Recensione di Una vita bizzarra di Elisabetta Villaggio

Da Leggere A Colori @leggereacolori
E’ il 1969 quando Rosa segue la sua famiglia a Roma, lontano dai verdi paesaggi e dai monti che l’hanno vista crescere. Il mondo sta cambiando – il boom economico, l’automobile, il televisore, l’uomo sulla Luna – e anche il mondo privato di Rosa non può che capovolgersi. La sua famiglia è una di quelle famiglie non esattamente benestanti, costantemente in bilico tra speranza e rassegnazione. A sperare più forte di tutti gli altri è la madre di Rosa, una donna che ha dovuto piegare i suoi progetti per il futuro a una gravidanza indesiderata e che, giovanissima, ha sposato un falegname ruvido, legato alla sua terra e ai suoi boschi come ad un cordone ombelicale. Il frutto di quella gravidanza è un ragazzo burbero almeno la metà del padre, diffidente e riservato. Rosa è ancora una bambina quando si trasferisce a Roma con i genitori e il fratello e ciò che la colpisce – prima del Colosseo, prima di Roma – è il buio dentro la sua nuova casa. Non ci sono finestre se non piccoli spiragli nel muro che si affacciano su altri muri. Le manca la luce, il calore della sua terra, il verde dei prati oltre la sua finestra. Tuttavia, sarà proprio quella mancanza di finestre a spingerla ad adattarsi e a costruirsi la sua luce dentro il buio. Lo farà attraverso i libri, in primo luogo, e poi attraverso Benedetta. Benedetta è una sua coetanea dai lunghissimi capelli biondi ed enormi pozzanghere celesti dentro gli occhi. Le due, pur appartenendo a d Continua a leggere

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