Recensione di Preferisco il rumore del mare di Andrea Masotti e Giovanna Astori

Creato il 18 dicembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

8 Flares 8 Flares × Voto:
Informazioni sul libro
Titolo:Andrea MasottiGiovanna Astori
Pubblicato da:Youcanprint
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
in offerta
scontato
Trama:

Un uomo e una donna sono seduti di fronte su un treno che scivola lungo la costa adriatica. Il treno è lo strumento per compiere un viaggio esistenziale alla ricerca di un’identità dispersa nei mille rivoli della psicopatologia del quotidiano.



Un uomo e una donna sono seduti di fronte su un treno che scivola lungo la costa adriatica. Beatrice è una giovane studentessa irrequieta che è solita viaggiare fra Bologna e Rimini; qui vive Denis, incompiuto quarantenne coinvolto in un gruppo sovversivo. Ella non di rado si spinge verso la Puglia, terra d’origine della sua famiglia facoltosa e affettivamente distante. Tritagonista in Preferisco il rumore del mare è Luca: un infermiere marchigiano in conflitto con un padre edipico invasivo e contemporaneamente assente.

Il treno è lo strumento per compiere un viaggio esistenziale alla ricerca di un’identità dispersa nei mille rivoli della psicopatologia del quotidiano. Tanto possono raccontarsi infatti due soggetti posti di fronte mentre il treno sfreccia lontano avvicinando e allontanando le loro esistenze incompiute. L’irrequietezza di Beatrice, il cui nome, volutamente scelto, contraddice la pacatezza della figura dantesca, s’incrocia con l’incompiutezza di Denis, che, apparentemente neghittoso, si trova coinvolto in un’attività politica di tipo rivoluzionario. Un viaggio all’indietro nel tempo, come in un percorso psicoanalitico, mette a fuoco il ricordo della nascita nel liquido amniotico. La prima cosa che conosce del mondo è la macchia azzurra delle iridi di suo padre” Ella si rivede piccola proiettata nel primo giorno di scuola, con l’ansia di apprendere e il desiderio di un sonno profondo in cui cullarsi per l’eternità. Sì, perché lì si sta bene mentre dondola un dente e si sente il profumo salmastro del mare in lontananza, in uno spazio/ tempo infinito in cui tuffare il suo desiderio di bimba inquieta.

Hey sveglia!!! Il Padre le accarezza i capelli, e l’affida alle cure di Pauline, la ragazza francese, che la controlla mentre ella gioca col mare. Poi la musica…quel carillon che lei ben conosce mentre s’invola in un viaggio onirico, in cui riprende ogni frammento della vita passata. Il procedimento adottato dai due scrittori è evocativo, psicologico, analogico. Si salta da un momento all’altro dell’esistenza nel desiderio inconscio di riappropriarsi di un tempo lontano in cui si viveva in armonia con se stessi e gli altri. Un tempo mitico, più fantastico che reale, dibattuto tra l’ansia di realizzazione personale e il cullarsi tra gli affetti più cari: il babbo e la mamma. Il treno per Rimini lo prende davvero Bea: qui l’attende Denis; dacché l’ha conosciuto a Bologna, il suo unico desiderio è intrecciare le sue mani alla sue.

E mentre la storia d’amore si dipana, avviene l’incontro fra Beatrice e Luca: un ritrovarsi intenso e fugace, con molti pensieri, e poche parole, in una riappropriazione del tempo interiore. Come nella vita, le due esistenze sono attraversate da inconfessabili segreti e domande ancora aperte. Le domande si quietano nella pace di un incontro in cui due entità umane s’intrecciano in un punto d’intersecazione, per poi riallontanarsi, mentre il mare fa da fondale nel tempo zero della rinascita spirituale, in cui i genitori tornano a parlare ai loro figli.

Pregevole lo stile analitico Preferisco il rumore del mare, evocativo, il fluire dei pensieri che si inabissano e risalgono senza lena seguendo l’andirivieni del desiderio inconscio dei protagonisti.



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