Recensione e intervista!
Creato il 30 gennaio 2011 da Tuttosuilibri
@irenepecikar
Volevo essere un grande Chef
di
Loredana Limone
- Titolo: Volevo essere un grande chef
- Autore: Loredana Limone
- Editore: Cult Editore
- ISBN: 9788863920567
- Pagine: 128
- Prezzo: € 12,00
Trama
Un menu è buono da gustare. Ovvio. E da
scrivere? Sì, anche. Perché ogni piatto - dall'antipasto al dolce - se
potesse parlare avrebbe delle storie da raccontare. Come quelle narrate
in questo libro che abbina racconti e ricette: un binomio gustosissimo.
Si comincia con un negroni sbagliato e una bionda maliarda, e si finisce
con un vassoio di cenci, come li chiamano i fiorentini, ma che in
realtà sono (solo) le chiacchiere di una specie d'amore. Passando per un
bel piatto di linguine alle vongole consumato con ingordigia alla
faccia del fidanzato fedifrago, e uno pieno degli sfrigolanti involtini
di una meritata cenetta d'addio. O da una profumata bouillabaisse,
preludio di un cruento fatto di cronaca nera: vera. Verginità tardiva
consumata con pesce spada alla griglia non può essere seguita che da una
macedonia afrodisiaca. Ma prima qualche bicchiere: Vermentino bianco
dai riflessi dorati o Rossese color rubino brillante per rigiocare a
quel gioco di Bacco, proibito e mai dimenticato. E per rinfrescare il
palato, un gelato. Al limone, naturalmente. Nomen omen. Perché l'autrice
di questo insolito menu gastronomico aveva già bell'e segnato nel
cognome il suo destino: occuparsi di cibo, con la freschezza della sua
scrittura. E da grande sicuramente voleva essere un grande chef (ma con
la penna non sa cucinare).
Recensione a cura di Giuliana Popolizio
Sono lieta di parlarvi di un libro Squisito …
Lo so, per un libro è l’aggettivo meno adatto, ma in questo
caso è d’obbligo utilizzare aggettivi quali: delizioso, squisito, fragrante …
“Volevo
essere un grande Chef” di Loredana Limone è una raccolta di
racconti e prima di proseguire nella descrizione, vorrei postarvi una piccola parte dell’indice
che è particolare e davvero divertente:
Menù
Aperitivo
Negroni sbagliato
Mangiare con gli occhi
p. 11
Primi piatti
Linguine alle vongole
La vongolata di luglio
p. 21
Secondi di Carne
Involtini di vitello
Regalo d’addio
p. 39
Dolci
Pastiera
La pastiera ai tempi miei
p. 65
Gelato
Gelato al limone
Il gelataio calabrese
p. 91
Vini
Vermentino e Rossese
Il gioco di Bacco
p. 119
Come
potete constatare, l’autrice ha avuto la brillante idea di creare
l’indice come se fosse un menu, e ogni portata corrisponde ad un racconto che
ha come sfondo proprio quel piatto citato.
La
struttura dei racconti è sempre la stessa: piatto,
ingredienti, procedimento, racconto a tema.
Sì,
Loredana infatti inserisce anche la ricetta di quel piatto.
Ogni
racconto ha un colore, oltre che un sapore …troviamo le tonalità del rosa (storie d’amore) del rosso (storie d’amore
e tradimenti) del nero (storie di cronaca) del giallo (misteriosi e anche
ironici).
Mi
sono deliziata a leggerli. I finali sono sempre una sorpresa e ti lasciano
qualche secondo in stato confusionale … ti ritrovi a ripercorrere mentalmente
il racconto e chiederti: come mai non avevo intuito un finale simile?
Il
suo stile è schietto, quotidiano, familiare, semplice e allo stesso tempo
ricercato.
E’
come una nostra amica, patita di cucina, che ci racconta un aneddoto della sua
vita tra un primo piatto e un dolce.
E’
di quel genere che ti attrae e ti amalgama nelle sue storie lasciandoti credere
di far parte di ogni suo piccolo frammento di vita.
Lo
consiglio? Certamente sì soprattutto per l’originalità.
Giuliana ha intervistato per noi Loredana Limone
Ciao
Loredana, benvenuta nel blog Tuttosuilibri
anzitutto parlaci un po’ di te: il titolo è “autobiografico”?
Me lo sono
chiesta anch’io! E la risposta, dopo l’ennesimo arrosto bruciato, tortino
insipido, soufflé floscio (forse non dovrei dirlo?), è stata sicuramente
sì: mi sarebbe piaciuto diventare una cuoca professionista, mi sarebbe tanto
piaciuto saper interagire con gli alimenti, combinandoli e dando loro nuova
vita; plasmarli e personalizzarli in modo da trasmettere i miei sentimenti a
chi avesse apprezzato le mie pietanze.
