Recensione di Svaniti nel nulla di Tom Perrotta

Creato il 12 novembre 2014 da Leggere A Colori @leggereacolori

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Informazioni sul libro
Titolo:Tom Perrotta
Pubblicato da:E / O
Collana:Dal Mondo
Genere:Narrativa Contemporanea
Formato e pagine:
in offerta
scontato
Trama:

A distanza di tre anni dall’Improvvisa Dipartita i sopravvissuti di Mapleton si trovano al punto di partenza: non capiscono perché il 2% della popolazione sia scomparso nel nulla, non lo accettano e cercano di affrontare il dolore e la frustrazione. C’è chi si abbandona ai ricordi, chi si rifugia nel fanatismo religioso e non di sette e comunità nate apposta per cercare una spiegazione e chi va avanti ostentando un’apparente indifferenza.



Quando si traducono i titoli dei libri stranieri capita che si stravolga il significato, nel caso di Svaniti nel nulla, nonostante sia pertinente, si è persa l’indicazione che Tom Perrotta ha così finemente inserito nel titolo originale: Leftlovers significa rimanenze, avanzi, rimasugli ed è di questi che ci vuole parlare l’autore. Non del perché sia successo o come, con grande delusione di chi, come me, lo ha letto solo per scoprirlo, ma come lo vivono le persone rimaste. Che le definisca come degli avanzi è indicativo di come loro stessi si sentano.

Stephen King lo ha interpretato giustamente come “una metafora della frammentazione sociale e politica della società americana dopo il 9/11” (The New York Times, 25 ago 2011). Certo i sopravvissuti dell’11 settembre hanno avuto un capro espiatorio e una spiegazione, ma non è servita a dare un senso a quello che è successo. Così come non servirebbe agli abitanti di Mapleton.

La famiglia protagonista, i Garvey, sono gli avanzi degli avanzi: nessuno di loro è scomparso, ma Laurie irrazionalmente abbandona il marito Kevin, sindaco dell’immaginaria Mapleton, e i figli, Jill e Tom, per unirsi ai Colpevoli Sopravvissuti.  La setta dei C.S. ha fatto voto di silenzio e vogliono essere una “testimonianza vivente del terribile potere di Dio”: vivono frugalmente in case comuni, vestono di bianco, fumano in continuazione pedinando e osservando i concittadini per ricordargli continuamente che l’Improvvisa Dipartita è stata solo l’inizio. Laurie è frustrata perché è agnostica e non ha una fede cui aggrapparsi; è infastidita dall’indifferenza di suo marito che continua a vivere e lavorare come se niente fosse; è angosciata per Tom che ha lasciato l’università per seguire Santo Waine, un improvvisato santone che promette la venuta del Salvatore, suo figlio; è preoccupata per Jill che da quando ha assistito al Rapimento di Jen, una sua compagna di scuola, dal divano di casa sua, non è più la tranquilla studentessa modello di cui andava tanto fiera.

Ma non è per questo che si rifugia nel fanatismo della setta: è la sensazione di essere stata esclusa perché lei è rimasta, non è stata rapita, nessuno dei suoi cari lo è stato, perché? Ha fatto qualcosa di sbagliato? Non credendo nel Rapimento biblico, constatando che i dipartiti non appartenevano alla stessa religione, razza, classe sociale, età, non avevano particolari meriti o colpe, l’unica spiegazione per lei è “un rifiuto personale”. È illogico? Insensato? Per Tom Perrotta è normale: quando non troviamo una risposta razionale agli eventi inspiegabili della vita o della morte rinunciamo a cercarla e ci perdiamo nella totale indifferenza come Kevin, che deve andare avanti, o nell’irrazionale fanatismo come Laurie, che non riesce più a farlo.

Approfondimento:

Ho voluto leggere Svaniti nel nulla perché sono un’appassionata di serie TV a sfondo distopico e The Leftlovers, è una delle mie preferite. Quando poi ho scoperto che Tom Perrotta è uno degli autori di Lost, ai primi posti della mia classifica personale se cancelliamo l’ultima puntata, ero entusiasta, sicura che il romanzo mi avrebbe aiutato a capire meglio le dinamiche dei personaggi della serie e soprattutto che mi avrebbe illuminato sul significato dell’Improvvisa Dipartita. Adesso, ammettere che l’adattamento televisivo è migliore del libro, mi costa, ma è la verità. Perrotta non è riuscito a trasmettermi l’angoscia, la sofferenza e il senso di colpa dei Leftlovers. Forse perché non amo il suo stile, eccessivamente asciutto ed essenziale, ho trovato l’azione lenta e spesso noiosa, così come i dialoghi, piatti e banali.

Alcuni personaggi come Laurie, che è forse quello più riuscito, e Nora, il suo opposto (mentre la prima non ha perso nessuno, la seconda ha visto scomparire tutta la famiglia, il marito e i due figli) sono straordinariamente profondi e sfaccettati, ma gli altri sono opachi e sfuggenti. Probabilmente è una scelta di Perrotta per mettere a fuoco i personaggi più rilevanti, ma non l’ho apprezzata vista la struttura corale del romanzo. Così come non mi ha coinvolto lo sviluppo dell’intreccio, poco incalzante e fiacco.

Mi ha lasciata in un certo senso insoddisfatta forse perché le aspettative erano troppo alte, ma l’idea iniziale rimane davvero geniale!



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