Recensione "Festival Maracanà" di Vito Ferro

Creato il 29 luglio 2012 da Alessandraz @RedazioneDiario

Pubblicato da roberta maciocci

Cari lettori, 
invece del “cinepanettone”, visto anche il periodo dell’anno, vi proponiamo questo libriccino fresco per l’estate e decisamente gustoso: sarebbe degno di un film estivo appunto, e leggendovelo potreste vederne uno già anticipatamente realizzato nella vostra mente. 
Titolo: Festival Maracana’ 
Autore: Vito Ferro 
Editore: Las Vegas 
Pagine: 184 
Prezzo: 12 € 
Trama: Ale, Casimiro e Tommy, tre spiantati ragazzi delle Velealte, estrema periferia di Torino, terra di niente e di nessuno, decidono di organizzare un festival musicale, una mini Woodstock di tre giorni, con il sogno di smuovere per una volta le loro vite senza sbocco, alla ricerca di riscatto per i continui fallimenti, e rivitalizzare il quartiere stesso, mostro abbandonato all’apatia. Ma non sarà facile e l’impresa, perché di impresa si tratta, risulterà più ardua del previsto. Tra situazioni esilaranti e umanità ricca di sfumature, il libro è la storia di una passione sincera, di un’amicizia senza fine. 
RECENSIONE  Come già anticipato nell’introduzione, un film, ma non di ultima categoria, potrebbe prendere vita da queste fantasiose pagine scritte da Vito Ferro: personaggi improbabili, “bamboccioni” indigeni e/o oriundi di regioni meridionali che popolano un quartiere popolare del piemontese con sogni di gloria in fin dei conti ingenui, realizzati con pochi soldi ma tanta intraprendenza. 


I nostri impavidi amici, durante una serata di baldoria – si fa per dire, dato che si trovano in una bettola e brindano con vino già andato in aceto – pensano di smuovere l’atmosfera sonnolente e squallida delle Velealte, il loro quartiere pseudo-malfamato con un evento musicale: si imbattono nella burocrazia più fiscale e nei burocrati più improbabili (una donna telefonicamente chiede se Torino sia in Piemonte e il “politico” alla cultura è un maniaco dei trenini elettrici, personaggio degno del televisivo Zelig, tanto per dirne un paio). Poche centinaia di euro e, sottoponendosi ai ricatti morali e non del curato del posto, i nostri riescono ad accaparrarsi uno spazio per suonare, spillare birra (scadente), vendere cibarie (rigorosamente acquistate al discount del discount), contendendosi quotidianamente la loro “Arena di Verona dei poveri” con zingari di passaggio, ed in preda ad orde di amici degli amici, vecchietti bramosi di soppiantare rock’n’roll con esibizioni di liscio, tutori dell’ordine (anche qui si fa’ per dire, vedrete quanto siano poco ligi al dovere questi figuri). 
Improbabile anche il loro repertorio: l’amico oriundo meridionale, mammone e fifone farfuglia un Elvis Presley maccheronico, durante una delle serate, facendo scappare gli astanti per sfinimento; il “mariuolo” di quartiere diventa la loro body guard contro ladri ed invasori, per non parlare di “Paletto” alcolizzato fuori di testa che viene addirittura scambiato per un oggetto volante non identificato quando, nell’espletazione di funzioni molto poco nobili, si illumina di fluorescenza nella notte scandita da musica balli e panini con salsiccia bisunti di salse. Qualche diverbio ma Casy, Ale e Tommy, guidati spiritualmente da Barbara, rinsaldano la propria amicizia attraverso queste serate improvvisate


Non manca la band di “tossici” buoni e straordinariamente dotati musicalmente, che nonostante la nuvola di fumo che li circonda (fumo che non è propriamente un effetto alla concerto dei Pooh) faranno sognare il pubblico di spettatori rigorosamente non paganti ma consumanti rinfreschi che implementeranno – non per molto – le tasche degli intraprendenti organizzatori. 
Lo stile snello, mai volgare, da monologhista vero di Vito Ferro è esilarante: divertente davvero, un film sulla carta che non farebbe sfigurare i comici italiani più famosi, qualora se ne potesse appunto trarne una sceneggiatura. Perché no? Intanto il film proiettatevelo virtualmente leggendo questo canovaccio di commedia all’italiana contemporanea. 
L’AUTORE 
Vito Ferro è nato a Torino, dove vive, nel 1977. Autore di "L'ho lasciata perché l'amavo troppo" (Coniglio editore, Roma), "Condominio reale" (Edizioni di Latta, Milano), "Mentre la luce sale" (Lietocolle, Como). In pubblicazione Festival Maracanã (Las Vegas Edizioni, Torino 2012). E' Presidente e fondatore dell'Associazione Ombre.


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