Recensione: “Forse un giorno”, di Colleen Hoover

Creato il 02 aprile 2015 da Ceenderella @iltempodivivere

Esce oggi, in cartaceo, dopo un mesetto dall’uscita dell’ebook e io sono ancora galvanizzata dall’aver preso parte al blog tour dedicato: sto parlando di Forse un giorno di Colleen Hoover. Nel caso qualcuno se lo fosse perso, trovate qui la tappa di approfondimento sulle musiche di Griffin Peterson e qui il link a Rafflecopter per provare ad aggiudicarvi la copia messa in palio dalla casa editrice. Fossi in voi, tenterei la sorte!
Buona giornata, amici <3"><3"><3"><3

Titolo: Forse un giorno
Titolo originale: Maybe someday
Autrice: Colleen Hoover
Traduttrice: Laura Liucci
Editore: Leggereditore
Anno: 2015
Pagine: 384

Sydney Blake, un’aspirante musicista di vent’anni, ha una vita invidiabile: frequenta il college, ha un buon lavoro, è innamorata del suo meraviglioso ragazzo Hunter e convive con la sua migliore amica Tori. Ma tutto cambia quando scopre che Hunter la tradisce con Tori. Ora Sydney deve decidere che ne sarà della sua vita.
È attratta da Ridge Lawson, il suo misterioso vicino. Non può staccargli gli occhi di dosso e non può fare a meno di starsene ad ascoltarlo mentre suona la chitarra sul balcone della sua stanza. La sua musica le dà armonia e vibrazioni. E anche Ridge non può far finta di ignorare che c’è qualcosa in Sydney: a quanto pare, ha trovato la sua musa. Quando, finalmente, si incontrano, scoprono di avere bisogno l’uno dell’altra…

Dicevano che il new adult non era il terreno adatto per Colleen Hoover. Dicevano che non avrei amato un suo libro così tanto come Le coincidenze dell’amore. Dicevano che i suoi protagonisti non mi sarebbero entrati sottopelle fino a divenire familiari come Sky e Holder. Non si potevano sbagliare di più di così, perché non solo si son rivelate tutte predizioni erronee, ma ho adorato Forse un giorno in un modo insensato, tanto da averlo letto in inglese lo scorso anno ed essermici rituffata non appena è uscito anche da noi pur di riprovare le stesse emozioni della prima volta. Perché quando Colleen Hoover scrive, non c’è storia per nessuno e in questo romanzo una delle mie autrici preferite alza l’asticella, coniugando due differenti tipi di scrittura, quella narrativa e quella musicale, e colpendo in punti differenti in maniera pazzesca. Dove non arrivano le sue parole, ci pensano le canzoni di Griffin Peterson e, quando le si uniscono alle emozioni che solo lei sa trasmettere, ecco che questo insieme va a creare un prodotto perfetto che punta diritto al cuore e da lì non lo schiodi più. Potete scommetterci, Ridge e Sydney vi entreranno dentro, a tal punto che, conclusa la lettura, si ha l’impressione di aver perso degli amici di lunga data, tant’è coinvolgente vederli prender coscienza di quello che hanno tra le dita, tanto sono reali e si liberano della carta che li ingabbia per prender vita di fronte agli occhi di legge. Non so se sarò capace di parlarvene nel modo appropriato, perché parlar di questo romanzo non è solo analizzarne i punti di forza e mostrar le sensazioni che si provano; è soprattutto un descrivere un’esperienza che è unica e non ha eguali: coniugare musica e lettura è un colpo di genio ed un qualcosa che parla direttamente alla pancia, più che alla testa, in un modo che probabilmente solo la musica sa fare (e a tal proposito vi consiglio di tenere lo smartphone a portata di mano e scannerizzare il codice QR  che troverete sul volume per non perdervi assolutamente un solo grammo di tutte le emozioni che vi porteranno via). Non mi sento all’altezza, dicevo, di parlarvene nel modo in cui merita di esser trattato, perché so già che finirò a blaterare cose fangirlanti e a lanciar cuoricini svolazzanti mentre ripenso al treno di emotività che mi ha presa in pieno e mi ha lasciata singhiozzante così tante volte che non starò qui a dirvelo per conservare un po’ di dignità. Ricordo d’aver cominciato a leggere questo romanzo, la prima volta, dopo cena esattamente un anno fa e d’averlo terminato qualche ora dopo con un groppo di emozioni attorcigliate in gola che mi ha accompagnata a ogni capitolo. Difficilmente un autore sa travolgere, sconvolgere e allo stesso tempo tenere incollato per l’intera durata della narrazione, ma se c’è qualcuno che è un maestro in quest’arte, quella è la Hoover e lei sì che è una garanzia sulla quale poter scommettere sempre ad occhi chiusi.

