Autore: Criminal Pepper
POD: Amazon Media EU S.à r.l.
Num. Pagine: 784 (formato digitale)
ISBN: 978-88-908137-1-9
Prezzo: 2,68€
Voto:
Trama:
Si può essere una strega senza saperlo? Mina è pronta a giurare di no, però non è facile sfuggire ad un cacciatore di demoni convinto del contrario, soprattutto se ha l’aspetto e il carattere di Roy.
Lei è normale, bassina, rotondetta e non del tutto stupida, quindi sa per certo di dover stare alla larga dalle assurdità sul soprannaturale e soprattutto… da un uomo tanto bello e sfrontato arrivato da chissà dove. Anche le bruttine hanno un onore da difendere! Eppure le basta un’occhiata per non riuscire più a smettere di desiderarlo, forse riuscirebbe a dimenticarlo solo se potesse farlo sparire schioccando le dita. Ecco, se lei fosse realmente una strega allora gli strani sogni che fa su di lui sarebbero veri e le basterebbe tenerli nascosti per lasciarlo morire. O forse potrebbe farlo addormentare profondamente come nelle favole per baciarlo mentre non se ne accorge.
Mina fa quel che va fatto in casi di emergenza emozionale: smette di pensare e si tuffa a scrivere fanfiction, sprofondando nella storia di Gilbert De Vries come fosse una vasca di acqua calda. Gilbert invece è freddo come il marmo e seducente come un peccato mortale. Gilbert è splendido quanto Roy ma le appartiene completamente, perché lo ha creato. Gilbert non è umano, è un vampiro… e all’improvviso oltre lo schermo del computer qualcosa sfugge al controllo di Mina sgusciando nel mondo reale.
Si può essere una strega senza saperlo? Ora che avverte una presenza inquietante nelle ombre, ora che i suoi amici si comportano in modo sempre più strano e che persino la comunità virtuale FanfictionClub rivela dei segreti allarmanti, Mina non ne è più tanto sicura.
Dovrebbe credere ai sogni e mettere in guardia l’unico uomo che potrebbe salvarla? O forse se gli dicesse tutta la verità sarebbe proprio lui ad ucciderla?
Recensione:
*Si scrocchia le dita*
Ta-daaaaaaaaaannnnnn! Partiamo immediatamente con una premessa: ho sempre amato le fanfiction. Le ho sempre lette, le ho scritte, lo faccio tutt’ora. È per questo che ho deciso di prendere in consegna quest’opera che ci è giunta, incuriosita dalla trama e dal titolo. E un po’ dalla copertina (ehi, ma il profilo di quella mascella sulla sinistra non è di Jensen Ackles?). E beh, diciamo che avevo intuito subito che si trattasse di spazzatura, e il mio dubbio era: esattamente quanto è spazzatura?
Me lo sono sorbito tutto, da cima a fondo, e adesso posso dirlo, e condividerò questa mia esperienza mistica con voi.
Che si aprano le danze.
Intanto, gente, facciamo un mega-appaluso, perché ci troviamo di fronte all’apoteosi della Mary Sue, un concentrato, di stereotipi e squallidume che davvero non avevo mai visto tutto in una volta. Il genere è Mary Sue brutto anatroccolo (in seguito vi spiegherò la tipologia), ma abbiamo anche una novità. Non solo tra queste pagine c’è una Mary Sue fatta e finita, ma anche il Gary Stu, uoooooooo, doppio applauso, abbiamo fatto l’en plein!
Ma procediamo con ordine, altrimenti vi confondo.
La trama
Mina è un’universitaria che scrive fanfiction. Mina è grassoccia, bassa, brufolosa, golosa di schifezze, si veste male, e ha un linguaggio che farebbe impallidire gli scaricatori di porto di Ostia.
Ok, direte voi, finalmente una protagonista diversa dalle solite eroine bellissime e stupendissime che ci sono di solito nei fantasy. Vero anche quello.
Quella che però abbiamo di fronte è l’esasperazione del difetto, è l’iperbole dell’anti-Mary Sue, è una Mary Sue al contrario che di sicuro normale non è, racchiude in sé tutti gli stereotipi negativi che potete trovare in un qualsiasi libro. Ha capelli orribili? Eccola. È sfigata coi ragazzi? Eccola. Ha un carattere da ameba? Eccola. [È Bella Swan? Almeno quello no.]
