Recensione e trailer di “Where To Invade Next”, il nuovo documentario di Michael Moore

Creato il 25 febbraio 2016 da Stivalepensante @StivalePensante

(Recensione di Francesco Ruzzier per “storiadeifilm.it“) - ”Where To Invade Next” è un film di Michael Moore, con Michael Moore, Krista Kiuru e Tim Walker. E’ stato presentato alla scorsa Berlinale 2016. Ecco il trailer e la recensione.

Que­sta volta la mis­sio­ne di Moore è quel­la di in­va­de­re degli stati stra­nie­ri nei panni di un eser­ci­to da un uomo solo. Tre solo le re­go­le di que­sta stra­na cam­pa­gna mi­li­ta­re: non spa­ra­re a nes­su­no, non sac­cheg­gia­re pe­tro­lio e cer­ca­re di tor­na­re con qual­che so­lu­zio­ne già esi­sten­te al­tro­ve per ri­sol­ve­re i gravi pro­ble­mi della so­cie­tà ame­ri­ca­na.

Che lo si ami o lo si odi, a Mi­chael Moore (e con lui a Ta­ran­ti­no che nel 2004 gli diede la Palma d’Oro al Fe­sti­val di Can­nes) va senza ombra di dub­bio ri­co­no­sciu­to il me­ri­to di es­se­re riu­sci­to lad­do­ve nes­su­no mai prima di lui: riu­sci­re a co­strui­re dei do­cu­men­ta­ri bloc­k­bu­ster, di­ven­tan­do con pochi film una vera e pro­pria ce­le­bri­tà e riu­scen­do a rag­giun­ge­re con le sue in­chie­ste una fetta di pub­bli­co che il do­cu­men­ta­rio non sa­pe­va nem­me­no cosa fosse. Com­pli­ci anche gli ar­go­men­ti scot­tan­ti e po­li­ti­ca­men­te scor­ret­ti, il re­gi­sta di Fa­ren­heit 9/11 ha fatto della sua im­po­nen­te pre­sen­za sce­ni­ca un mar­chio di fab­bri­ca ri­co­no­sci­bi­lis­si­mo e nel bene o nel male è sem­pre riu­sci­to a far par­la­re di sé e dei suoi film. Il suo ap­proc­cio per­so­na­lis­si­mo e esa­ge­ra­ta­men­te di parte ha rap­pre­sen­ta­to nella sua car­rie­ra sia il punto di forza che il li­mi­te del suo tipo di ci­ne­ma.

In Where to In­va­de Next, pre­sen­ta­to fuori con­cor­so alla 66ª Ber­li­na­le, tutti i li­mi­ti del­l’ap­proc­cio del re­gi­sta ame­ri­ca­no, pur­trop­po, emer­go­no come mai prima d’ora. Pur­trop­po per noi, Moore de­ci­de di ini­zia­re il suo viag­gio pro­prio dal­l’I­ta­lia, dove vuole di­mo­stra­re quan­to siano fun­zio­na­li per il be­nes­se­re dei di­pen­den­ti le ferie pa­ga­te. Il pro­ble­ma è che per farlo de­ci­de di in­ter­vi­sta­re una cop­pia piut­to­sto be­ne­stan­te, che per pas­sio­ne gira il mondo ogni volta che ne ha oc­ca­sio­ne, sfrut­tan­do pie­na­men­te le 4 set­ti­ma­ne di ferie pa­ga­te con­ces­se dal pro­prio la­vo­ro, e i di­ret­to­ri di due ditte d’ec­cel­len­za, che, cer­can­do pa­le­se­men­te di fare una buona pub­bli­ci­tà per la pro­pria azien­da, par­la­no di quan­to i di­pen­den­ti la­vo­ri­no me­glio quan­do sono ri­las­sa­ti. Ecco quin­di che i li­mi­ti del­l’o­pe­ra­zio­ne ven­go­no su­bi­to a galla: può es­se­re cre­di­bi­le come prova una sola cop­pia in­ter­vi­sta­ta per rap­pre­sen­ta­re 61 mi­lio­ni di per­so­ne? È suf­fi­cien­te il di­ret­to­re della Du­ca­ti per par­la­re di tutti i posti di la­vo­ro del­l’I­ta­lia?… (per continuare a leggere la recensione > “storiadeifilm.it”']);">cliccare qui –>> “storiadeifilm.it”).


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