Sto osservando le nostre mani, adesso. Apre il palmo e io faccio lo stesso. Li premiamo l’uno contro l’altro.
Non so molto sul corpo umano, ma scommetto che esiste un nervo che parte dal centro del palmo della mano e arriva dritto al cuore.
Le nostre dita sono distese finché lei non le intreccia, stringendole dolcemente. E le mani si uniscono completamente.
È la prima volta che la tengo per mano.
Rimaniamo a guardare le nostre mani per quella che sembra un’eternità. Ogni sentimento, ogni nervo è concentrato nei nostri palmi, nelle dita, nei pollici che occasionalmente si accarezzano l’un l’altro, avanti e indietro.
Le nostre mani aderiscono alla perfezione, esattamente come noi.
Sydney e io.
Sono convinto che nella vita s’incontrino persone le cui anime sono completamente compatibili con le nostre. Alcuni le definiscono anime gemelle. Altri parlano di vero amore. C’è chi crede che la sua anima possa essere compatibile con più di una persona, e sto iniziando a capire fino a che punto possa essere vero. Ho saputo dal primo momento che ho incontrato Maggie, anni fa, che le nostre anime erano compatibili, e lo sono: non c’è alcun dubbio.
In ogni caso, so anche che la mia anima è compatibile con quella di Sydney. Ma c’è molto di più. Le nostre anime non sono solo compatibili: sono perfettamente accordate. Sento tutto quello che sente lei. Capisco cose senza che nemmeno debba dirle. So che ciò di cui ha bisogno è esattamente quello che potrei darle e che quello che vorrebbe darmi lei è qualcosa di cui non sapevo nemmeno di aver bisogno.

