Recensione film Broken City: un pacato noir

Creato il 07 febbraio 2013 da Masedomani @ma_se_domani

New York City è da sempre uno degli sfondi prediletti dai film maker, città in eterno movimento, dall’animo pulsante, coloratissima, caotica e ricca di opportunità, spesso al centro della cronaca, anche se talvolta per episodi dalle tinte poco rosa e molto scure. Forse proprio per questo motivo, cinematograficamente si presta ad essere il perfetto teatro in cui ambientare thriller e polizieschi, senza tenere conto della sua storia d’immigrazione e integrazione che le ha conferito una multietnicità unica e l’ha resa a più riprese territorio di conquista o scontro.

Con una superficie di oltre mille metri quadrati, una quantità di ponti fuori dal comune, un’isola esclusiva che riesce a essere al contempo il cuore dell’economia e della vita mondana, è difficile immaginare un luogo migliore in cui ambientare “Broken City”, film noir che intreccia interessi economici e politica (la campagna per l’elezione del nuovo sindaco), che non disdegna battibecchi e dissapori di coppia (in casa di tutti i protagonisti) e che fa riemergere rancori di vecchia data (tra ex-colleghi/ collaboratori/ amanti e via discorrendo).

Il cast chiamato all’appello per l’occasione, oltre ad alcuni degli attori più amati da produttori e pubblico è anche tra i più azzeccati: primadonna è, ovviamente, il sindaco della città, un abile politicante, affabile e dall’onestà piuttosto dubbia che ha la faccia ben pasciuta di Russell Crowe, attore che sta vivendo un momento magico (è in contemporanea in più sale in panni molto differenti); la sua ricca e raffinata consorte, stufa del coniugio e probabilmente ancor di più degli intrighi e sotterfugi dell’illustre marito, ha invece il volto della sempre più splendida Catherine Zeta-Jones; e l’investigatore spiantato, ex-poliziotto, che arriva dalla strada è il perfetto Mark Wahlberg, abituato a trovarsi copioni simili per le mani.

Tutti quindi a loro agio, credibili e convincenti, ma qualcosa manca e la pellicola è di una prevedibilità che porta lo spettatore più stanco ad assopirsi, mentre prende forma il classico triangolo (politico dal successo tutto da verificare, poliziotto –forse- corrotto o doppiogiochista e ex-poliziotto caduto in disgrazia che cerca riscatto ma finisce in trappola), compaiono i primi cadaveri e i sospetti non si contano più.

Gioco forza consigliare l’opera a chi apprezza i film totalmente incasellati nel filone poliziesco, con protagonisti umani e carichi di debolezze, imperfezioni e scheletri nell’armadio; oppure a coloro alla ricerca di un po’ di azione e suspense, ma non di una trama talmente intricata da imporre il taccuino per gli appunti; o ancora a(lle) fan sfegatati(e) delle due menti a confronto o, forse, dovremmo dire due macho-man che arriveranno allo scontro, Crowe vs. Wahlberg.

Per contro, dovrebbero prendere in considerazione l’ipotesi di preferire un’altra pellicola, gli esigenti per natura, gli amanti del brivido o delle partite a scacchi con l’assassino che qui potrebbero rimanere delusi da un prodotto troppo imbrigliato nei cliché del genere e a tratti un po’ clone di storie già viste nelle passate decadi.

Per noi è un ni: non entusiasma molto in sala, ma una volta approdato su piccolo schermo potrebbe essere tutto un altro film


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