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Recensione "Gli Scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì" di Katherine Pancol

Creato il 19 agosto 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario
Cari lettori è con grande piacere che oggi vi presento la mia recensione dell'ultimo libro della trilogia di Katherine Pancol Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì, edito in Italia dalla Baldini Castoldi Dalai. Dopo averla incontrata ne Gli occhi gialli dei coccodrilli e averne seguito con il cuore in gola le vicende ne Il valzer lento delle tartarughe, eccoci di nuovo in compagnia di Josephine Cortès, delle sue figlie Hortense e Zoé e del loro piccolo grande universo fatto di sogni di amori e di successi impetuosi, sofferti e conquistati con grande e umanissima passione, in un valzer incessante di emozioni che appassiona facilmente il lettore grazie alla magia intessuta dalla penna magistrale dell'autrice francese.
Titolo: Gli scoiattoli di Central Park sono tristi il lunedì 
Autore: Katherine Pancol 
Traduttore: R. Patriarca 
Editore: Baldini Castoldi Dalai 
Collana: Romanzi e racconti
Data di Pubblicazione: 2011
Pagine: 762 
Prezzo: € 20,00
Trama: I personaggi di Katherine Pancol sono ancora affannosamente in cerca della felicità pur scansandola per mille, buone ragioni. Hortense, la sua sfacciataggine e la carriera che decolla, l'odio ostinato per i sentimentalismi e Dio sa quanta fatica per abbandonarsi all'amore. Shirley, un valzer serrato tra relazioni sbagliate che dura da troppo e ormai l'ha sfinita. E poi lei, Josephine. Timidezza incurabile e maglioni sformati. Che attraversa Parigi per prendersi cura di un fiore. Gary che non ha la pazienza di aspettare, Philippe che invece non fa altro, e infine Oliver - "faccia da re umile" - che fa l'amore come s'impasta del buon pane. Un girotondo di vorrei ma non posso che finalmente ha la forza di interrompersi: fare i conti con quello che è stato, farlo adesso e senza riserve, per afferrare un lembo di felicità. D'altronde, gli scoiattoli di Central Park insegnano: la felicità ci inganna e dura un istante. La domenica i turisti affollano il parco, ma il lunedì? 

RECENSIONE
"Abbiamo tutti bisogno di credere, di aver fiducia, di sapere che osiamo dedicarci anima e corpo a un progetto, a un’impresa, a un uomo o a una donna. Allora, ci sentiamo forti. Ululiamo come Tarzan e sfidiamo il mondo. Ma se dubitiamo…Se dubitiamo, non capiamo più niente. Non siamo più sicuri di niente.Subito si presentano emergenze che non avrebbero dovuto essere tali.Domande che non ci saremmo mai posti.Interrogativi che, improvvisamente, scuotono le fondamenta stesse della nostra esistenza.”
È una storia tutta al femminile, quella che ci viene narrata da Katherine Pancol nei tre romanzi che compongono la sua trilogia dai titoli “animaleschi”. I personaggi maschili non mancano, e vengono descritti non meno bene rispetto alle loro compagne, madri o amiche, dall’aspetto fisico al profilo psicologico, dai sentimenti ai desideri e alle azioni. 

Joséphine è una donna timida, colta ed educata, lavora per l’Università di Parigi, ha una figlia di vent’anni, Hortense, dal carattere deciso e dalle idee sorprendentemente chiare, che studia a Londra per diventare stilista, e l’adolescente Zoé, che abita con lei e vive con passione, ma anche una notevole dose di buon senso e maturità, i turbamenti e le difficoltà proprie della sua età. L’impressione che Joséphine ci suggerisce sin dall’inizio è che la sua sensazione di profonda solitudine non derivi tanto dal suo essere vedova e quindi “sola”, ma dal fatto di sentirsi sempre inadeguata, quasi fuori posto nella vita del suo prossimo. Questo lato del suo carattere non influenza il suo essere madre, Joséphine è riuscita infatti a crescere le figlie con coraggio e dedizione, rendendole due piccole donne intelligenti e determinate. Il lato oscurodel suo carattere, quello che sembra tenerla per le caviglie quando invece sarebbe in grado di volare in alto senza particolari difficoltà, deriva dal suo rapporto con la madre Henriette, persona avida e senza scrupoli, che ora anziana passa le sue giornate a tramare ai danni dell’ex marito Marcel, e con la sorella Iris, morta assassinata in torbide circostanze dopo aver passato la vita a sfruttare il mondo a suo favore, sorella inclusa. E proprio a causa del rapporto succube con quest’ultima, della certezza di non essere amata dalla madre, che le preferiva Iris, Josephine giunge a sacrificare il suo nome per scrivere un libro di successo per conto di Iris.