La storia di Sydney e di Ridge è quella di un tormento, di una passione che non si credeva possibile e di certezze che vengono spazzate via dall’ignoto; una storia di paure e ripensamenti, di incapacità di guardare in faccia la realtà per il terrore di leggerci quel che inconsciamente si sa già. Quella di un amore che sembra destinato a essere fin dal principio e che mette assieme due persone che sono gli esatti accordi di una melodia che non poteva esser scritta altrimenti: Syd è quello di cui Ridge non sapeva d’aver bisogno e lui è quello che lei ha sempre cercato senza saperlo, due ragazzi che tentano di resistere con tutte le proprie forze a ciò che non si può controllare, negando, dibattendosi per affogare un sentimento impossibile sul nascere che in qualche modo diventa quello del lettore. Ci si sente travolti, dai loro dubbi esistenziali e da quella carica sessuale che sedute intense di scrittura musicale lasciano aleggiare nell’aria senza mai cadere nella volgarità; dal loro essere perfetti assieme, l’uno per l’altra, un’affinità elettiva, quasi, la loro che parte dalla musica che compongono per sconvolgere ogni cosa che li circonda; nella vita di lui, tutto quello che pensava di sapere: con chi avrebbe trascorso il resto della sua vita, il suo modo di comporre, ogni sua certezza; in quella di lei, che di punti fermi non ne aveva più – dopo aver scoperto il tradimento del suo ragazzo con la sua migliore amica -, perché quel che prova non può esser pronunciato e il tempo trascorso insieme a chi le fa battere a ritmo forsennato il cuore davvero per la prima volta è una briciola che non la sazia mai, della quale accontentarsi diventa sempre più impossibile. Niente è semplice, insomma, per due che scoprono di appartenersi ma che non possono dirselo, specialmente quando la propria felicità è già legata a doppio filo a qualcuno che si ama con tutta l’anima ma non è improvvisamente più il futuro che si vuole a fianco. C’è un senso di angoscia, che accompagna entrambi, che sgattaiola dalle pagine per avvilupparsi attorno allo stomaco mentre si legge e obbliga a indossare i panni di Ridge, prima ancora che di Syd, e sentir ogni suo stato d’animo rimbombare nelle orecchie, fluire nel sangue e sbattere contro le pareti di un’anima ingabbiata da rispetto e rassegnazione, dalla complessità unica di un personaggio che sa coinvolgere non solo per il segreto che si porta dietro – che non starò certo a rivelarvi -, ma soprattutto per il modo che trova di beffarlo e ampliare ogni sua sensazione in modo così naturale e destabilizzante da creare delle scene di una bellezza magistrale. Da costringere a prendere i suoi scomodi abiti e portarli – anzi, sopportarli. E vi assicuro che non sono proprio facili da tenere indosso, perché il senso di colpa, unito alla frustrazione, che prova sono qualcosa di ingestibile, che lascia senza fiato e più di una volta fa vacillare la speranza di avere un finale degno dell’intera narrazione. Ma, neanche a dirlo, la Hoover non sbaglia un colpo e anche lì è capace di sbaragliare i soliti happy ending e stupire.

Leggo l’ultimo messaggio e la definitiva conclusione del nostro imminente addio mi colpisce in pieno. Lo sento in ogni parte di me, e mi stupisce la reazione che sto avendo. Poggio la testa contro il muro alle mie spalle e cerco di immaginare il mio mondo prima che vi entrasse Sydney. Era un bel mondo. Un mondo che aveva senso. Poi è arrivata lei e l’ha capovolto come fosse una fragile palla di neve. Ora che sta per andarsene sento che la neve si sta posando e il mio mondo sarà di nuovo dritto, placido. Avrà di nuovo senso. E invece di restituirmi un senso di pace, tutto questo mi terrorizza. Sono spaventato a morte dall’idea di non provare più tutto quello che ho provato nel breve periodo in cui Sydney ha fatto parte del mio mondo.

Questa non è una recensione: è una dichiarazione d’amore spassionata, a una storia ma prima di tutto a un’autrice il cui talento non sta solo nel saper comporre testi con uno stile incisivo e diretto, capace di approcciarsi ad argomenti delicati con una classe e un tatto che sono ineguagliabili, una sensibilità che sconvolge proprio per il modo col quale non lascia mai spazio all’indiscrezione o allo sfruttamento della materia; ma anche, e soprattutto, nelle modalità con le quali sa arrivare dritta al cuore dei propri lettori e parlarci direttamente senza filtri, dialogar di sentimenti facendoglieli sperimentare in prima persona e coinvolgere a tal punto da rimanere ancorati e ritagliarsi, se non proprio prendersi, una discreta porzione di spazio tutto per sé nel quale rimanere. La Hoover parla d’amore e non ha paura di affrontare il tradimento, senza giudizi, senza paura di incomprensioni, in modo così meraviglioso da far accettare e amare ogni suo personaggio: non ci sono vincitori in questa storia, ma soltanto tre ragazzi speciali che si ritrovano invischiati in un gran casino che sembra non aver soluzione se non le loro vite devastate e per i quali, tutti quanti, si spera in un lieto fine, qualunque esso sia. Se ci pensate, questa non è affatto cosa da poco. È semmai tutto l’opposto.

Voto: ❤❤❤❤❤


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