Recensione: “Fallen”, di Lauren Kate

Creato il 20 aprile 2015 da Ceenderella @iltempodivivere

Buongiorno, amici <3"><3"><3 Com’è andato il fine-settimana? Per quanto mi riguarda, l’ho trascorso a copiare gli appunti accumulati negli ultimi giorni di lezione e a riprendermi da giorni decisamente sfiancanti. Nonostante abbia ancora bisogno di dormire, è un nuova settimana, e quindi nuova recensione: oggi il primo volume di una saga che mi sta deludendo in tutti i sensi possibili… vi stavo abituando solo a recensioni positive, eh?

Titolo: Fallen
Titolo originale: Fallen
Serie: Fallen #1
Autrice: Lauren Kate
Traduttrice: Serena Daniele
Editore: Rizzoli
Anno: 2010
Pagine: 444

In seguito a un tragico e misterioso incidente, Lucinda è stata rinchiusa a SwordEtCross, un istituto a metà fra il collegio e il riformatorio. Nell’incidente un suo amico è morto. Lei non ricorda molto di quella terribile notte, ma la sua ricostruzione dei fatti non convince la polizia. La vita nella nuova scuola è difficile: il senso di colpa non le lascia respiro, proprio come le telecamere che registrano ogni singolo istante della sua giornata. E tutti gli altri ragazzi, con cui è più facile litigare che fare amicizia, sembrano avere alle spalle un passato spiacevole, se non spaventoso. Tutto cambia quando Luce incontra Daniel. Misterioso e altero, prima sembra far di tutto per tenerla a distanza, ma poi è lui a correre in suo aiuto, e a salvarle la vita, quando le ombre scure che Luce vede in seguito all’incidente le si stringono intorno. Luce, attratta da Daniel come una falena dalla fiamma di una candela, scava nel suo passato e scopre che standogli vicino, proprio come una falena, rischia di rimanere uccisa: perché Daniel è un angelo caduto, condannato a innamorarsi di lei ogni diciassette anni, solo per vederla morire ogni volta… Insieme, i due ragazzi sfideranno i demoni che tormentano Luce, e cercheranno la redenzione.

Sono profondamente arrabbiata e delusa da questo libro e dalla sua autrice, perché quando l’ho ricevuto – tramite BookMooch – ero così piena di aspettative da pensare che avrei adorato ogni singolo aspetto di Fallen: quell’aria goth che già la copertina lascia presagire, una storia d’amore tormentata degna di far sospirare e qualcosa di nuovo che non mi era mai capitato d’incontrare in un romanzo per ragazzi: gli angeli. C’era tutto affinché mi piacesse, eppure qualcosa si perde per strada mano mano che si va avanti con le pagine, a tal punto che la noia è la sensazione che la fa da padrona per l’intera durata della lettura, portata avanti per inerzia o forse nella speranza che davvero qualcosa possa risvegliare un mondo e dei personaggi che faticano a ingranare o non sanno come fare. E quasi quattrocentocinquanta pagine di nulla sono davvero, ma davvero, troppe. Perché il problema fondamentale di questo libro non è il suo esser brutto, quanto il non esser niente, il non provarci neppure: primo romanzo di una saga, è ovvio aspettarselo come un’introduzione ai successivi, nel quale sviluppare un mondo, porre le basi per uno scontro che avverrà nei successivi e introdurre i personaggi sotto qualche aspetto che troverà piena realizzazione in seguito, però è anche lecito inserirci qualcosa, qualsiasi cosa!, che non faccia venir voglia al lettore di dormire o sbattersi un tomo per niente piccolo in testa pur di dimenticare cos’ha appena letto. E questa cosa mi fa arrabbiare terribilmente, perché la Kate, a differenza di tante altre autrici anche più osannate, sa scrivere: riesce a dare quel tocco di gotico settecentesco inglese in una maniera del tutto naturale e mai forzata, intessendo, al tempo stesso, di un’ironia per nulla scontata descrizioni e dialoghi che altrimenti risulterebbero dannatamente vuoti; eppure si perde dentro a un bicchiere d’acqua e non raggiunge l’obiettivo, che è quello di intrattenere e coinvolgere. Motivo principale? Già dal prologo si intuisce – ma in realtà viene direttamente mostrato – praticamente tutto quello su cui verterà l’intero volume: si perde la suspense in un battibaleno e non sarà più interessante scoprire delle cose che già si sanno; molto meglio, ad esempio, sarebbe stato scoprire chi è Daniel di pari passo con Luce e quindi capire le implicazioni della loro relazione dettaglio dopo dettaglio, allo stesso modo in cui lei mette assieme i vari pezzi con una gran fatica. E con una lentezza che, a dirla tutta, è esasperante: Luce, infatti, non è una grandissima eroina ed averla per protagonista principale non aiuta certamente un romanzo che fatica a prendere avvio. Dopotutto, è la classica ragazzina incompresa dal mondo che viene abbandonata anche dai suoi genitori in una scuola privata dall’aria vagamente inquietante proprio nel momento in cui avrebbe avuto bisogno di una famiglia al proprio fianco ed è chiusa in se stessa, aggressiva – verbalmente, s’intende – verso tutto ciò che le è estraneo, persino se stessa talvolta, capace, tuttavia, d’essere la Bella Swan della situazione e catturare le attenzioni di Daniel e Cam, due belli e impossibili, così scontati da risultare antipatici – e probabilmente è già qualcosa, visto che verso Luce è impossibile persino provare compassione -, due ragazzi così sprofondati nello stereotipo – l’uno l’esatto opposto dell’altro, tra l’altro – da far risultare chiaro al primo colpo d’occhio che saranno il contrario di quello che paiono. Personaggi di tutt’altra levatura sarebbero Ariadne e Penn, due compagne di scuola dei ragazzi, se non fosse che la Kate le introduce all’inizio del romanzo, facendoci capire quali siano le loro effettive possibilità di movimentare un intreccio altrimenti in coma, per poi farle sparire senza alcuna motivazione per buona parte del romanzo, salvo reintrodurre la prima ad appena cinquanta pagine dalla fine e svilire l’altra riga dopo riga fino a lasciarle praticamente nessun ruolo possibile, se non quello che effettivamente le relega.

