TRAMA "Nell'Italia di inizio '500, la comunità di un piccolo paese sperduto tra le colline della Val Camonica, controllato dal Duca De Baccelli e lontano dai domini della Diocesi di Brescia, vive come può dedicandosi all'allevamento e all'agricoltura, oltre che alla preghiera nella piccola chiesa gestita dal frate domenicano Orazio. Frate Orazio viene allertato da un pastore della presenza dei resti di un falò e, una volta constatata l'attendibilità della testimonianza, non può fare altro che avvertire la Chiesa e le autorità di Brescia, pur sapendo che l'arrivo dell'Inquisitore avrebbe cambiato per sempre le sorti del paese."RECENSIONE Dunque, ancora una volta un romanzo storico, questa volta proveniente da una giovane autrice, Romina Principato, che con la sua narrazione trasporta il lettore direttamente nel passato, a cinquecento anni fa, quando imperversava la caccia alle streghe. Molti pensano che sia una faccenda medioevale, invece è proprio nel corso del Cinquecento che si registrarono gli episodi più violenti e terribili.Tornando a noi, siamo nella Val Camonica, in un piccolo paesino chiamato Cemmo, dove vivono i nostri protagonisti: Agata e Giacomo, due fratelli gemelli che hanno perso la loro madre all'età di soli cinque anni, e che da allora vivono con la loro balia, Amelia, in una piccola casupola poco fuori dal villaggio. Compaiono fin da subito altri personaggi: frate Orazio, il parrocco della comunità, apparentemente destinato a rivestire un ruolo marginale in tutta la vicenda, ma che invece smentirà questa supposizione; Andreas De Baccelli, giovane rampollo del signore della zona, e svariati altri abitanti del luogo. Sarà proprio dall'incontro tra Agata, ancora ingenua e in gran parte ignara dei mali del mondo, e Andreas, che le vite di tutti cominceranno ad essere stravolte: ammaliata dal giovane, conquistata dalle sue parole, la giovane si lascia convincere a partecipare ad una festa sul Pianoro, una festa che si terrà alla mezzanotte del giorno del suo quindicesimo compleanno, per partecipare alla quale diventa disposta a tutto, anche a mentire alla sua famiglia. Agata, però, non può immaginare che cosa l'aspetta a quella festa, nè le conseguenze che ne deriveranno. Così come non sospetta che Amelia non racconti loro tutta la verità sulle sue uscite, su cosa fa quando si allontana da casa e si reca a casa di Bernardo, condadino della zona.Quando Frate Orazio scoprirà i resti della festa che si è tenuta su quello spiazzo d'erba, si vede costretto suo malgrado ad appellarsi all'intervento del Vicario di Brescia. Nemmeno lui immagina, però, che ad arrivare a Cemmo sarà un Inquisitore, che scatenerà una vera e propria caccia alle streghe e agli eretici, accusati di aver scatenato una moria di bestie e di aver assassinato dei bambini.In una spirale di follia e di crudeltà, la tranquillità di Cemmo verrà spazzata via e le vite di Agata, di Giacomo e di Amelia, così come di tutti gli abitanti del paese, verranno definitivamente stravolte.Data questa panoramica generale sulla trama, passo ad esprimere il mio parere. Il libro si può dividere più o meno nettamente a metà: nella prima vengono presentati i personaggi, illustrato il territorio e vengono poste le basi per gli eventi che si susseguiranno in modo molto incalzante nella seconda parte.L'inizio, a essere sinceri, è piuttosto lento, a volte perfino noioso. Oggetto principale della narrazione sembrano essere le descrizioni dello stile di vita di Agata e della sua famiglia, di come debbano quodianamente fare i conti con il freddo, con le difficoltà dell'inverno, con la scaristà di cibo e via di questo passo. Ciò, se da un lato trasporta il lettore nella vita effettiva di cinquecento anni fa, dall'altro è un po' troppo ampio, l'autrice si dilunga molto su dettagli che alla fin fine sono davvero irrilevanti e questo, data la corposità del libro, avrebbe secondo me potuto essere evitato, anche per alleggerire la storia stessa e rendere meno pesante la lettura.
Già dalla prima parte emerge però una caratteristica essenziale del libro, che poi è quella che più mi ha colpito: i personaggi sono assolutamente, totalmente e irrimediabilmente umani. Dimenticatevi eroi e cattivi, dimenticatevi i principi azzurri che giungono in groppa a cavalli bianchi per salvare donzelle indifese, dimenticatevi che esistono i buoni buoni e i cattivi cattivi. Ognuno ha le sue sfacettature, le sue sfumature, le sue contraddizioni. I "cattivi" ci sono, vestiti con sai francescani... La figura dell'Inquisitore è la chiara dimostrazione del detto "l'abito non fa il monaco". Potrei rimanere giorni interi a parlare di questo personaggio, così come di tutti gli altri, ma so già che se anche lo facessi, nessuno si metterebbe a leggere una recensione chilometrica, quindi lascio a voi immaginare le atrocità commesse da lui e dai suoi aiutanti. Dico solo questo: mi sono davvero venuti i brividi a leggere certe parti, e a pensare soprattutto che in molti casi è accaduto davvero così!La lentezza della prima metà è invece assolutamente estranea alla seconda. Con l'arrivo dell'Inquisitore è come se tutto accelerasse di colpo e alle descrizioni subentra l'azione e la curiosità, mista ad ansia, del lettore e dovuta al fatto che nessuno sembra essere abbastanza innocente per potersi salvare da un'accusa qualunque che potrebbe condannarlo al rogo. Poi ci sono i colpi di scena: sorprese imprevedibili e rivelazioni inaspettate sembrano quasi diventare la regola. E tornando allla verosimiglianza dei personaggi, mi ha - piacevolmente all'inizio, un po' più tristemente dopo - sorpresa il fatto che Agata, Giacomo, Amelia, Frate Orazio e anche frate Bruno, il giovane e fiducioso aiutante di Orazio, siano come tutti soggetti ai capricci della realtà e della vita. Nemmeno per loro la salvezza è certa, anzi, da quando Agata ha partecipato a quella festa sul Pianoro, le loro stesse vite sono diventate sempre più incerte e, forse, per molti potrebbe non esserci un lieto fine. Se questo effettivamente ci sia o no, lo lascio a voi lettori scoprirlo, per parte mia... dico che nessuno, nemmeno il lettore più lungimirante, potrebbe arrivare ad indovinarlo. Per ultimo, lo stile. Complessivamente medio, non eccessivamente ricercato nè troppo povero da risultare banale; lineare, senza frasi troppo complesse, scorrevole e veloce da leggere, niente male insomma, adatto per affrontare agevolmente all'incirca cinquecento pagine. Dando quindi un giudizio complessivo, devo fare i complimenti all'autrice, per aver saputo architettare e mettere nero su bianco una trama in cui nulla è certo o scontato, e per aver saputo creare suspance e coinvolgimento nel lettore, o almeno in me. Ho letto circa il 40% per cento del libro tutto d'un fiato, perché dovevo assolutamente sapere come andava a finire! Insomma, non riuscivo a staccare gli occhi dallo schermo del lettore ebook, e credo che questo basti a far capire come questo libro sia da annotare nella lista dei desideri di tutti i lettori che ricercano buoni libri, lontani da ogni convenzione commerciale e dalle mode.