Recensione Die for Me di Amy Plum.

Creato il 08 novembre 2014 da Valentina Seminara @imatimehunter
Cavolo se mi mancava scrivere qualche recensione... peccato che si tratti di un abbastanza negativa. Ho finito Die for Me di Amy Plum dopo settimane che me lo portavo dietro fra compiti, compiti, COMPITI esasperanti, e se da un lato ammetto che sia stato utilissimo per staccare un po' dal mondo scolastico, dall'altro avrei preferito si trattasse di una lettura un po' più... stimolante? Capita che un libro non rispecchi i personali bisogni di un lettore, e questo sicuramente non rientrava nei miei, nonostante la trama interessante.
Die for me (Revenants #1)
Amy Plum
DeAgostini
416 pagine
14 Ottobre 2014
14,90€
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Trama: Quando i genitori di Kate e Georgia muoiono in un incidente stradale, la vita delle due sorelle viene stravolta e le ragazze sono costrette a trasferirsi a Parigi dai nonni. L’unico modo che ha Kate per soffocare il dolore è rifugiarsi tra le pagine dei libri che ama di più. Fin quando non incontra Vincent.
Bello, misterioso e affascinante, Vincent scioglie a poco a poco il ghiaccio attorno al cuore di Kate che si innamora perdutamente di lui. Ma Vincent non è un ragazzo come gli altri: è un Revenant, un vero e proprio angelo custode, destinato a sacrificare la propria vita per salvare le anime in pericolo, e a risvegliarsi tre giorni dopo la morte, in un circolo senza fine.
Kate si ritrova quindi davanti a una scelta difficilissima: proteggere ciò che rimane della sua esistenza e della sua famiglia... oppure rischiare tutto per un amore impossibile?