«L’unica cosa che non si spiega è cosa ci fai con me. Perché io sono solo… io.»
Guardò di nuovo il cielo, sentendo il nero incantesimo delle ombre. «E sono colpevole di così tante cose.»
Daniel impallidì. E Luce arrivò all’unica conclusione possibile. «Anche tu non capisci perché», disse.
«Non capisco cosa ci fai ancora qui.»
Lei batté le palpebre e annuì con aria triste, poi fece per allontanarsi. «No!», la trattenne lui. «Non andartene. È solo che non sei mai… non siamo mai… arrivati così in là.» Chiuse gli occhi. «Lo dici di nuovo?», le chiese, quasi con timidezza. «Mi dici di nuovo… cosa sono?»
«Sei un angelo», ripeté Luce piano, stupita di vedere Daniel che, a occhi chiusi, si lasciava sfuggire un gemito di piacere come se si fossero appena baciati. «Sono innamorata di un angelo.»

Si capisce, immagino, che il nucleo centrale di questa recensione decisamente negativa è la mancanza di una trama in maniera imbarazzante: passino le prime pagine e i primi capitoli così vuoti da avermi fatto dubitare del senso della loro esistenza – un buon editor li avrebbe tagliati senza alcuna paura né rimorso -, ma quando l’intero svolgimento della narrazione ruota attorno ai pensieri di una ragazzina che si sente respinta dal ragazzo che le piace – ma che non riesce a starle lontano – e nient’altro viene aggiunto a me sembra davvero troppo da sopportare. Ci ho provato, riprovato (al momento sono bloccata al terzo volume da ottobre e non so quando lo riprenderò ma lo farò!) ma, davvero, a parte un’idea innovativa e l’interessante stile della sua autrice, di Fallen pressoché niente rimane una volta terminato. Perché, proprio quando qualcosa sta finalmente per succedere, ecco che si decide di concludere la storia, lasciar insoddisfatti i lettori che hanno aspettato quattrocento pagine per veder qualcosa di concreto e rimandare il proseguo al secondo volume. Insomma, poco ci viene spiegato che non fosse quello che si era intuito per conto proprio già dalla quarta di copertina e dal prologo e per quel poco risulta proprio difficile interessarsi alle vite di questi personaggi.
Peccato, poteva esser molto, moltissimo di più e invece non tenta nemmeno di arrivare a poco: concluderò la serie solo in ragione dell’uscita del film, e, non mi vergogno manco a dirlo, motivo principale è Jeremy Irvine. Dubito che rivaluterò questo volume alla luce della sua trasposizione cinematografica, ma non si sa mai! quindi chissà che non riesca a rivalutare qualcosa sul grande schermo!


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