oggi vi parlo di un libro davvero interessante! Costruito come un thriller gotico e psicologico, Dracula in Love racconta la storia del celebre romanzo Dracula di Bram Stoker dal point of view di Mina Murray, la giovane sposa di Jonathan Harker e parte attiva nella "banda" di uomini che nell'originale stokeriano riesce ad eliminare il conte vampiro. In realtà l'autrice non segue fedelmente il libro di Stoker, ma riesce a trarne ispirazione per creare un romanzo quasi del tutto nuovo ma carico di atmosfere oscure e accattivanti e soprattutto di messaggi forti e profondi. Enjoy -_^
RECENSIONELeggere questo libro cercando di tenere presente il Dracula di Bram Stoker, l’opera a cui si è ispirato, potrebbe essere un errore. Per me lo è stato sicuramente.
Inizialmente ero convinta il lavoro della Essex fosse una rivisitazione del Dracula dal punto di vista, femminile e unico a differenza dell’originale stokeriana coralità proposta attraverso una raccolta mista di documenti (lettere, ritagli di giornale, diari personali, registrazioni di sedute mediche…), di Mina Murray. Rivisitazione arricchita dalla sempre affascinante variazione, per nulla stokeriana, che vede Mina e il conte vampiro legati da un amore profondo e immortale, e che fa di lei la reincarnazione (prima o ennesima a seconda delle interpretazioni) della moglie adorata da Dracula e di lui un romanticissimo amante fedele che la attende o la rincorre nelle varie reincarnazioni in una dimensione di struggente nostalgia. Ci aveva già pensato, forse non proprio per primo ma sicuramente in modo indelebile, Francis Ford Coppola con il suo bellissimo Bram Stoker’s Dracula del 1992, che ci offre uno dei conti maggiormente ancorati alla figura storica di Vlad Tepes, eppure al contempo profondamente lontano dall’immagine sanguinaria che ne abbiamo; Gary Oldman infatti lo interpreta in modo unico, rendendolo straordinariamente umano, malinconico e tormentato da scrupoli morali e dal desiderio d’amore.
Avrei forse preferito che la Essex avesse seguito questa linea che, per quanto tenda a quasi caricaturare gli altri personaggi, inserisca una forte componente teologica e appunto inventi la storia d’amore, rimane molto fedele al libro di Stoker. L’autrice invece segue sì la vicenda attraverso gli occhi della straordinaria Mina, ma stravolge completamente la caratterizzazione degli altri personaggi, della sequenza degli eventi e del significato degli eventi stessi. Il saggio e coraggioso Van Helsing è qui un misogino e folle psichiatra fissato con l’inferiorità morale e fisica delle donne che intende guarire attraverso trasfusioni ematiche che finiscono con l’uccidere le sue pazienti; il pacato e razionale dottor Seward è diventato invece un cieco discepolo di Von Helsinger (vero nome di Van Helsing secondo l’autrice) che, con troppa facilità, diagnostica nelle donne malattie di origine erotomane e ninfomane che cura con i barbari e crudeli sistemi realmente utilizzati nell’800 e con una certa disinibizione si propone e dichiara alla neo sposina Mina; il solido e semplice Arthur Godalming, invece di essere innamorato della sua Lucy, è stato trasformato nel personaggio più sordido che, interessato solo all’eredità della donna, la fa internare nel manicomio e uccidere; la stessa Lucy niente ha a che fare con la civettuola ragazza che finisce tra le grinfie del conte, ne viene uccisa e infine trasformata in vampiro, ma anzi è una donna le cui isterie e debolezze fisiche sono dovute al passionale amore per Morris Quince e che viene portata alla morte dal subdolo marito e non dal mostro soprannaturale …
Non c’è nulla di sbagliato o deprecabile nelle scelte dell’autrice, solo che hanno la spiacevole conseguenza di creare confusione nel lettore che tenti di stabilire un continuo contatto tra Dracula in Love e il Draculaoriginale, perché finisce col credere che i personaggi appaiano così solo perché visti attraverso gli occhi ingannati di Mina, e che da un momento all’altro si riveleranno le loro vere personalità e le loro vere intenzioni, che Mina scoprirà di essersi sbagliata sul loro conto. Cosa che non succede affatto. Forse davvero l’unico elemento che mantiene una certa fedeltà al Dracula stokeriano, al di là delle origini fatate che le attribuisce l’autrice e al di là del passato e presente amore per il conte, è proprio Mina che è ancora una volta il personaggio migliore, più tridimensionale, più profondo. Quello che a contatto con il “mostro” cresce, matura e si rafforza… a differenza dei personaggi maschili che rimangono cristallizzati nella debolezza nel caso di Jonathan, nelle rigide convinzioni nel caso di Van Helsing, e nella propria immobilità e immutabilità nel caso di Dracula.
