dalla quale l'autore estrapola gran parte dei contenuti, quello che usa con caparbietà per descrivere e mettere in piedi ogni scenario pungente e giocoso, soprattutto quando leggiamo:
Dunque nessuno sa niente di preciso
Tantomeno gli astronomici poeti della domenicaMa è comunque davvero spassoso
Veder volteggiare come stelle filanti
Certe parole che cascano immprovvisamente
come dalle ripide scale una vanitosa soubrette
D'avanspettacolo
Circondata da fuggevoli boys.È per questo che alla fine di ogni poesia
Mi viene immancabilmente da ridere[...]dalla poesia "Di qualsiasi cosa parli"
Risulta evidente che spesso la vita ha proprio bisogno di essere presa alla leggera, con il sorriso sulle labbra e un atteggiamento non troppo austero. E io mi domando, sarà così anche per la poesia?
Dopo tutto lo stesso Victor Hugo scrisse: La libertà comincia dall'ironia.
Fabrizio RaccisGianni Marchetti
Gianni Marchetti è nato a Novara nel 1955, dove attualmente vive e insegna Filosofia e Storia al Liceo classico. Le sue poesie sono uscite in antologie e riviste non solo in Italia ma anche, tra gli altri paesi, negli Stati Uniti. Ha pubblicato la raccolta di racconti Francese alle medie (Lampi di Stampa, 2006), le raccolte di poesie Una donna così (Torino Poesia, 2008) e Per nessuna ragione al mondo (Manifattura Torino Poesia, 2009) e il suo primo romanzo, Salutami Henry Miller! (Lampi di stampa, 2013).