La Mary Sue brutto anatroccolo è questa: è il peggio del peggio che si può trovare in giro, è il cesso a pedali [cit.] della situazione. Non ho idea di quale fosse l’intenzione dell’autrice, se quella di far risultare Mina simpatica ai nostri occhi grazie ai suoi difetti, ma state pur certi che non c’è riuscita neanche di striscio.
Mina è un personaggio che in ogni – ripeto OGNI – dannato capitolo si prende qualche oretta per struggersi ripetendosi quanto sia brutta, quanto sia sfigata (la ripetizione non è farina del mio sacco), quanto lei non potrà mai e poi mai andare d’accordo con un bel ragazzo, perché i bei ragazzi sono un mondo a parte, perché lei è così insignificante e pessima che farebbe una figura meschina solo respirando in loro presenza.
Peccato che Mina pensi con le ovaie. E non è una mia licenza poetica:
“Io preferisco essere tua socia che darci giù col sesso e poi farmi compatire. Non sei poi così tanto bello. Anche noi bruttine abbiamo una dignità.”
Ma cosa cavolo dici? singhiozzarono le ovaie.
In pratica la nostra Mina non è che ha problemi di autostima, è che non ce l’ha proprio! E più avanti avremo la conferma che neanche la dignità farà capolino in questa storia.
Mina è una ficcynara, pubblica su un sito di fanfiction chiamato appunto FanfictionClub, il cui raduno si ha ogni anno a Lucca, durante la fiera Comics&Games, e qui abbiamo un plot hole che non so bene se definire così, visto che i plot hole si trovano soltanto nei romanzi seri, e questo non lo è di certo.
Definizione di fanfiction: trattasi di storia scritta in cui il protagonista o i protagonisti sono personaggi provenienti dal mondo dei manga, del cinema, dello spettacolo, della musica, dei libri etc, e le fanwriter ricamano intorno a loro storie diversificate sia per ambiente che per genere. Ok.
In questo FanfictionClub tutte sembrano adorare Alain Godard – attore francese – peccato che nelle loro fanfiction non ci sia Alain Godard, ma un personaggio con un nome qualunque, diverso di storia in storia, che gli somiglia soltanto fisicamente. Ora, per voi può sembrare una sottigliezza, una sciocchezza qualunque, ma non lo è.
Io stessa potrei scrivere una storia usando un nome di fantasia, ma nella mia mente figurarmelo come Johnny Depp o Al Pacino, e non sarebbe affatto una fanfiction. Per un/una fanwriter non ha nessun senso modificare il nome del proprio personaggio, visto che è proprio lui il perno che crea la trama. E già qui si capisce la serietà con ci è stato steso questo obbrobrio che qualcuno oserebbe chiamare libro.
Procediamo.
Mina è sessualmente frustrata.
Vede sesso ovunque. I fighi sono per strada, sul treno, che passeggiano sui marciapiedi, dappertutto, e la narrazione non ci risparmia le sue fantasie da due soldi degne di una tredicenne in tempesta ormonale (debitamente seguita dalla solita tiritera del “Io sono un cesso e non sono all’altezza e quindi mi masturbo mentalmente perché non ho altra scelta”).
Dopo una di queste idiote occasioni Mina fa la simpaticissima conoscenza di Roy.
Du-du-du-duuuuuuuun.
Il nostro fantomatico Gary Stu.
Roy è un figo pazzesco, il bono per eccellenza, il non plus ultra della gnokkaggine, le donne si voltano a guardarlo mentre camminano, gli lanciano occhiate fameliche, lo stuprano con gli occhi, e un’altra marea di cliché a stampo sessuale di cui facevo volentieri a meno. Naturalmente è il classico Gary Stu cattivo ragazzo, maleducato, impulsivo, giacca di pelle, occhioni verdi che intrappolano, l’uomo che non deve chiedere mai, sicuro di sé e consapevole del proprio fascino e della propria carica sessuale (abituatevi a questa parola, perché è praticamente il filo conduttore). Dopo aver strapazzato Mina come un indemoniato e dopo aver capito che non rappresenta una vera minaccia, la punzecchia in continuazione, facendole capire che – gira che ti rigira – se la vuole portare a letto.
Mina quindi si rende conto che, anche cessa come si autodefinisce, attrae un membro di sesso maschile, e che membro (il gioco di parole sì, è voluto)!
Lei che fa?
Fa così.
