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Informazioni sul libro
Titolo:Jacek Dehnel
Pubblicato da:Salani
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
Social:Goodreads
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Trama:
La vita di Lala – Helena Bieniecka rievocata dal nipote biografo, il giovane Jacek. Una saga familiare mitteleuropea. Un racconto torrenziale, ricco di personaggi ed eventi. Un tuffo nel passato di una donna forte, colta e coraggiosa, da sempre instancabile narratrice di aneddoti, e che ora trascorre i suoi ultimi giorni seduta come una vecchia imperatrice cinese, imbacuccata in plaid e larghi gilet.
Il romanzo di esordio di Jacek Dehnel è il racconto della vita della nonna Lala. L’intricata vicenda esistenziale della donna viene narrata dallo stesso nipote e prende avvio “a spizzichi e bocconi”, come lui stesso annuncia all’inizio, in luoghi e tempi molto diversi seguendo i modi e il ritmo della narrazione orale con frequenti digressioni e salti temporali non sempre facili da seguire e che rendono piuttosto faticosa la lettura. In effetti la mancanza di una struttura lineare e cronologica comporta il rischio di perdersi, ma al contempo consente anche una comunicazione speciale tra il personaggio narrante e il lettore: la fruizione dell’opera diventa allora lenta scoperta e implica, necessariamente, un lavoro di esplorazione e ricostruzione rivelando al contempo la complessità della memoria.
Il nipote è un narratore onnisciente che entra ed esce dalla storia, il suo compito è quello di ricucire quei frammenti che altrimenti risulterebbero troppo slegati. Egli dunque si fa già carico di un’opera di riunificazione ma non rinuncia a quella frammentarietà che ricrea e accentua le caratteristiche multiformi della memoria. D’altra parte lo stesso racconto della nonna, ci dice il nipote, “ si avvoltola come una pianta di pisello verde” e ramifica per ogni dove. Soprattutto nella prima parte l’effetto è quello di un chiacchiericcio debordante. Il nipote riporta i dialoghi della nonna, i racconti della sua vita passata, le vicende che riguardavano la sua famiglia.
Il lavoro di riunificazione, però, spetta anche e soprattutto al lettore e il rischio è proprio quello di perdersi e di abbandonare la lettura di un romanzo che invece sa regalare passi di grande intensità emotiva e letteraria. È complicato entrare in questo mondo popolato da tantissimi personaggi – il lettore farà un buon esercizio di memoria – poi però a poco a poco emerge la personalità di questa donna nata sotto la stella di un destino benevolo. Quella di Lala è una vita scandita dal trascorrere delle stagioni, dai cambi di residenza e dai relativi traslochi, dai ricevimenti e dalla preparazione di decorazioni fatte a mano per le feste in casa, dagli affari più o meno fortunati del nonno Brokl – insomma da tutti quegli eventi che appartengono alla quotidianità del vivere in una Polonia scossa dalle due guerre, dall’ascesa e caduta del regime comunista e dalla dissoluzione della proprietà terriera. Si respira l’aria delle saghe famigliari mitteleuropee in questo romanzo e l’atmosfera è pervasa da una malinconia diffusa. Vi è una profonda nostalgia dei tempi andati che qui si vuole rievocare lasciandosi trasportare dalle conversazioni che ebbero luogo tanti anni prima.
Jacek è un narratore fiero e orgoglioso delle sue origini come lui stesso proclama: “Vengo da una famiglia di donne fiere, testarde e forti”. La nonna di Jacek era una grande amante dei fiori, una maestra nel comporre mazzi e nel sistemare giardini. Un pilastro della cultura di Kielce. Aveva ricevuto un’istruzione classica e doveva essere una donna molto bella se da piccola le diedero il soprannome di “Lala”, che significa “bambolina”. Ora siede quasi immobile in poltrona, proprio come una bambola, il sorriso ancora a fior di labbra, lo sguardo un po’ vago, forse perso nei ricordi di una vita vissuta all’insegna della fierezza. Così la ricorda il nipote Jacek. Un tributo a una donna che ha visto due guerre, l’occupazione tedesca, e lo sconvolgimento di tutti i valori. Ma grazie al suo fascino e al suo coraggio è riuscita a guadagnarsi anche il rispetto dei soldati durante la guerra.
Il nipote riversa in queste pagine i ricordi di tutta una vita: altri tempi, storie del passato, tanti ricordi sparsi raccontati da una voce giovane che nel rievocare le storie narrate dalla nonna ne tiene viva la memoria. Un libro che avrebbe dovuto scrivere lei e di cui aveva persino scelto il titolo, Sono del segno della foglia d’acero, ma ormai è troppo vecchia e malata per farlo. Le pagine finali non sono una mera cronaca di degrado umano, tutt’altro. Forse è proprio nella seconda parte del libro che si respirano maggiormente quei sentimenti di tenerezza e gratitudine che il nipote prova per la nonna. In sintesi, Lala è una storia che va assaporata a poco a poco, con un inizio un po’ tortuoso ma che poi si riscatta e si fa più avvincente.
Paola Buoso