Recensione di Noi, gli uomini di Falcone di Angiolo Pellegrini

Creato il 14 febbraio 2016 da Leggere A Colori @leggereacolori


Titolo: Noi, gli uomini di Falcone

Autore: Angiolo Pellegrini

Pubblicato: Marzo 2015 da Sperling & Kupfer

Giudizio sintetico:

"Chi tocca i Salvo muore. E non solo fisicamente." Queste le ultime parole sul taccuino del generale Angiolo Pellegrini. Epilogo di una storia commovente vissuta al fianco di Falcone. Una guerra combattuta da pochi e voluta da pochissimi. Pagine di una battaglia e dei suoi caduti di mafia/politica.

Palermo, 23 gennaio 1981: il comandate Angiolo Pellegrini è in viaggio verso la Sicilia. Un nuovo incarico intrapreso non senza dubbi.

Palermo, la terra delle lupare bianche, dei sicari senza volto; un lavoro in mezzo a una guerra aperta tra vecchi boss e nuovi "viddani", arrivati da Corleone per affermare la propria egemonia sulla Sicilia e l'Italia intera. Per le forze della polizia e dei carabinieri non resta che una soluzione: collaborare. Collaborare per svelare i traffici e le identità di una mafia sanguinaria, disposta a uccidere tutti pur di comandare. Da questo viaggio nascono i racconti di vita del generale nonché autore di Noi, gli uomini di Falcone: Angiolo Pellegrini, impegnato in prima linea a combattere una guerra, al fianco del giudice Falcone, mai vinta o comunque vinta solo per metà. Una storia che racconta di gente che della propria professione fece un ideale di vita, gente caduta in battaglia, sconfitta ancor prima che dalla mafia, dalla politica corrotta.

Dal fascicolo "Michele Greco + 161" al maxi processo. Dall'estradizione di Buscetta dal Brasile alle sue confessioni; fondamenta sul quale venne costruita una base d'accusa per un processo che avrebbe visto imputati centinaia e centinai di mafiosi. Alle morti. Quelle lontane, e quelle più vicine: il generale Dalla Chiesa, Rocco Chinnici, gli agenti Zucchetto e Montana, e poi ancora Ninni Cassarà, Giovanni Falcone, Paolo Borsellino. Amici uccisi dalle stesse mani, di cui Pellegrini non risparmia nome e cognome, che gestiscono traffici illeciti di droga, che esercitano speculazione edilizia e soprattutto che eliminano qualunque ostacolo sul proprio cammino. Anche il generale stesso non era meno ingombrante di altre figure, forse solo un po' più fortunato. "Esiliato" da Palermo, più che per motivi di servizio, per comodi politici. Ed ecco che oggi in Noi, gli uomini di Falcone ci fornisce una perfetta testimonianza di quanto la mafia, per quanto molti si ostinino ad affermare che non esiste, pesa sulle nostre coscienze e sul benessere delle nostre vite.

Un libro bello, soprattutto per il tema che tratta. Lineare e ben scritto, alla portata di tutti i lettori, dai meno assidui ai divoratori di storie. Lo definirei di genere storico, utilissimo anche per le scuole. Potrebbe costituire un metodo alternativo di studiare questo particolare periodo storico che ha caratterizzato la nostra Terra e non solo.

Una storia commovente, di persone realmente esistite che hanno assistito al massacro di amici e parenti nel silenzio più assoluto, mascherato da cerimonie pompose e poco sentite. Esempio lampante di quanto la politica possa essere "cancerogena" nel Bel Paese. Lo stesso Buscetta, molti anni dopo le sue confessioni, incontrando il generale, esprime il suo dispiacere per quanto ancora poteva essere fatto.

Indagini bloccate volutamente, e lo stesso titolo lo lascia intendere: [...] La guerra che ci impedirono di vincere. Ed è proprio in questo messaggio velato, ma non troppo, che il libro scuote (o comunque dovrebbe) le coscienze dei cittadini più onesti. La mafia può essere combattuta. Ma, è pur vero che non siamo tutti dei Falcone o dei Borsellino, non abbiamo tutti il loro eroico coraggio, perché di coraggio si tratta quando si è disposti ad allontanarsi dalla propria famiglia e alienare i propri sentimenti. Un tributo a tutte quelle grandi persone che ci hanno provato. Hanno provato a cambiare le cose per il bene delle generazioni future, per il bene dei propri figli. Concludo, seppur con dispiacere e rammarico, citando una frase che più o meno esplicitamente è il filo conduttore dalla quale partirono le indagini di uomini giusti: La mafia esiste.

Approfondimento

Una delle sensazioni che ho provato leggendo Noi, gli uomini di Falcone è che, spesso, si leggono le storie e i fatti realmente accaduti in modo distaccato e poco coinvolto. Non è questo il caso. Il lettore, infatti, credo che abbia la possibilità di sentirsi più vicino a storie tanto tragiche perché l'autore è il protagonista stesso dei fatti che narra. Vive sulla propria pelle il disagio di un luogo abbandonato alla crudeltà, e lo trasmette mescolando ai fatti le proprie sensazioni.

Un uomo vivo, che racconta una storia con pochissimi sopravvissuti. Lo stesso Angiolo Pellegrini, un giorno, sfugge per poco a un agguato. Pino Greco, il temuto sicario detto "Scarpuzzedda" alla guida della moto che avrebbe dovuto porre fine anche alla vita del generale. Una storie vera, purtroppo. Un libro molto interessante.

Alessia Bellizzi

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