Ma chi è questo tizio figo e attraente che fa straparlare le ovaie di Mina? È un cacciatore (mi correggo: ehi, ma il profilo di quella mascella sulla sinistra non è di Dean Winchester?). È un affiliato della Chiesa Cattolica Vaticana, un esorcista il cui sangue è per i demoni come miele per gli orsi Yogi, che ha visto in Mina un alone di malignità e l’ha scambiata per una strega, ma quando si è reso conto che così non era, ha ben pensato di piazzarsi a casa sua per proteggerla e farle flippare ancora un po’ gli estrogeni.
N. B. I genitori di Mina sono entità astratte che telefonano ogni tanto, che stanno via da casa per settimane, cosa che si ricollegherà magicamente e – soprattutto – Marysuesticamente nel finale.
Nello stesso tempo Mina comincia ad avere visioni di Gilbert, il vampiro personaggio della sua storia su Alain, bello come il sole, biondo, magnifico…
Godard è ufficialmente un’arma impropria creata per sedurre qualsiasi essere di sesso femminile esista.
Insomma, un altro figo. Ma perché un personaggio della sua storia – in cui Mina ha ficcato la Mary Sue di se stessa (vengono fuori dalle fottute pareti!) – si interessa a lei?
Perché è un demone (un demone, un diavolo, il diavolo, qui le cose si fanno confuse, a quanto pareva chi fosse realmente non era poi così importante) che ha deciso di usare FanfictionClub come setta per arruolare tutte le sue streghette.
Che genio del male.
E indovinate un po’? Mina è una sensitiva che fa sogni in cui può vedere il futuro, pertanto Gilbert non si può impossessare di lei, pertanto Gilbert la vuole a tutti i costi, pertanto vuole farci sesso! Logico, no?
Facciamo finta di sì, dai.
Orbene, i nostri eroi Sue/Stu cosa pensano di fare? Andare al Lucca Comics dove ci sarà il raduno del FanfictionClub, dove ci saranno le fanwriter tutte trasformate in streghe cattive che sapranno che Mina non ha accettato di diventare come loro, dove ci sarà anche il vero Alain, dove probabilmente ci sarà anche Gilbert che vuole rinascere! Logico, no?
Va beh.
Segue il viaggio, in cui Roy non si sottrae alle occhiate fameliche di ragazzine, ragazze e donne, e naturalmente non può evitare di molestare Mina con avances sessuali esplicite.
“Prima che io e te ci salutiamo, mi supplicherai di scoparti Strawberry. Oppure ti farò diventare una ninfomane.”
La sottigliezza e la finezza del corteggiamento, oh, that’s so romantic!
Ci vengono propinate le ennesime pare mentali di Mina in un saliscendi di dubbi esistenziali: lei ha una dignità, non vuole andare a letto con lui per il solito motivo che vede lei cozza e lui figo.
Mina, gioia bella, ma tu oltre ai brufoli pensi che una ragazza abbia anche personalità o cosa? Credi che se anche una è bruttina non possa avere abbastanza carattere da intortare un tipo figo?
In più la cosiddetta dignità di Mina non si potrebbe nemmeno chiamare così. Rifiuta Roy, è terrorizzata da lui, ha continuamente crisi di inferiorità nei suoi confronti e crisi isteriche da ragazzina, ma le sue ovaie – alias i suoi pensieri – non fanno altro che farle immaginare come sarebbe farci sesso, costringendola più di una volta a essere sul punto di gettarsi ai suoi piedi e supplicarlo possederla carnalmente sul serio.
E in tutto ciò, Mina comincia a provare un’intensa sensazione che, oltre alle ormai ben note ovaie, le prende anche il cuore. E ce lo dice così.
Se scopro che non mi piace e non mi innamoro, me lo porto a letto cosparso di Nutella e gli spengo le cicche di sigaretta sul culo!
Enzo Miccio sarebbe orgoglioso di lei.
Comunque non temete, due pagine dopo si autoconfermerà di essere innamorata. Che bello il sentimentoH.
Segue la simpatica gita al Lucca Comics in compagnia di Roby, un fanwriter gay che viene descritto come una checca priva di cervello, e altra tensione sessuale che si accumula.
Roy curvò gli angoli della bocca beccandola col cervello nei piedi e le ovaie nella scatola cranica. Ecco fatto, di nuovo la figura della maniaca bavosa.
Sì, abbastanza.
Comunque.
Mina fa la conoscenza delle altre streghe, che di fronte a pizze con le olive si rivelano essere tali (atmosfera lugubre, con queste maligne olive), Mina ci dà l’ennesima prova della sua leggiadria di pensiero…
“Porca miseria.” sussurrò il suo cervello alla bocca, che lo ripeté con le labbra strette come il sedere di un canarino.
