Autore: Daniele Picciuti
Editore: Seneca
ISBN: 978-8889404324
Numero pagine: 154
Prezzo: € 11,95
Voto:
Trama:
“La notte è buia, senza stelle. Tra i banchi di nebbia si cela una figura demoniaca… riesce a intravederla, mentre si contorce, danzando tra le ombre delle tenebre… inneggiando un sommesso lamento alla morte e al sangue che berrà.”
Per Keltar, Cavaliere del Nuovo Ordine Shennarias, è l’inizio di un incubo senza fine, che lo vedrà opporsi a forze incontrastabili.
Fra orchi, licantropi e altre infernali creature, Keltar troverà sulla sua strada la bellissima e misteriosa Alya, il Principe Elfo Arenlid Lorrain, il Capitano Valim dell’esercito di Arkan e altri indimenticabili personaggi. Sullo sfondo di una guerra imminente che minaccia di far capitolare Midyan, capitale del florido regno di Valdora, Keltar dovrà affrontare il malvagio Generale dell’esercito del Caos, il leggendario Karnac il Carnefice, nel disperato tentativo di salvare la città dalla distruzione e svelare il mistero che si cela dietro la leggenda di Mirr, il villaggio fantasma in cui si muovono, come ombre spettrali, i Lupi della Bruma.
Recensione:
Il primo pensiero trovandomi tra le mani un fantasy di nemmeno duecento pagine era dettato dalla curiosità: era veramente possibile condensare trama e tanti personaggi in così poco spazio? L’ultimo pensiero è stato di sollievo: per fortuna è breve!
Si tratta di una serie concatenata di cliché, una raccolta dei più piatti e abusati stereotipi del genere che farebbe quasi pensare a una parodia se non fosse così serio. Un regno in pericolo, soldati che accorrono in suo aiuto, battaglie cruente al limite dello splatter e l’eroica risoluzione da “e vissero tutti felici e contenti”. Il tutto con un ammasso informe di nomi di personaggi che vengono a malapena descritti, presentati al lettore come entità a sé stanti ed estremamente prevedibili. Anche quelli che dovrebbero essere colpi di scena risultano scontati, come per esempio la profezia relativa alla misteriosa figlia del cattivo di turno. Ve lo dico: nella storia c’è un solo personaggio femminile…
Le scene di scontri e battaglie sono le uniche a essere descritte in un modo più narrativo rispetto al solito elenco asettico di personaggi che si susseguono senza sosta, ma già dopo le prime due o tre sequenze di decapitazioni e sgozzamenti è chiaro che ogni lotta sarà sempre uguale e con le medesime descrizioni ripetitive.
È un caso eloquente del diffuso e trattato Tanto è fantasy! di cui ci siamo occupati già tante altre volte.
Come se tutto questo intruglio non bastasse, un’intera sezione della recensione va dedicata al linguaggio usato dall’autore, le cui pecche si possono vedere fin dalla quarta di copertina riportata all’inizio della trama. I puntini di sospensione martoriano il testo un paragrafo sì e l’altro pure, spesso usati al posto delle virgole, dando un curioso effetto di narrazione agonizzante [citazione obbligatoria del mio professore di editing]. Ma quello che la rende raccapricciante è l’ammontare di errori ortografici: non si contano i vari “qual’è”, che perfino il correttore automatico di Word mette a posto, i “và” e i “fà”. Sono rimasto sinceramente perplesso: possibile che un romanzo sia stato pubblicato così come è uscito dalle mani di chi lo ha scritto, senza un’opportuna revisione? Passino i particolari meno identificabili, d eufoniche o punteggiatura dei dialoghi, passino anche le finezze tecniche come l’eccessiva spaziatura delle parole, ma almeno qualcuno che si accorga delle castronerie linguistiche che infestano ormai la maggior parte dei testi italiani moderni!
Questo libro mi ha lasciato anche una punta di delusione: i lupi della bruma che danno il titolo, e che erano stati descritti in modo così affascinante nella loro presentazione… che fine hanno fatto? Sono ridotti a personaggi marginali, soffocati dal macchinoso eroismo di dozzine di guerrieri e dalla bestialità dei combattenti avversari. L’incoerenza regna fin dal titolo.