Questo libro è stata una vera sofferenza. Non esattamente dall'inizio alla fine, perché c'erano punti in cui la lettura scorreva nei minimi dell'accettabile, ma per buona parte mi sono davvero dovuta sforzare di non chiudere il libro e lasciarlo a un quarto, metà, tre quarti. Prima che me ne accorgessi, sono arrivata alla fine. Die for Me è un po' il prototipo perfetto della non-letteratura di cui parla spesso la mia prof, quella che rovina le menti dei giovani perché fatta solo per puri scopi commerciali e di svago, senza alcun significato. Ma lei è una rognosa donna di mezz'età, e non c'è molto che potrebbe dire capace di attirare la mia attenzione si vede che ce l'ho a morte con lei?. Insomma, la letteratura può essere solo d'alta classe? Il fantasy odierno non va mica buttato nella spazzatura solo perché non è I Promessi Sposi o Il fu Mattia Pascal.
Indubbiamente, però, ci sono storie piuttosto banali che sbarcano sul mercato e conferma questa tesi. E dato che il mercato comanda...
Personalmente, però, questo libro non è riuscito a soddisfarmi. Perché costringersi a leggere un romanzo che non sta evidentemente soddisfando i requisiti?, vi chiederete. Diciamo che mi lasciavo trascinare da quei momenti in cui le cose mi facevano provare una certa curiosità verso i capitoli successivi, tenendo duro in quelli privi di senso e di logica in modo esagerato. E' una cosa molto comune, no?: trovare un libro che presenta una trama interessante, per cui vale anche un po' di fatica iniziale, ma sviluppata in maniera inesperta, inefficace.
Il problema di Die for Me è proprio questo.
In breve, i genitori di Kate e Georgia sono morti, e le due vivono con i nonni a Parigi. Se la seconda combatte il dolore andando in giro a spassarsela con gli amici, Kate è molto più riservata, introversa, preferisce rifugiarsi nei libri, nella sua camera o nei piccoli cafe all'angolo della strada. Ed è in uno di questi che incontra lo sguardo del bellissimo Vincent, per il quale prova immediatamente uno strano fascino, un impulso, e a seguire i suoi amici Ambrose e Jules. Pochi giorni dopo, dopo occasionali incontri ed eventi -per esempio, quando stava per restarci secca a causa del crollo di un cornicione-, fa un'inquietante scoperta sul mondo di Vincent e su quello degli altri Revenant, non-morti che, grazie al loro sacrificio nel dare la propria vita per quella di qualcun'altro, hanno ottenuto una sorta di immortalità che devono scontare continuando a salvare vite.
La trama sembrava abbastanza interessante, ma lo stile con cui è scritto questo libro è piuttosto sempliciotto, scialbo in alcuni punti, e la qualità della storia ha subito un netto calo fin dalla prime pagine. Oltre ciò, le due cose -storia e trama- non sono armonizzate in maniera organica, di conseguenza ci ritroviamo chiazze di nozioni storiche dell'ottocento-novecento che si alternano ai dialoghi per gran parte privi di spessore psicologico (non c'è molta meticolosità nelle descrizioni, sembrano appiccicate lì solo per occorrenza). E' sempre incredibilmente evidente quanto tutto sia montato a farsa, non c'è un briciolo di credibilità; ad esempio, quando Kate decide di staccarsi dal mondo dei revenants, ecco che li incontra sempre, uno per uno, rimanendo nuovamente invischiata contro il suo volere... si, come no. L'autrice non riesce nemmeno a rendere la verosimiglianza di questo distacco, che già di base, per gli schemi ormai consueti dei romanzi fantasy che conosciamo tutti, risultava assai improbabile. Come se non bastasse, in mezzo a tutti quei francesi e francesismi, Katie sembra rozza? impacciata? un po' fuori luogo nei modo di dire e di fare, come un pesce fuor d'acqua. Inoltre, sono tutti disperati d'amore e sentimenti di forte amicizia dopo solo due o tre incontri.
...uh.
E per quanto riguarda i personaggi, credo di voler, con l'eccezione della sorella di Kate, Georgia, elogiare tutti i personaggi secondari nel loro ruolo all'interno del libro. Se non altro, mi sono sembrati migliori dei due protagonisti, ma nel complesso si tratta di personaggi che mal si adattano alla trama promettente per via della loro scarsa veridicità.
Kate è un cliché vivente: forse l'autrice voleva rendere la sua figura in un certo modo, esprimendo il suo dolore per la perdita dei genitori e il conseguente ritrovo della fiducia nell'amore dopo aver capito quanto forte sia il suo legame con Vincent... ma se è riuscita a dare l'idea, alla fine non ha trasmesso nulla. Vincent, d'altro canto, mi ha fatto solo tenerezza. Cioè, è stupido in modo tenero, non se ne rende conto nemmeno lui, ed è un filino ridicolo nella sua convinzione di essere figo. Voglio dire, riflettiamoci! E' il personaggio principale, innamorato di Kate.. e poi? cos'altro? Non ha alcuna dimensione personale che mi porti a pensarlo come un personaggio a se stante, capace di risultare importante per motivi che non riguardino il suo legame con Kate. Magari emergerà in modo diverso nei seguiti... me lo auguro.
La loro sembra una relazione consumata e fatalista, come se fossero anni che stanno inseme. anziché da pochi giorni. Adoro un po' di sano romanticismo mieloso, drammatico e dai toni travolgenti, ma quello scontato e troppo melenso non proprio. Di conseguenza non ho avvertito tutto lo "spirito amoroso" che unisce Vincent e Kate, descritto in toni abbastanza superficiali da risultare inverosimile, e non ho potuto nemmeno trovare una giustificazione a tutta una serie di azioni avvenute "in nome dell'amore" che, altrimenti, sono risultate svenevoli in modo inutile.
Ora, se c'è una cosa che ODIO è quando nei libri va tutto così maledettamente bene, filando liscio anche nelle occasioni più catastrofiche e dando l'ovvia impressione che tutto fosse già destinato a finire in quel modo. Negli stessi imprevisti, questo romanzo è privo dell'idea di imprevisto e ostacolo; mi ha dato l'impressione che la Plum abbia preferito scrivere quel che le conveniva sacrificando la verosimiglianza dei vari contesti.
Nonostante ciò, come accennavo all'inizio, il libro è riuscito a mantenere fievolmente accesa la mia curiosità, seppur alla soglia minima consentita. I Revenant, i loro nemici, i numa, il passato di ciascun personaggio e ciò che, sicuramente, qualcuno di loro non-esattamente-coinvolto-in-modo-diretto sa in proposito, quel che Kate potrebbe essere... insomma, qualche punto interrogativo che mi tiene sveglia e attenta c'è e rimane. Per questo mi sono sentita tradita dall'autrice, come se avesse preso il potenziale di questa storia e l'avesse buttato dritto nel gabinetto! E' una lettura che, tutto sommato, ha capo e coda, ma ciò che sta in mezzo è troppo lineare e dinamico in maniera blanda, scarna, spesso inverosimile. Non è riuscito a toccare nessun punto in particolare dentro di me, che anzi ho faticato a trovare un modo per relazionarmi alla storia e ai personaggi -Katie in particolar modo, e stendiamo un velo pietoso su Georgia-, diventando una semplicissima lettrice esterna, oggettiva, curiosa e nient'altro.
Voto: ★ 
Mi chiedete se punto sul secondo? ...forse! Se a qualcuno di voi è piaciuto, vi prego non uccidetemi! Anzi, mi piacerebbe piuttosto sapere in cosa divergono le nostre opinioni!

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