… ma la lasciano andare, perché Gilbert la vuole viva e intera. E ‘sto cazzo di Gilbert nel frattempo cosa cavolo sta facendo?
Sta molestando Roy, che si era messo alle calcagna di Mina per proteggerla e per scoprire qualcosa in più. Gilbert gli infila una pulce nell’orecchio (non qualcos’altro in un altro posto, il che forse sarebbe stato meglio) riguardo il suo torbido e misterioso passato (uhm, aspetta, un cliché), e Roy se ne va sanguinolento, stanco e sfibrato.
Segue altra scena di crescendo di tensione sessuale in camera d’albergo, in cui Mina ci regala altre emozionanti parole d’amore…
“Ma può anche darsi di no! Cioè che ti puoi fidare ma che non è amore, eh!” aggiunse lei, presa dal panico. “Magari è un attacco di sindrome mestruale che, ti giuro, fa più o meno lo stesso effetto!”
… ma ancora niente sesso, tanto per mettere altra carne al fuoco.
Segue patetica sceneggiata in cui Roy per proteggerla cerca di rimandarla a Roma, lei dapprima accetta ma per strada inizia a intuire diverse cose e quindi decide di rimanere per aiutarlo, e gira che ti rigira finisce tra le braccia di Gilbert, che la marpiona ben bene, senza mai concludere nulla di fatto.
Io ancora non ho capito perché Mina debba essere sempre nuda, o spogliata, o vittima di un quello che dovrebbe essere uno stupro che però la vede tutta fremente e carica di piacere.
Mina, mi sa che te hai qualche problema.
Segue la parte fantasy.
Lo scempio della letteratura umana.
Scene deliranti, gente completamente rimbambita, orge e sesso (ma dai? Ma chi l’avrebbe mai detto), tutto pronto per la rinascita di Gilbert, che ancora non abbiamo capito che razza di strano demone sia, né lo scopriremo proprio.
Mina è rinchiusa in una fortezza immaginaria dove sviene – ve lo giuro, non sto scherzando – più e più volte, crolla a terra come una narcolettica facendosi un bernoccolo dopo l’altro, perché leccando la bavetta viscidina del vampiro Gilbert può avere visioni del futuro nel sonno.
E il nostro bel figaccione Roy?
Oh, il nostro bad boy non è altri che una creatura maligna, proprio come Gilbert.
Si viene così a coprire che Roy è fatto della sostanza di cui è fatto Gilbert (questa sì che è una licenza poetica mia), quindi… diventa cattivo. Così a caso. Accetta di essere ciò che è andato in giro per il mondo a combattere per diciotto anni, e si getta nella mischia della rinascita orgiastica come se nulla fosse, tutto bello allegro, pimpante, appartandosi con tutte le belle fanciulle che trova. Senza perdere nulla della sua figaggine, sia chiaro. Roy, tu sì che sei un eroe.
Bon, alla fine anche Mina riesce a raggiungere il posto – dopo aver fatto una serie di cose totalmente inutili ai fini della trama, ma a quanto pare indispensabili per il punto di vista dell’arrapamento – e cerca di salvare il povero Alain. Ha un piano. Che da come l’ho visto io non era un piano ma era più un mi-imbuco-al-Sabba-tanto-so-di-essere-la-protagonista-e-quindi-mi-salvo.
Mina e Roy si riconoscono, altra tensione sessuale (a un certo punto ho gridato ad alta voce “Cazzo, Mina, ma riesci a pensare per una volta col cervello e non con le ovaie?!”) e, sorpresa sorpresa, arrivano i salvatori. Non si capisce bene come abbiano fatto ad arrivare né perché siano proprio loro tre.
Parte la scena in cui Roy e Paul – colui che lo aveva costretto a dimenticare la sua essenza di demone – hanno un colloquio assolutamente privo di senso in cui Paul passa per il cattivone di turno nonostante per diciotto anni abbia fatto da padre a Roy. WUT?!
Ora, facciamoci un esame di coscienza, figaccione mio. D’accordo che Paul da piccolo ti ha torturato e ti ha fatto soffrire, ma l’ha fatto per esorcizzarti al meglio in modo che non tornassi dalla parte del male.
Ma adesso che tu sei tornato dalla parte del male pretendi di avere vendetta perché ti senti oltraggiato?
Tu, che hai accettato di tornare demone?!
La vicenda si conclude come da classico copione per sceneggiate harmony.
