Dopo aver ottenuto la maturità classica nel 1995, ha gestito i beni e l’azienda agrumicola di famiglia fino al dicembre 2012. Nel Gennaio 2013 ha aperto il blog: ilritornodimelvin.wordpress.com che è stato letto da 13000 persone e visitato da 57 paesi nei 5 continenti.
“Essere Melvin” è il suo primo romanzo. Nel 2014 produrrà un corto ispirato al libro. La mia recensione:
La personale odissea di un ragazzo alla ricerca della sua dimensione nel mondo: il romanzo di cui sto per parlarvi è, è in parte, questo. È l’autobiografia di un essere sensibile, forse troppo per la realtà che lo circonda, è la cronaca di un’estenuante battaglia per la conquista della propria identità.Una storia di dolore, morte e rinascita, estremamente singolare ma che reca in sé tracce di universalità. Melvin sceglie di raccontarsi mettendo a nudo l’anima; lo fa accogliendoci nell’intimità della stanza in cui si svolgono le sedute con il suo psichiatra, lo Splendente. È dunque attraverso un dialogo schietto, privo di filtri quanto sofferto, che si delineano i contorni di una vita, assai dissimile da quella sognata, una vita oscurata dall’ombra della follia. In principio è la storia di un bambino come tanti,amato, probabilmente in modo soffocante e sbagliato, da due genitori che già lo immaginano adulto, perfettamente aderente al modello che hanno prefigurato per lui. Il padre lo vorrebbe playboy; la madre laureato e con un posto fisso. Melvin non è tagliato per essere né l’uno né l’altro. Le donne lo inibiscono, se non nella sua fantasia,e di studiare non ha voglia. Si sforza di essere ciò che i suoi vorrebbero ma colleziona un fallimento dopo l’altro e, quando il padre muore prematuramente, gli rimane il senso di colpa per averlo deluso. È solo l’inizio di un lungo percorso in discesa. Il senso di inadeguatezza sviluppato nei confronti della figura paterna, accompagnerà Melvin lungo tutto il suo cammino, marchierà a fuoco il suo rapporto con l’altro sesso e con la realtà in senso lato inducendolo a comportamenti sempre più patologici che lo condurranno sull’orlo di un baratro. La sua risposta a una realtà per cui non si sente all’altezza, sarà la fuga in un mondo immaginario, alimentato dall’universo patinato delle fiction televisive, per cui nutre una smodata passione, e dal nido virtuale offertogli dal web. Vivrà in bilico, Melvin, fino a che non perderà di vista il confine e si riscoprirà spaccato in due. Il suo è il racconto, quasi surreale, di una realtà continuamente trasfigurata dalla finzione in un eterno sovrapporsi di avvenimenti reali e interpretazioni distorte degli stessi. Melvin finisce per vivere la sua stessa vita come fosse una fiction nella quale gioca a interpretare diversi ruoli, a fingersi quello che non è. Intesse relazioni virtuali, vive intense storie d’amore nella sua testa e si scontra puntualmente con le stesse delusioni ogni volta che esce fuori dal guscio delle sue fantasie. Flavia, Ambrosia, Caterina, l’Aspirante… tante sono le donne protagoniste delle fiabe d’amore che si racconta. Sono donne reali, vicine eppure irraggiungibili per un ragazzo che non riesce a scendere a patti con la possibilità concreta di essere amato. Qualcosa è cambiato, è il titolo della fiction che segue con ardore mentre nella sua vita, quasi per ironia della sorte,niente cambia mai perché Melvin è intrappolato nel terribile meccanismo della coazione a ripetere. Ci si stupisce e ci si commuove leggendo, e allo stesso tempo si entra in forte empatia con il protagonista. Nonostante le sue stranezze e la sua patologia, a tratti, ci si rispecchia persino nel suo disagio. Sì, perché essere Melvin non è da tutti, ma il senso di inadeguatezza, il timore di deludere le aspettative di chi ci ama, la schizofrenia di una società in cui la linea di demarcazione tra reale e virtuale è sempre più labile, sono difficoltà con cui più o meno tutti, sebbene in misura diversa, ci ritroviamo a fare i conti. Scendere a patti con la realtà e con il dolore di crescere è un’esperienza difficile per tutti. C’è chi è più forte e ne esce indenne, ma c’è anche chi si rivela più fragile. In tal caso, la conquista della propria identità può trasformarsi in un’impresa epica, come per Melvin che, quasi fosse un Don Chisciotte dei tempi moderni, si ritrova a combattere con i suoi mostri (file), immaginari, ma non meno pericolosi di quelli in carne e ossa. Un romanzo insolito, coinvolgente e coraggioso, che ci offre con onestà una difficile esperienza di vita realmente vissuta e, nello stesso tempo ci regala la speranza, mostrandoci come sia possibile rialzarsi dopo aver toccato il fondo, come si possa combattere con dignità e fierezza l’incubo della malattia psichica, non solo con un aiuto medico adeguato, ma soprattutto con l’ausilio della propria volontà.