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Recensione di Una piccola libreria a Parigi di Nina George

Creato il 11 febbraio 2016 da Leggere A Colori @leggereacolori

Informazioni sul libro
Titolo:
Autore: Nina George
Pubblicato: Sperling & Kupfer
Collana:Pandora
Genere: Sentimentale
Formato: Copertina RigidaPagine:

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Giudizio sintetico: three-half-stars


Alla Farmacia Letteraria il libraio Jean Perdu somministra libri come se fossero medicine per l’anima, ma non riesce a guarire la propria. Vive in un palazzo naÏf e nel ricordo di Manon, la donna che vent’anni prima lo ha lasciato senza una parola, ad eccezione di una lettera che non ha mai voluto aprire. Fin quando non arriva il momento di leggerla: il contenuto di quella lettera ribalterà del tutto la vita di Perdu e lo spingerà a partire alla volta della Provenza.

«Kästner è stato uno dei motivi per cui ho chiamato la mia libreria galleggiante ‘Farmacia letteraria’», spiegò Perdu. «Volevo dedicarmi a quegli stati dell’animo che non hanno lo status di malattia e che i dottori non degnano di attenzione. Tutte queste timide emozioni, i moti interiori, a cui nessun terapeuta si interessa perché probabilmente troppo piccoli e incomprensibili. Ciò che proviamo quando l’estate finisce di nuovo. O quando capiamo di non avere più tutta la vita davanti per poter trovare il nostro posto nel mondo. O anche i sottili dispiaceri per quando un’amicizia rimane in superficie e bisogna continuare la ricerca di un confidente. La malinconia che ci coglie la mattina del compleanno. La nostalgia dell’aria che respiriamo nell’infanzia. E cose del genere.»

Questo è ciò che Jean Perdu, libraio parigino, ha fatto con la sua libreria galleggiante: l’ha trasformata in una farmacia per tutti i sentimenti per i quali non esistono medicine. Perdu prescrive dei libri che siano in grado di curare l’anima, ma non riesce a guarire la propria: si tiene lontano dalla vita da quando, vent’anni prima, la donna che tanto ha amato l’ha lasciato all’improvviso e senza alcuna parola, ad eccezione di una lettera che non hai mai voluto leggere. Cosa ci sarà scritto in quella lettera?

«Eppure non passava. Non passava mai quella maledetta sensazione di vuoto. L’aveva potuta sopportare solo cominciando a evitare la vita. Aveva relegato in fondo, dentro di sé, l’amore e il vuoto.»

Le giornate di Perdu scorrono, infatti, silenziose e isolate: cerca di evitare ogni tipo di coinvolgimento emotivo e qualsiasi sentimento. Il libraio parigino si tiene lontano da quel mare di vita che scorre nella casa in cui vive, al civico 27 di rue Montagnard, e popolata da personaggi talvolta bizzarri e pittoreschi. Questo sino all’incontro con la malinconica Catherine, nuova inquilina del civico 27, che spingerà Jean a fare i conti con il proprio passato: per lui è giunto il momento di scoprire i motivi che hanno spinto Manon, la donna amata, ad abbandonarlo e affrontare così quei fantasmi che, da troppo tempo, lo tormentano. Decide, quindi, di salpare con la Lulu, la sua Farmacia Letteraria, alla volta della Provenza: ha inizio un viaggio surreale e alla riscoperta di se stesso. Con lui ci saranno due compagni di viaggio stravaganti: il giovane Max, scrittore in crisi creativa, e Salvatore, cuoco napoletano e alla ricerca di un amore lontano e fugace.

Forse sta proprio qui il difetto di Una piccola libreria a Parigi: questo viaggio, a volte, diventa talmente irreale da far perdere il lettore tra infiniti particolari, che risultano dispersivi e decisamente caotici. La scrittura, in tutto questo, non aiuta perché diventa fortemente introspettiva, rendendo difficoltosa la lettura. Questo, tuttavia, non compromette totalmente l’idea e la qualità del romanzo.

A photo posted by Leggere a Colori (@leggereacolori) on Jan 17, 2016 at 9:20am PST

Approfondimento

Con Una piccola libreria a Parigi, Nina George tratteggia una storia di ricerca e di rinascita: si tratta di quel cammino tra la fine e un nuovo inizio. È qui che si annida il tempo ferito, fatto di sogni mancati e di delusioni d’amore che sono come i lutti. Solo al termine di questo viaggio, il tempo ferito può dirsi concluso: si raggiunge, finalmente, un presente che può sostituire il passato.

Ecco qui il neo del romanzo: la copertina e il titolo potrebbero far pensare, soprattutto in un primo momento, a una storia principalmente romantica (strategia editoriale per avvicinare un determinato target di lettori?), eppure non è così. Dopo poche pagine, il lettore si rende conto d’essere di fronte ad un diverso tipo di romanzo e che richiede, pertanto, un differente approccio di lettura.

In tutto questo bisogna inoltre ricordare che, tra le pagine di Una piccola libreria a Parigi, uno spazio fondamentale ricoprono i libri: questi aiutano a respirare meglio e per questo sono ottimi compagni di vita.

Giulia Gioia




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