La Essex sa davvero scrivere. Il libro scorre fluido, è ben costruito, e anche la partizione in grandi capitoli in base al luogo in cui si svolge l’azione aiuta il lettore a orientarsi e a focalizzare le fasi di sviluppo degli eventi e soprattutto del personaggio di Mina, che vive parallelamente alla vita “reale” e concreta un cammino di riscoperta del proprio passato e del proprio io. Soprattutto la prima parte, quella che precede la rivelazione del conte, riesce a creare un’atmosfera gotica, oscura e di forte attesa, come se si vivesse insieme al conte, pur essendo nel corpo di Mina, l’ansia della rivelazione e dell’incontro che si sa avverrà. Ho trovato invece la seconda parte, quella in cui i due amanti sono finalmente insieme, un poco deludente… Il loro amore, che così sinuosamente e sensualmente si era infiltrato nella coscienza di Mina prima, sembra ora esplodere di colpo solo grazie a un ricordo di Mina della sua vita passata, che però in realtà al lettore dice molto molto poco, e anzi gli da la sensazione che più che di un’esplosione si sia trattato di un’implosione perché da quel momento il rapporto tra i due si appiattisce completamente. Anche lo strano sincretismo orchestrato dall’autrice tra vampirismo, ordini cristiani in cerca di immortalità, umani bevitori di sangue e sidhe non mi ha convinto moltissimo, anche se devo ammettere che la genesi del vampirismo architettata ha un che di affascinante e certamente è originale!
La Essex si riscatta comunque nel finale che, per quanto possa deludere i romantici che sognavano per una volta il lieto fine per i due amanti sfortunati, eleva ulteriormente la figura di Mina Murray come donna in crescita e capace di sacrificio e abnegazione e soprattutto di amore: Mina infatti sceglie sopra a ogni cosa, sopra a ogni sentimento, persino sopra a un’intera esistenza immortale, la vita del suo bambino! Rinuncia al conte per tornare da Jonathan, il padre di suo figlio per assicurargli una vita “normale".
Del resto l’intero libro è un inno alla donna e alla sua ricerca di indipendenza (si vedano le due amiche di Mina, la passionale e innamorata Lucy e la cerebrale e appassionata giornalista Kate), un’esplicita accusa alle mentalità maschiliste che per secoli l’hanno ritenuta inferiore (vedi Von Helsingher e il dottor Seward, ma anche a ben vedere Lord Godalming che sposa Lucy solo per avere la sua eredità) e l’hanno violentata e mortificata in ogni modo (vedi la scuola di buone maniere in cui insegna Mina e le terribili “terapie” adottate nel manicomio). La scelta finale di Mina può essere deludente magari a livello narrativo, ma è straordinaria a livello di affermazione della donna, creatrice e tutrice e difensore a oltranza della vita, contro l’uomo che invece cerca solo di dominare la vita: bevendo sangue per divenire immortale, studiandola attraverso la psiche, piegandola al proprio volere attraverso la medicina… Un finale strepitoso!
L'AUTRICE:
Karen Essex, giornalista e sceneggiatrice nata a New Orleans, ha studiato presso la Tulane University, la Vanderbilt University e il Goddard College. Per Bompiani ha già pubblicato con grande successo I cigni di Leonardo (2006) e Le due donne del Partenone (2008). È anche autrice di due biografie romanzate, Kleopatra e Pharaoh, tradotte in decine di lingue. Attualmente vive a Los Angeles.
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