Recensione :GIOCHI PERICOLOSI di Lora Leigh ( I Romanzi Mondadori)

Creato il 17 febbraio 2012 da Francy
 Autore:    Lora Leigh
Titolo originale:  Dangerous Games
Genere:  Romantic Suspense/erotico
Ambientazione: 
Stati Uniti, oggi

Pubblic. originale:   Dell (August 28, 2007) pagg. 384   
Pubblicato in Italia:  ed. Mondadori, coll. Extra Passion di RM, nr.14, febbraio 2012
Parte di una serie:  1° serieTempting Seals

Livello sensualità:  MOLTO ALTA
LA STORIA
Il soldato Clint “Iceman” McIntyre si sta godendo una pausa tra una missione e l’altra dei Navy Seal. Si trova nell’esclusivo club erotico di cui è socio, quando si imbatte in Morganna Chavez, sorella del suo migliore amico, impegnata in un’operazione della Dea di cui fa segretamente parte. E subito Clint si trova in mezzo ai guai: Morganna è l’unica donna che può metterlo in ginocchio, e dalla quale si è sempre tenuto alla larga. Ma ora che è diventata un bersaglio dei narcotrafficanti su cui sta indagando, Clint è deciso a tutto pur di proteggerla. Nonostante la passione tra loro rischi non solo di esplodere ma anche di consumarli…
 RECENSIONE DI MONICA LOMBARDI
Mondadori ha fatto la scelta giusta e lo sapevamo, pubblicando GIOCHI PERICOLOSI, primo libro della serie “Tempting Seals” di Lora Leigh nella collana Extra Passion. Se girate il libro, in basso a destra trovate l’indicazione “Romanzo erotico” – più chiaro di così! Ma per chi attendeva questo romanzo come “indicativo” di tutto ciò che sui Seals il mercato americano offre in materia di romantic suspense – nonostante la cautela suggerita proprio dal blog che ospita questa recensione – o comunque come uno di quei (ahimè) pochi volumi di questo genere che arrivano in Italia, una riflessione è d’obbligo. Che cosa abbiamo letto? Devo confessarvi che, per le prime 30-40 pagine, ho avuto forti perplessità – si riesce a leggere tra le righe? No? Okay, sarò più esplicita: il romanzo mi sembrava un po’ una vaccata.

Cover originale...molto meglio!

La mia “sospensione dell’incredulità” funziona di solito piuttosto bene, soprattutto se leggo qualcosa che mi piace, ma quando nelle prime pagine si è trovata di fronte a una donna che ammirava gli “addominali scolpiti” di un uomo attraverso una T-shirt, si è rifiutata di collaborare. Sfidata subito dopo dall’inclinazione narcisistica-barra-ossessiva del protagonista a commentare in continuazione la durezza del suo membro – yes, quel membro – è entrata direttamente in sciopero, lasciandomi da sola a continuare la lettura. Se “durezza” è la parola chiave delle prime dieci pagine – durezza che oltre tutto subisce un crescendo durante tutto il libro, tanto che a un certo punto sono stata sicura che il povero Seal dovesse provare dolore – , nelle dieci successive il leitmotiv è invece “maschio dominante”, per poi passare al binomio “bagnata/fradicia” che ci accompagna fino alla fine (con la variante di “muscoli fradici” – avete avuto anche voi la tentazione di prendere in mano un manuale di anatomia?). Il tutto con reazioni quasi pavloviane: lui dice “Vieni qui”, lei si sente fradicia – ovvero si accende il segnale sonoro, i cani cominciano a sbavare in attesa del cibo.
Capite perché ero tentata di cestinarlo? Noi lettrici di romance in tutte le sue forme che viviamo nell’illusione che un maschio possa accorgersi di amare una femmina da altri sintomi che non il rigonfiamento ben/mal celato dai jeans, noi che potremmo avere qualche problema a decidere se un uomo sia o meno un “dominante” al semplice vederlo incedere nella nostra direzione, noi lettrici abbiamo insomma bisogno di qualcosa di più convincente, di costruito con maggior cura, qualcosa di sexy e sensuale prima che sessuale dove il crescendo sia emozionale e non solo di... misura! Passate quelle prime 30-40 pagine, però, ho cominciato a trovare nella storia qualcosa di buono. E dunque eccomi qui a cercare di dipanare la matassa, a condividere con voi quello che, a mio personalissimo parere, in questo romanzo funziona e quello che invece funziona decisamente meno.
Che cosa c’è di suspense in “Giochi pericolosi”? L’indagine è un proforma. I personaggi, anche gli agenti della DEA colleghi della protagonista, non scoprono nulla, durante la storia, ma ci rivelano man mano cose che – non si capisce bene come – già sanno. Gli unici colpi di scena – senz’altro tra i momenti migliori del romanzo – sono i passaggi in cui il lettore scopre chi sa cosa. Per il resto, la componente suspense assume la forma del pericolo e del tentativo di sfuggire al pericolo, perché dalla prima (quasi) all’ultima (quasi) pagina, qualcuno è deciso a far fuori la piccola, dolce Morganna, e il nostro Clint ogni tot fa grrrrr, si batte i pugni sul petto e minaccia di uccidere tutti quanti. E nel finale, ancora una volta, i fuochi d’artificio sono più a letto che non nella resa dei conti tra buoni e cattivi. Solo arrivati all’epilogo (letteralmente) del romanzo, quando i nostri hanno ormai eliminato la minaccia più imminente e risolto i problemi tra loro, l’autrice ci fornisce uno scorcio della trama che rappresenta la spina dorsale della serie, e che avevo trovato intrigante già leggendo le sinossi dei vari volumi: la lotta a un cartello della droga condita con lealtà dubbie o divise e segreti familiari. Peccato che la Leigh non ce ne abbia dato un assaggio prima e che si sia limitata a lanciarci giusto una briciolina alla fine come efficace “amo” per incitarci a leggere i volumi successivi. Cosa che probabilmente faremo, perché non so voi ma personalmente penso che il figlio del boss potrebbe rivelarsi una pietanza appetitosa sul menu della serie.
Che cosa c’è di romantic? Di romantico in senso stretto, poco. La Leigh mette sul piatto interessanti dinamiche psicologiche di possesso, compensazione, repressione. Ma il punto è che, dalla prima all’ultima pagina, i due protagonisti si relazionano e reagiscono l’uno all’altra quasi esclusivamente in modo sessuale – e con una sessualità dominata da automatismi, appunto: ti guardo, mi sento infoiato (aperta parentesi - ma che cavolo di termine è? – chiusa parentesi). Pavlov batte Freud, insomma. Questo obiettivo puntato sul sesso è una scelta, quasi una “firma”, per la Leigh, e può anche piacere, sicuramente dà molto pepe al romanzo. Personalmente lo trovo un po’ limitativo, anche perché sono due personaggi che avrebbero avuto parecchio da dire.