Be’, cerco
di farlo con i libri che scrivo, prevalentemente gastronomici: narrativa, sì,
ma anche storia, letteratura e fiabe… sempre sotto l’aspetto più gustoso che
c’è.
Da dove
nasce l’idea di unire cucina a parole romanzate?
Sono
un’affabulatrice per natura, anche se non so bene da dove nascano le mie
storie: spesso sono semplicemente lì (dalle parti del cuore, direi) e spingono
per uscire. I miei primi racconti erano legati ai ricordi, all’infanzia e ai
suoi cibi, il comfort food e le braccia di mia mamma; penso che siano stati il
desiderio e la necessità di rievocare, di ricreare quei sapori e quel calore a
dare il la alla mia narrazione gastronomica.
Alcuni
racconti mi hanno spiazzata. Mi riferisco a quelli a sfondo noir. Da dove hai
preso spunto?
Il racconto
sulla bouillabaisse, ambientato a Pesaro – città che ho frequentato e molto
apprezzato – è un fatto di cronaca nera risalente al 1988: il famoso “delitto
del catamarano”. La vittima si chiamava Annarita Curina; averla ricordata e, in
qualche modo, fatta rivivere nel mio libro è stato un segno di affetto verso
una ragazza terribilmente sfortunata che aveva un sogno meraviglioso.
La cenetta
d’addio, puro frutto di fantasia, descrive ciò che paradossalmente potrebbe
accadere a un uomo che deludesse o tradisse troppo. Agli uomini dico:
Attenzione! Però alle lettrici/cuoche raccomando: nel
preparare la ricetta, meglio usare carne non avvelenata!
Mentre invece, confesso, ha spiazzato anche me il racconto sui biscottini
del firmamento che sono deliziosi a mangiarli, ma non tanto a leggerli. Colpa
della mia metà oscura?
Nel libro ci sono vari generi, se
dovessi scegliere, su quale punteresti in futuro?
Visto il
successo di Checco Zalone (che ha saputo mescolare diverse, importanti
problematiche in una trama intelligente sull’onda travolgente della risata),
starei sul comico, con personaggi sul tipo di alcuni già usciti dalla mia
penna, ad esempio la rubizza Morena Vinciguerra patita di Radio Italia Anni 60,
o la vergine quarantenne che aborrisce i bioccoli di polvere nelle sue parti
intime, o la nonnetta smemorata (e golosa) che corteggia il cavaliere suo
vicino di casa ma solo perché – dice –da quando è rimasto vedovo le fa tanta
pena, o la sexy Susy delusa dal suo Topoletto/non-tanto-da-letto.
Sicuramente
la gente ha bisogno di svagarsi, divertirsi. Viviamo in un’epoca troppo
difficile e incerta, e pensare al futuro fa paura.
Parlando di
futuro … quali sono i tuoi progetti?
Ho terminato
da poco un romanzo che è appunto del genere sopra menzionato - ambientato in borgo decaduto dove, per contro, si
sviluppano vicende molto vivaci - intorno al quale sembra che già ruoti
dell’interesse editoriale. Vedremo.
Hai degli autori preferiti ai quali
guardi come modello?
Più che come
modello, ho due autori che porto dentro e che, naturalmente, campeggiano nella
mia libreria: Andrea Vitali, che ringrazio di esistere perché ogni volta mi
riconcilia col mondo; Anita Shreve, che considero una maestra di scrittura, ma
anche di vita e di sentimenti, che ammiro per il talento narrativo e per la
capacità di scandagliare l’animo umano.
Ringraziandoti
per la fiducia di averci affidato la tua creatura, ti auguro tanta fortuna e
lascio a te la parola per salutare i nostri lettori e auto-pubblicizzare il tuo
libro! Ciao! J
Sono io che
ringrazio voi per avermi ospitata nel vostro blog che, da lettrice mai sazia
quale sono, seguo assiduamente. Più che promuovere il libro, però, ora mi
piacerebbe esprimere una speranza: che VOLEVO ESSERE UN GRANDE CHEF possa fare
un po’ di compagnia a chi vorrà leggerlo, strappare un sorriso e, poiché è
anche pieno di emozioni e frammenti di vita, dare qualche inaspettata risposta.
Quella che magari altrove si è cercata invano.
Gustosi
saluti a tutti voi.
Potrebbero interessarti anche :