Il cattivo viene sconfitto, Mina viene salvata da Roy che ritorna a fare il buono, e vissero tutti felici e contenti, tranne quel brutto malvagio di Paul che non si sa bene che fine abbia fatto. La giustizia trionfa, eh.
Finito?
Obviously not.
L’epilogo della storia vede Mina e Roy ancora alle prese con una serata di frasi delicate e romantiche…
“Ho vomitato questa birra e conta che lei mi aveva fatto godere molto più di te, coglione!”
… e poi – finalmente! – fanno sesso. Mina perde la sua verginità. Tre volte di seguito.
Finale in cui si separano ma rimangono in contatto, amore sbocciato, Mina di nuovo ci dà prova della propria dignità di donna matura e indipendente che renderebbe fiere le Suffragette…
Mina si sentiva un’imbecille ed era in pieno trip mentale da primo incontro: lo aveva visto proprio lì la prima volta e adesso erano insieme, ma poi si sarebbero separati… No, l’emancipazione non faceva proprio per lei. Del resto era quella che fantasticava di arrapanti vite matrimoniali in ville di lusso.
… e wow, finale col botto, colpi di fortuna sbalorditivi per un happy ending a 360°.
E grazie a Illior ‘sta roba è finita.
Cosa ne penso
Non avrei mai immaginato di affermare una cosa simile, MAI, eppure ora sono pronta a dire che i libri di Moccia, in confronto a questo, sono capolavori di dialettica.
La storia ha potenziale, ho trovato molto carino che l’ambientazione comprendesse argomenti come le fanfiction, il Lucca Comics, gli scrittori di nicchia, e alla fin fine la trama era buona, forse non originalissima ma divertente, articolata e fantasiosa. Peccato che sia l’unica cosa positiva in tutta quest’accozzaglia di vaccate.
I protagonisti sono due stereotipi fatti e finiti, lei la supersfigata che si trasforma in eroina, contesa da tutti i belloni che si trova intorno; lui il superfigo che rimane superfigo dall’inizio alla fine che tutti gli esseri di genere femminile vorrebbero farsi; la loro storia d’amore non ha nessuna base per esistere ma esiste, auguri e figli maschi.
I personaggi secondari sono quasi tutti dei deficienti patentati.
Le donne o sono malvagie o sono stupide. Oh, e naturalmente sono comunque tutte belle, perché Mina deve per forza essere l’unica brutta, altrimenti si disperde tutto il suo essere speciale.
Gli uomini sono quasi tutti belli, tranne Claudio, che ovviamente è stupido.
Ragazzi, che talento creativo.
La pecca più grande – comunque – è la scrittura. Mother. Of. Illior.
Narrazione e dialoghi sono praticamente la stessa cosa, non c’è nessuna differenza tra la scurrilità delle parole di Mina o Roy e il narratore – che tra l’altro verso la fine diventa ballerino, nella medesima scena cambia da soggetto a soggetto senza preavviso, senza nemmeno una riga bianca di stacco per farcelo capire – col risultato di un immenso coacervo di parolacce imbarazzanti e figure retoriche assolutamente schifose, in cui il sesso è lo scopo principale della trama.
Sesso dappertutto, sempre, nelle scene più impensabili, con le frasi più volgari, come se fosse stato scritto da una quattordicenne sessualmente insoddisfatta quale sembra Mina; una monotonia che cade nel degradante, con una protagonista che offende la maggior parte delle donne con la sua ottusità, con la sua smodata idiozia e il suo patologico bisogno di sbavare dietro ai begli uomini, peraltro perdendosi in ragionamenti infantili e superficiali; una piagnucolosa incapace di avere polso fermo, che chiede scusa a Roy quando dovrebbe essere il contrario, e che lo perdona all’incirca sei miliardi di volte per averle fatto rischiare la vita dopo aver visto i suoi dolci occhioni verdi farsi più languidi.
Un’altra cosa che ho trovato molto fastidiosa è stata il continuo fare riferimento a film, libri o personaggi.
Sono favorevole al fondere il mondo della fantasia a quello reale, magari inserendo una similitudine con una scena di una certa pellicola per rendere il tutto più moderno. Ma una.
In queste pagine avrò letto decine e decine di riferimenti a qualsiasi cosa possibile e immaginabile, segno evidente che l’autrice scarseggia ampiamente di capacità narrative.
Se mi vuoi descrivere una scena lugubre non devi dirmi “Somigliava al castello di Dracula”, me lo devi spiegare con parole tue! Se mi vuoi descrivere l’orgoglio e l’eleganza di una donna rinata non mi devi dire “Si sentiva come Pretty Woman”, ma devi spiegarmi il perché si sente così!
