HUNGER GAMES
AUTORE: Suzanne Collins EDITORE: Mondadori PAGINE: 376 PREZZO: 14,90
Quando Katniss urla "Mi offro volontaria, mi offro volontaria come tributo!" sa di aver appena firmato la sua condanna a morte. È il giorno dell'estrazione dei partecipanti agli Hunger Games, un reality show organizzato ogni anno da Capitol City con una sola regola: uccidi o muori. Ognuno dei Distretti deve sorteggiare un ragazzo e una ragazza tra i 12 e i 18 anni che verrà gettato nell'Arena a combattere fino alla morte. Ne sopravvive uno solo, il più bravo, il più forte, ma anche quello che si conquista il pubblico, gli sponsor, l'audience. Katniss appartiene al Distretto 12, quello dei minatori, quello che gli Hunger Games li ha vinti solo due volte in 73 edizioni, e sa di aver poche possibilità di farcela. Ma si è offerta al posto di sua sorella minore e farà di tutto per tornare da lei. Da quando è nata ha lottato per vivere e lo farà anche questa volta. Nella sua squadra c'è anche Peeta, un ragazzo gentile che però non ha la stoffa per farcela. Lui è determinato a mantenere integri i propri sentimenti e dichiara davanti alle telecamere di essere innamorato di Katniss. Ma negli Hunger Games non esistono gli amici, non esistono gli affetti, non c'è spazio per l'amore. Bisogna saper scegliere e, soprattutto, per vincere bisogna saper perdere, rinunciare a tutto ciò che ti rende Uomo.
Diversi sono i libri che ultimamente sono proiettati alla creazione di un mondo distopico come sfondo agli eventi che si susseguono e ai personaggi che, generalmente, combattono contro il potere ( a volte simboleggiato da una forza del male) per la libertà e la cessazione di ogni tipo di sopruso. Il mondo distopico che Suzanne ci presenta ha le caratteristiche essenziali di quel prototipo creato da Orwell e utilizzato come stampo da alcuni contemporanei: la popolazione è soggiogata sia fisicamente che moralmente, l'ignoranza è un'arma che viene utilizzata per far dimenticare la vera storia e imporre quella che fa più comodo ai governatori, le condizioni sanitarie e alimentari sono misere e degradanti, nessuno ha la forza di ribellarsi perchè sa di mettersi nei guai o perchè è ormai pervaso da un senso di rassegnazione, quasi di accettazione della vita che Capitol City detta per loro, si vive continuamente con la paura. Paura di morire di fame, di essere ucciso, di scoppiare in miniera, di essere scovato al di là del proprio distretto, di essere sorteggiato per gli Hunger Games annuali.
E tutto viene presentato con un tono pacato e indifferente, come se fosse normale e giusto, come se fosse una festa che inciti stilisti a creare capi d'abbigliamento degni di stima, squadre a ricercare sponsor, tributi a esercitarsi e uccidere. Questa è la cessazione di umanità che tuttavia continua a pervadere parte della popolazione tra cui Katniss e Peeta, i tributi sorteggiati nel distretto 12. Come funzionano dunque questi giochi di caccia? Le regole sono abbastanza semplici. Come punizione per la rivolta (durante la quale il tredicesimo distretto fu annientato mentre gli altri dodici sconfitti) ogni anno i dodici distretti devono fornire due partecipanti, un ragazzo e una ragazza,(sembra quasi di ricordare l'usanza del re di Creta Minosse che ogni anno richiedeva un tributo di sette fanciulli e sette fanciulle da far divorare al Minotauro) per un totale di ventiquattro tributi che dovranno fronteggiarsi in un'arena finchè non rimane soltanto un singolo vincitore.
"Ma il vero divertimento degli Hunger Games è guardare i tributi uccidersi l'un l'altro. Di tanto in tanto un tributo lo uccidono, giusto per ricordare ai giocatori che possono farlo. Ma per la maggior parte del tempo ci manovrano affinché ci affrontiamo faccia a faccia" Così dopo essere stati sorteggiati, dopo l'addestramento e lo studio di strategie e tattiche, dopo cerimonie ampollose e esagerate che sembrano dimenticare quale sia il vero fine degli Hunger Games, si comincia. Prendere il necessario, fuggire dalla Cornucopia, cercare un riparo immediato, studiare i metodi migliori per sconfiggere gli altri e vincere. Katniss appare inizialmente insicura, non crede di essere in grado di vincere, teme i tributi favoriti dalla loro massa muscolare e dal loro addestramento sin da bambini, ha soltanto uno zaino con sè e manca l'arma che lei prediligeva: l'arco. Allo stesso modo Peeta appare insicuro e fragile, diventa pallido nel momento in cui viene sorteggiato ma poi piano piano sembra farsi forza da solo, per la sopravvivenza o forse per qualcosa di più: lui infatti, come Katniss, non vuole essere cambiato all'interno dell'arena, non vuole diventare un mostro, macchiarsi la coscienza uccidendo gli altri anche se questo è necessario, preferirebbe morire.
VOTO:
Voi lo avete letto? Che ne pensate?