Ma quando Iris è morta, l’inganno del libro è stato rivelato e ora Joséphine si trova a dover fare i conti con il senso di colpa – per il successo, per essere ancora viva – per essere innamorata di suo cognato Philippe. Joséphine si ritrova così a confidarsi di notte con la stella che lei immagina, per confortarsi, ospiti l’anima di suo padre, comunicandole tutti i suoi desideri. Confida alla luminosa stella immaginaria quella che vorrebbe essere e non è, le azioni che non ha il coraggio di compiere – come reclamare Philippe come suo di diritto, perché questi la corrisponde con passione ma, anche lui succube del passato con Iris, non sa cosa pensare dell’atteggiamento indeciso della sua amata. Alle prese con il figlio adolescente Alexandre, che trova conforto nell’amicizia con la clochard Becca, e con la giovane Dottie, che lo ama con passione senza essere ricambiata se non da un grande affetto.

Migliore amica di Joséphine è Shirley, che abita a Londra e ha una storia familiare ancora più complicata e sorprendente. L’unico rapporto sereno della sua vita è ed è stato quello con il figlio, che ormai ventenne si prepara per affrontare la carriera di pianista a New York, cercando di portare con se la ragazza che ama... Secondo diverse filosofie, il caso non esiste, ed è un concetto che personalmente condivido in pieno. Scelga pertanto ogni lettore la definizione migliore per dare un nome agli eventi che accadono nella vita di ognuno di noi e che, se colti nel momento in cui avvengono e scelti di essere vissuti in pieno, possono sul serio cambiare il corso degli eventi. 


La capacità di Katherine Pancol di dipingere un mondo così complesso ed estremamente umano, fragile e forte insieme, fa sì che anche i protagonisti del suo libro si trovino prima o poi a dover affrontare se stessi, in una pacifica battaglia che, chi vuole veramente “crescere”, prima o poi nella vita si trova a dover affrontare. Così il ritrovamento di un misterioso diario porta Joséphine a doversi guardare allo specchio e imparare ad apprezzare ciò che può vedere in esso, dopo aver affrontato a cuore aperto i fantasmi del passato. Philippe e Shirley si ritrovano contemporaneamente a vivere lo stesso percorso, naturalmente in modo diverso, attraverso l’incontro con Becca per quanto riguarda il primo, la separazione – anche se solo “chilometrica” - dal figlio e l’amore di Olivier per la seconda. 
La narrazione delle vicende dei protagonisti viene supportata e completata dalle storie di personaggi che non oso definire secondari, in quanto l’autrice ce li presenta a tutto tondo, ricchi di sfumature e particolari che ce li fanno amare o detestare fino in fondo. Così Josiane, seconda moglie di Marcel Córtes, e il loro intelligentissimo bambino, Junior, alle prese con le malefatte di Henriette ai danni di Marcel, spalleggiata da quella macchietta di personaggio che è Chaval, insieme ad altri parenti e affini, alimenta l’effetto stile “teatro nel teatro” proprio di questo libro che rispecchia anche in questo la molteplice ricchezza della vita reale. 
Un romanzo psicologico in fondo, ma tutt’ altro che pesante o complesso. Un libro che si legge tutto d’un fiato nonostante la “mole” – d’altra parte io adoro i libri voluminosi, quando comprendono una storia raccontata così bene e con tale maestria. Vorrei spendere due parole a favore della traduzione italiana, che ho trovato molto coerente e scorrevole. Deve essere stata un’impresa non da poco riuscire a mantenere il ritmo di una lingua straniera, rendendolo in italiano, per quasi ottocento pagine di testo. Complimenti quindi alla sig.ra Patriarca per averci permesso di godere delle “parole” di Katherine Pancol, e a quest’ultima per averci regalato la storia di Joséphine e del suo piccolo, grande mondo. 
L'AUTRICE:
Katherine Pancol (Casablanca, 1954) giunge in Francia all’età di cinque anni. Dopo aver insegnato lettere classiche, è diventata giornalista, collaborando con «Paris-Match» e «Cosmopolitan». Per Dalai editore ha pubblicato Gli occhi gialli dei coccodrilli (2009) e Il valzer lento delle tartarughe (2010), i primi due volumi della trilogia best seller in Francia. QUESTO il suo sito web ufficiale. 

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