Recensione "I bambini di Cold Rock"

Creato il 19 ottobre 2013 da Giuseppe Armellini
spoiler ammazzafilm
Molto interessante.
Tutti aspettavamo al varco Laugier per capire se era più veritiero l'acerbo e pasticciato Saint Ange o il grande Martyrs, considerato da qualcuno (e anche da qualche blog/sito) come l'horror più bello del decennio.
Non lo è in realtà ma vederlo tra i candidati è d'obbligo.
Tutti aspettavamo Laugier ma dovremmo avere obbiettività nel'analisi.
Chi lo detestava avrà da ridire anche qua.
Chi lo esaltava troverà materiale anche qua.
Chi esaltava semplicemente Martyrs parlerà di delusione.
Invece I bambini di Cold Rock è "soltanto" un buon film, uno di quelli, ne parlavamo con Insidious 2 pochi giorni fa, che prova a raccontarci una storia e mette tutto il resto al servizio di essa.
Ha tanti meriti, proviamo ad evidenziarli.
Intanto c'è la Biel, una di quelle brave e belle che anche struccate mangiano la testa alle starlette recitazionedovesei di turno. (a tal proposito quando ho visto quel figlio brutto in quel modo mi chiedevo quanto fosse orrendo il padre per aver bilanciato così).
Personaggio molto sfaccettato il suo, a un tratto persino sfuggente.
Ed è proprio questo il capolavoro di Laugier in questo film.
Perchè ne I bambini di Cold Rock i personaggi sono tutti complessi, fanno cose buone e altre sbagliate, sembrano nel giusto e poi nel torto, hanno i loro pregi e i loro difetti. Di quasi tutti quelli principali nel corso del film pensiamo sia bene che male, fatichiamo a condannarli o a premiarli.
Specie per quello della Biel, angelo o cinica trafficante di bambini?
Ma ripenso anche al pianto finale di Tracy, davvero potente per un personaggio anch'esso sfuggente.
Mi è piaciuto molto il modo di raccontare con quel prologo che è un mezzo flash forward, con quel twist a metà film che cambia tutto e con quel finale che gli dà un sapore diverso, ti pone domande, ti mette dubbi.
E se tutto quello che succedeva fosse giusto?
E' quello che si chiede anche la piccola Jenny in fuga dallo squallore ma in crisi di identità nel finale.
Finale che come in Martyrs Laugier dipinge di autorialità, forse anche troppa, con un altro deus ex machina, la vecchia, molto simile a quello del precedente e bellissimo torture movie.
Soluzioni narrative apparentemente diversissime ma sottilmente molto simili tra i due film.
Ma Laugier si riconosce, non solo nel finale. Molti luoghi tornano, la regia è ancora magnifica (che riprese aeree...), la donna è sempre l'eroina. E per la terza volta su tre c'è il trucchetto della stanza di sotto che nasconde qualcosa.
Difetti?
La vicenda, diciamocelo, è abbastanza improbabile, un tale giro di bimbi nel mondo normale sarebbe stato scoperto dopo pochi mesi.
E lo splendido titolo originale, The Tall Man, richiama una figura molto misteriosa nel film ma raccontata malissimo. Laugier avrebbe dovuto giocare più col paranormale, magari attraverso inquadrature ad hoc. Invece questo uomo alto alla fine non inquieta mai, non è nemmeno così alto in realtà (all'inizio c'è un motivo, non è lui) e non viene presentato mai nella maniera giusta.
La conferma che Laugier può sempre dire la sua.
E che forse sboroneggia un pò troppo.
( voto 7 )

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