I vocaboli della lingua italiana sono tanti, tantissimi, e la loro combinazione serve a creare descrizioni sempre diverse che aiutano a delineare atmosfere, stati d’animo, aspetti fisici, aspetti psicologici, il tono dei dialoghi, qualunque cosa. Qui no, qui ci si affida quasi esclusivamente a riferimenti esterni, come se fermarsi a riflettere un pochino su questi aspetti fosse una completa perdita di tempo.
Eh beh, d’altronde c’è tensione sessuale, chi se ne frega delle descrizioni?
Un’altra cosa che mi ha fatto abbastanza inalberare è stato che l’omosessualità viene trattata come un giochetto perverso e sporco. Roy, lui che è così virile, così macho, sembra perfino deprecare la cosa, cercando di convincere Roby e Alain a trovarsi una donna per farsi una “vera scopata”. L’ho trovato ironico. I protagonisti sono due perenni infoiati che si scambiano volgarità a tutto andare, e invece i gay fanno ribrezzo.
Qualcuno dovrebbe riarredare i propri schemi mentali. Magari con l’aiuto di un badile sul cranio.
Editing.
D eufoniche, d eufoniche every-fucking-where!
Trattandosi di un autopubblicato è abbastanza normale ritrovarsi con diversi refusi, errori di poco conto o brevi parole mancanti. Qui abbiamo le d eufoniche – che ci sono tutte – e troppe poche virgole nei dialoghi e nei pensieri.
Già Strawberry, per questo sono venuto a casa tua, per mangiare un po’ del tuo grande cervello brufoloso…
“Sai Mina, la felicità rende strani. Ti fa sentire come se potessi fare qualunque cosa, per questo la gente normale non è mai troppo felice. Sarebbe un casino per l’ordine pubblico.”
Dopo Già ci vuole la virgola; dopo Sai ci vuole la virgola.
Sono puntigliosità, è vero, ma sono puntigliosità che contano e che migliorano la lettura, quindi bisogna badarci.
Un’altra cosa, stavolta più grave, i congiuntivi.
Porca pupazza, imparerete mai a rileggere e aggiustare i congiuntivi?! Non mordono, non sono posseduti dal demonio, non sono lo strumento di Satana, imparate a coniugarli!
Il pathos è inesistente.
Come ho già detto, la narrazione è carente e blanda, infantile, e si trasmette nelle scene d’azione, in quelle romantiche (parola grossa), persino in quelle del fantomatico sesso. I vocaboli usati sono scoordinati con l’atmosfera che si vorrebbe creare, sono troppo scabri, spesso inappropriati, inadatti, non c’è una gran cura nella scelta dei sinonimi, e le situazioni ne risultano imbarazzanti, per niente curate ma anzi, frettolose di giungere alla conclusione che andrà a parare esattamente dove si voleva fin dall’inizio.
Le emozioni sono banali, prevedibili, delineate senza attenzione, e monotematiche.
Bah.
Per concludere
La prima parte, diciamo fino alla metà, è stata una lettura piacevole perché si trattava della fase romance del “romanzo” che sì è strapiena di banalità, stupidaggini e seghe mentali, ma c’è da dire che faceva ridere alla maniera Fantozziana: la protagonista tragicomica imbranata, incapace, tonta, sciatta e via dicendo, alle prese col suo sogno erotico fattosi carne, muscoli, ossa e strafottenza.
La parte fantasy invece è stata una mazzata. Forse l’intento era quello di assumere toni più seri e sostenuti, col risultato di aver creato siparietti ridicoli, esasperanti, incoerenti, poco credibili. Un casino.
È una luuuuuuuunga storia che non vale niente.
La protagonista è un’universitaria eppure si comporta come se fosse una quattordicenne ormonata, di amor proprio ne ha zero e stesso livello di dignità femminile, il tipico personaggio che potrebbe piacere solo ad adolescenti con insufficiente fantasia personale e che sentono il bisogno di farsi trip mentali coi propri idoli per sentirsi persone soddisfatte di sé.
E non venitemi a dire che certe cose sono belle proprio perché si può sognare, perché immaginare qualcosa nella propria testa è un conto, battere parole a cazzo su una tastiera senza conoscere le regole basi della narrativa credendo di aver scritto qualcosa di leggibile è un altro.
Non so se sconsigliarvelo perché fa schifo o consigliarvelo perché fa ridere tanto fa schifo.