L'avremmo preferita così

Che cosa c’è di buono, in “Giochi pericolosi”? L’atmosfera del club è intrigante, e avrebbe potuto esserlo ancora di più. E’ un luogo dove non si respira solo sesso ma anche dinamiche di dominio e sfida, con ambientazioni talvolta sorprendenti. A parte i piccoli colpi di scena di cui parlavo sopra a suon di infiltrati, inaspettate alleanze, doppiogiochisti, ho trovato che le parti migliori fossero proprio quelle dedicate alle motivazioni e pulsioni psicologiche – okay, già viste, ma tutto è già stato visto nel 2012, mettiamoci l’anima in pace. La Leigh è forse monorotaia, nel suo imperterrito seguire un registro erotico spinto, ma dimostra di non essere superficiale. E mi è piaciuta la protagonista, Morganna, che tiene testa in modo egregio e spiritoso a questo alpha-alpha (Seal + dom), “l’omaccione grande e grosso, il Conan del quartiere”, e che davanti al suo donut preferito pensa “al diavolo il sesso con quel somaro”. Gotta love her!
In sostanza? Questo libro è prima un erotico, e poi tutto il resto, questo va detto - è il binario principale che la Leigh sceglie di seguire, sembra, in qualsiasi genere vada a toccare, la sua bussola, come dire. E non posso liquidare la questione dicendo “l’hard-core non mi piace”, perché quando la Ward ci ha portato con Vishous al Commodore (ve lo ricordate? Certo, che lo ricordate!), mi sono fiondata in quell’attico senza remora alcuna. Ma la Ward ha preparato bene i suoi lettori a quelle scene, conducendoveli per mano e dando a quegli sviluppi il sapore dell’inevitabile e del non giudicabile. Qui, la stessa scena che la Leigh ci presenta come primo amplesso dei due protagonisti mi avrebbe sicuramente lasciata meno perplessa se ci fossimo arrivati in modo diverso: più in là nelle pagine, tanto per cominciare, e magari come un punto non di partenza ma di arrivo con una protagonista che incitava il suo amante a mostrarsi esattamente per quello che era. A mio gusto e giudizio personale un romantic suspense non ha bisogno di hardcore per dare emozioni. Ma se questo linguaggio la Leigh era decisa a parlare, presentandoci un Seal con gusti estremi in fatto di sesso (anche se, per favore, il piercing estremo su un Seal proprio no!!!) e un’indagine svolta in un club BDSM, le sarebbe comunque bastato poco per trarne un romanzo decisamente migliore: qualche frase sbattuta meno in faccia, una ripetizione meno martellante di misure e livelli di umidità vari, un crescendo emotivo e sensuale che spianasse la strada e rendesse meno astruse le scene più estreme. Un romanzo non è come un’auto da corsa, dove maggiore è l’accelerazione, maggiore è il brivido. Un romanzo ci accompagna lungo un percorso, dove è l’autore che spalanca le porte, ma sono nostre le emozioni, lo spirito, il senso di coinvolgimento e partecipazione con cui le varchiamo. Se l’autore corre troppo e ci lascia indietro, avrà un pubblico più freddo e meno coinvolto, come spettatori che entrano in sala a film già iniziato e hanno la sensazione di essersi persi dei passaggi. Quanto alle immagini, lo dico sempre: usale una volta, e sono forti ed evocative, usale molte volte, e perdono efficacia per diventare un fastidioso tormentone.

Monica Lombardi

DA LEGGERE NELLA SERIE TEMPTING SEAL


1. Reno's Chance [racconto] (2005) (nella raccolta: Honk If You Love Real Men)
2. Dangerous Games (2007) - ed.italiana: GIOCHI PERICOLOSI, I Romanzi Mondadori. coll. Extra Passion, febbraio 2012, nr14
3. For Maggies Sake (2007) (nella raccolta: Real Men Do It Better)
4. Hidden Agendas (2007)
5. Killer Secrets (2008)
6. Atlanta Heat (2008) ( nella raccolta: Rescue Me)

AVETE LETTO IL LIBRO? SIETE DACCORDO CON QUESTO COMMENTO O LA PENSATE DIVERSAMENTE? VI E' PIACIUTO IL PROTAGONISTA NAVY SEAL ?


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