Recensione di Selvaggia, i Chiaroscuri di Personalità di Giovanni Garufi Bozza, a cura di Alessandro Vizzino
Creato il 06 novembre 2013 da Andrea Leonelli
@AndreaLeonelli
Una dicotomia patologica, ai limiti dell’eccessivo, pur se mai resa inverosimile dall’autore e tristemente aderente a processi di insicurezza e solitudine che caratterizzano le giovani generazioni di oggi e non solo. Al di sotto di tale sdoppiamento tuttavia, tra Selvaggia e Martina, vive una persona che cova, in modo più o meno recondito, il miraggio che qualcuno sveli la dicotomia, che la conosca e la condivida. Quel qualcuno arriva ed è Daniel, pronto anche a trasformare in parte se stesso, per andare incontro alla duplice compagna Selvaggia/Martina, fino a un finale malinconico e, sulle ultime frasi, forse un po’ onirico, porta lasciata aperta dall’autore affinché fantasia e interpretazione del lettore possano uscire e svilupparsi in piena libertà. È un romanzo d’introspezione psicologica, ma senza pedanterie accademiche. Un romanzo che scivola via in ogni singola pagina, dall’inizio alla fine. È soprattutto una storia d’amore, di un grande amore, che si manifesta in maniera poco convenzionale e, proprio per questo, ancora più vera: l’amore che non tende esclusivamente alla soddisfazione dei propri impulsi ma a quella delle altrui necessità.
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