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Recensione di Parlo d’amor con me. Vita e musica tra le mura di casa Verdi di Paola Calvetti

Creato il 25 agosto 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

12 Flares 12 Flares × Recensione di Parlo d’amor con me. Vita e musica tra le mura di casa Verdi di Paola CalvettiParlo d’amor con mePaola Calvetti
Pubblicato daMondadori
Data pubblicazione in Italia:
Formato:
Collana:Libellule
Genere:Narrativa Contemporanea
Pagine:
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La trama:

La storia comincia a Milano con la narrazione di Ada, la domestica. Ada dà l’impressione di essere in un certo senso la protettrice, la madre degli anziani musicisti residenti a Casa Verdi.
Nonostante il suo compito appaia molto semplice nella quotidiana monotonia delle azioni che deve svolgere come pulire, rassettare, spolverare, dietro c’è molto di più: nutre la sua anima di cultura, musica, spezza le catene che il suo corpo le ha imposto attraverso la segreta speranza di riuscire a cantare le opere che ha imparato, nel corso degli anni, a conoscere.  Tra le memorie dei vari artisti raccolte da Ada, con questa cornice di serenità, passione e speranza il romanzo tratta anche un argomento che sembra stonare –tanto per rimanere in tema musicale- con l’ambientazione del libro: il matrimonio tra due ospiti anziani di Casa Verdi.  Ada, alla fine dei festeggiamenti, avrà in serbo per tutti una dolce e inattesa sorpresa.

Parlo d’amor con me Vita e musica tra le mura di casa Verdi di Paola Calvetti è un componimento narrativo elegante, scorrevole e brillante.  Tutto ciò si può facilmente comprendere sapendo che la scrittrice lo ha dedicato alla casa di riposo che Giuseppe Verdi istituì per i musicisti con la sua stessa passione nel cuore ma senza un posto dove andare. Nonostante questo, però, è indispensabile leggere il libro per capire quanto sentimento viva nella musica ancora oggi, nonostante l’uomo si sia incattivito.  Attraverso questo romanzo soprattutto grazie alla narrazione al tempo presente, infatti, si respira la dolcezza, la magnificenza e la sensibilità dell’animo umano con tutti i suoi sentimenti, le sue speranze e i suoi ricordi tenuti in vita dalla musica e dalle arti che, com’è risaputo, da sempre fanno da ponte tra emozioni e persone, emozioni ed emozioni e soprattutto tra persone e persone. La cosa che colpisce è la semplicità del racconto che, in questo caso, è sinonimo di forza interiore, perché come vengono espresse qui le emozioni non vengono espresse in nessun altro libro.
Anche il contrasto tra l’ambientazione dell’ospizio e il matrimonio fa riflettere: quanti matrimoni si celebrano in una casa di riposo? Probabilmente nemmeno si contano sulle dita di una mano.  Questo rafforza la potenza dei sentimenti, come se la musica rendesse eterna la vita concedendo la possibilità di essere felice anche a chi pensava di non avere più tempo. Per concludere, Paola Calvetti ha fatto con i suoi personaggi, Ada in primis, quello che Verdi ha fatto con i musicisti ospiti della sua casa di riposo: li ha amati.

Benedetta Talluto

 



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