RECENSIONE
Punto uno: Il romanzo in questione viene presentato come un time travel, ma, in realtà, il passaggio temporale da un’epoca all’altra è descritto in poche righe. Ciò che mi ha disturbato in maniera più incisiva, però, è stato il fatto che nonostante la protagonista sia stata catapultata dal XXI americano al XVI secolo delle brume scozzesi ne venga solo superficialmente turbata. Bastano pochi giorni, infatti, perché lei si senta completamente a proprio agio (l’unica cosa di cui sente la mancanza è il caffè che, udite udite! è conservato nella dispensa del castello… ma non ci troviamo nel XVI secolo nella selvaggia Scozia??? E’ vero che il caffè veniva consumato già all’epoca, ma solo in Egitto, Siria e Turchia http://www.taccuinistorici.it/ita/news/moderna/cbevande/Storia-del-CAFFE.html. Sembra, però, che alla Moning piacciano proprio gli anacronismi storici, poiché poco più in là ci parla di tè (!) arrivato per la prima volta in Europa nel 1610 a bordo di una nave olandese http://www.diwinetaste.com/dwt/it2005037.php)
Pinzillacchere queste? In un romance v’interessa la storia d’amore e pazienza se non si riportano particolari esatti? Bene! Passiamo allora all’intreccio. Punto due: Dov’è l’intreccio? Se qualcuna di voi lo ha colto, che m’informi per cortesia! Per quanto mi riguarda, ho solo letto di un continuo battibecco tra lui e lei. La cosa più interessante del rapporto tra i due è, però, senza ombra di dubbio, la motivazione che spinge Adrienne a rifiutare il bellissimo, sensualissimo, muscolosissimo, dotatissimo (potrei intitolare questa recensione “Sotto il kilt, tutto!”) Lord Hawk: l’odio per gli uomini bellissimi (in questo libro è tutto un superlativo). E’ vero che il passato della ragazza non è stato tutto rosa e fiori accanto alla sua ex fiamma, un uomo bellissimo (ma va?) e ricchissimo (ma no!), il quale ha approfittato in modo becero dell’ingenuità della nostra povera eroina, ma vi sembra una motivazione valida su cui costruite ben 390 pagine di romanzo?
Punto tre: Di cosa s’innamora Hawk? Non ci è dato sapere. E’ vero che Adrienne è bellissima (Anche lei, sì!), ma si mostra come una bisbetica, senza averne fondamentalmente motivo. E’ vero che Hawk è un bellissimo (help!) e che lei ha giurato di non soccombere mai più a cotanta beltade, ma ho percepito questo escamotage della Moning come una motivazione molto superficiale. Avrei potuto capire questo tipo reazione da parte di Adrienne per le prime 20 pagine di libro, ma non per le altre 360.
Punto quattro: Il regno delle fate e il popolo di Danu. La Moning si è documentata sul popolo fatato (o piccolo popolo), vero. C’è un però: a mio avviso (e parlo da appassionata di miti e leggende celtiche) avrebbe dovuto spiegare meglio il passaggio che portò i mitici Tuatha de Danann (il divino popolo della Dea Danu) al regno sottoterreno (e ultraterreno), ove furono cacciati dai Milesi, al tempo della loro invasione dell’Irlanda. Da quel momento i Tuatha de Danann, i biondi e divini sovrani arcaici dell’Irlanda, assunsero il nome di Daoin Sidhe (collina fatata). Piccole precisazioni, queste, necessarie, a mio avviso, per capire e immergersi al meglio nella magia.
Punto cinque: I dialoghi. Quando leggo di un Highlander che si esprime (rivolgendosi alla propria moglie) con termini come “dolce falcone” o “fanciulla” (a ogni piè sospinto), scusatemi ma il personaggio (soprattutto se viene descritto come un guerriero spietato) mi si smonta pezzo per pezzo. Non ce la posso proprio fare! Mi aspettavo dialoghi arguti, pungenti, pepati… e mi ritrovo a leggere questo? E quale Highlander rimarrebbe impassibile (concedendosi solo un ringhietto) davanti a un rivale (Il cattivo in questione: Adam Black) che lo sfida dicendo che si porterà a letto la bella Adrienne? Mah. Vi domanderete allora perché ho voluto dare due stelline di valutazione al romanzo: Per la chiusa. Sì, la fine mi è piaciuta. La Moning si è salvata in corner? Non proprio, ma, a mio parere, l’ultimo paragrafo vale tutto il libro.
Avendo già letto l’anteprima del prossimo libro della serie: “Highlander. Torna da me" (un Highlander Berseker nel XVI secolo… Ma i Berseker non erano i guerrieri vichinghi, posseduti dalla furia della battaglia? ) non confido in un maggiore coinvolgimento rispetto a questo, ma si sa… La speranza è l’ultima a morire.
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