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Recensione di Quaderni di Serafino Gubbio operatore di Luigi Pirandello

Creato il 10 novembre 2015 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Luigi Pirandello
Pubblicato: Bur
Collana:Grandi classici
Genere: Classici
Formato: BrossuraPagine:

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Giudizio: four-half-stars


Giunto a Roma in cerca di impiego, Serafino Gubbio trova lavoro come operatore per la casa cinematografica Kosmograph. Il suo ruolo disumanizzato di “mano che gira la manovella” gli permetterà di guardare il mondo da osservatore esterno e di cogliere le meschinità e la pochezza dei sentimenti e delle ambizioni che muovono attori e collaboratori che gravitano intorno al mondo del cinema.

Non è possibile raccontare le vicende contenute in Quaderni di Serafino Gubbio operatore senza svelarne totalmente la trama, ma ci proverò. Il romanzo è costituito da sei quaderni, divisi in sotto-capitoli, nei quali Gubbio racconta le vicissitudini che incorrono nella sua vita, gli incontri che gliela cambieranno, le sue emozioni, i turbamenti e la sua semplice vita da operatore presso la Kosmograph, la casa di produzione cinematografica di cui fa parte. Seppur all’inizio del romanzo sembri essere un personaggio quasi marginale all’interno della Kosmograph, dato il suo impiego (“finii di essere Gubbio e diventai una mano”), in realtà la sua presenza è, ovviamente, fondamentale. Il suo lavoro consiste nel girare la manovella della macchina da presa, una mano impassibile di fronte alle azioni che vengono riprese, impiego che gli sottrae ogni pensiero ed emozione. Ma in realtà dentro Gubbio si nasconde un mondo che pian piano anche gli altri personaggi cominciano a cogliere: dal signor Nuti, al signor Ferro, dalla femme fatale Varia Nestoroff al tragicomico Cavalena. Gubbio si fa quasi da portavoce della sofferenza dei personaggi con cui vive: li osserva, li analizza, scopre loro la “maschera” facendosi specchio. Forse Gubbio conosce troppi accadimenti in cui non avrebbe dovuto ficcanasare? Forse sì, ma in fondo, se così non fosse stato, il romanzo si sarebbe limitato a un mero elenco degli avvenimenti circoscritti alla sua vita, senza che avesse un appiglio particolare.

Inoltre, non mancano in Quaderni di Serafino Gubbio operatore numerosi spunti di riflessioni offerti da Pirandello stesso. Innanzitutto si presenta in modo prorompete il tema delle maschere, tanto caro all’autore, e dunque la tendenza ad apparire in modo diverso rispetto alla propria natura (un esempio ne è la Nestoroff, che maschera insoddisfazione e disagio con una sfacciata sicurezza e arroganza nei rapporti con gli uomini). Questo non fa altro che accentuare l’incomunicabilità dei personaggi, aumentandone la sofferenza e il disagio che li pervade.

Durante la lettura si riesce inoltre a comprendere la forte sensazione di disagio provata da Pirandello nei confronti della meccanizzazione del mondo che lo circonda: parliamo di un processo in cui egli stesso, suo malgrado, si è trovato coinvolto. Non casuale è la professione di Gubbio, né il suo continuo girare la manovella della camera da presa, obbligato a servirla per mangiare e quindi dipendente dalla stessa. Gubbio, e di conseguenza Pirandello, sono consci di ciò e non lo vorrebbero accettare. Tuttavia il triste epilogo vede il protagonista sconfitto, poiché, sebbene abbia conquistato una posizione rispettabile e invidiabile nella società, diventa muto, e, solamente in quel momento, passivo esecutore: la crudeltà dell’epilogo, che Gubbio registra impassibile nella sua memoria e nella sua macchina da presa, lo sconvolge a un livello tale da non consentirgli di riprendersi. Gubbio, ormai accetta passivamente il tipo di esistenza che lo aspetta, non si sforzerà più, come aveva invece fatto in precedenza, di capire a fondo quanto sta accadendo: da quel momento si limita a essere il perfetto operatore, “solo, muto e impassibile”, che avrebbe sempre voluto essere e che il mondo cinematografico esigeva.

Approfondimento

Quaderni di Serafino Gubbio operatore presenta delle discordanze fra l’ordine degli avvenimenti e l’ordine del discorso. La narrazione inizia infatti con una retrospezione di un anno, utile a far comprendere al lettore il contesto e la trama, ma che gli permette di comprendere poi gli avvenimenti successivi. Spesso, soprattutto nel Quaderno II, Pirandello utilizza dei flashback per rievocare la giovinezza di Gubbio, ricordando i momenti vissuti a casa di nonna Rosa, insieme al suo amico Giorgio e sua sorella Duccella.

Per quanto concerne il lessico, risulta abbastanza ricercato, in quanto vengono spesso utilizzati termini tecnici e specifici del linguaggio cinematografico. Questo escamotage potrebbe avere il duplice scopo di permettere al lettore di entrare il più possibile nell’opera, ma anche di sottolineare l’importanza sempre maggiore delle macchine nella società.

In complesso è una lettura piacevole che però non consiglio a un lettore occasionale, in quanto potrebbe trovare alcune difficoltà nella comprensione, non solo lessicale, ma anche da un punto di vista temporale dell’opera.

Federica C. Coco



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