Recensione: Il bacio di Jude, di Davide Roma
Creato il 16 febbraio 2013 da Mik_94
Io
non sono più Jude
Westwick.
Non potrò mai più guardarmi allo specchio senza pensare alla mia
natura. La mia vita sarà un'imitazione della vita
Titolo:
Il bacio di Jude
Autore:
Davide Roma
Editori:
Sperling & Kupfer
Numero
di pagine: 290
Prezzo:
€ 17,90
Sinossi:
La vita in un paese piccolo come Twindale, Massachusetts, può essere
noiosa. Molto noiosa. Ma Jude Westwick, diciassette anni e un animo
ribelle, ha trovato un modo tutto suo per evitare la monotonia della
provincia: infrangere ogni regola. Ecco perché si diverte a fumare
nel cortile della scuola proprio sotto il cartello "vietato
fumare", e a fare a pugni nei corridoi solo per attirare
l'attenzione di Emily, la biondina per cui si è preso una cotta
colossale. Ed ecco perché il preside ha deciso di punirlo.
Costringendo lui, e il suo migliore amico Big Head, a passare il
sabato pomeriggio in biblioteca. Jude è furioso. Eppure, quel
pomeriggio, la sua vita cambierà per sempre. Infatti, sfogliando i
vecchi giornali dell'archivio, s'imbatte nella notizia di un efferato
fatto di sangue, consumato quarant'anni prima, proprio nel
sotterraneo della casa in cui abita con i genitori. Incuriosito,
decide di cercare il passaggio per il sotterraneo e scopre così un
segreto terrificante: una stanza chiusa a chiave da sempre, piena di
misteriosi volumi vergati a mano. Volumi che parlano di lui. In
quella stanza è sepolto l'intero destino di Jude. Un destino
spaventoso, oscuro, crudele. Ma il destino è davvero ineluttabile? O
c'è un modo per cambiare ciò che è già scritto? Grazie all'amore
di Emily, e all'aiuto di Amber, una tormentata ragazza dai capelli
rossi come il fuoco, Jude dovrà imparare a conoscere la sua vera
natura e a dominarla. Compiendo così la scelta più difficile di
tutte...
La recensione
Jude
Westwick è un ragazzo come tanti. Forse solo più avvenente - con i
suoi lineamenti da star dei telefilm americani - dei suoi anonimi
compagni di liceo. Ha una disordinatissima stanza tappezzata di
poster, un castello di cd accanto al letto, amici da contare sulle
dita di una mano e due genitori un po' assenti, che lo lasciano
vegetare, senza mai troppe storie, in una piacevole monotonia di
giorni scanditi da musica rock, da interminabili maratone
cinematografie in compagnia del brillante Big Head, da sigarette
aspirate assieme al gusto del proibito e da piccoli atti di
ribellione adolescenziale per farsi beffa dell'ingessata autorità
degli adulti. Ma
lui sembra soltanto un ragazzo qualunque. Una matricola di una
scuola superiore del Massachusetts, un nome tra tanti in un registro
di classe. Non lo è.
Il
suo nome è scritto sui papiri degli antichi, in leggende e
incredibili profezie, nei piani imperscrutabili di chi brama il suo
potere per sé.E
il romanzo che vede protagonisti lui, il suo bacio e il tetro destino
che lo aspetta non è il banale urban fantasy che io, a prima vista,
mi sarei aspettato. Le apparenze ingannano e, proprio al di là della
loro soglia, si nascondono impensati colpi di scena. Sorprese
scioccanti, relative al destino di un ragazzo, degli uomini tutti e
della letteratura young adult
in Italia. Sorprese che, talora, si rivelano tremendamente piacevoli.
Il
mondo è custodito tra i palmi di Jude, mai stato così
drammaticamente in bilico. Ad un suo schiocco di dita, potrebbe
bruciare come lo stoppino di una candela o tornare a splendere in una
dimenticata età dell'oro. Potrebbe essere la fine o l'inizio di ogni
cosa. Vita o morte, bene o male sono da scegliere sulle due facce di
una moneta lanciata per aria.Al
solo pensiero, i cuori degli abitanti di questo nostro pianeta alla
deriva potrebbero cominciare a tremare forte. Eppure pregare potrebbe
non essere del tutto inutile, questa volta. Jude, infondo, ha già
realizzato una mia mezza preghiera. Lui che è il Personal Jesus
di cui cantavano – anni fa, o
forse appena ieri? - gli eterni Depeche Mode.Non
ha fermato guerre, aperto i mari come fossero ventagli di acque,
risanato la crisi riempiendomi di soldi, libri e pace. Nulla del
genere. Mi ha dimostrato che vale la pena battersi per l'urban
fantasy, sfidando i giudizi di chi reputa il dedicarsi alla stesura
di storie simili un'assoluta perdita di tempo e di chi stima un
genere così nuovo già giunto al tramonto della sua esistenza –
pensiero quest'ultimo che,con grande scoraggiamento e
delusione, è pessato spesso per la testa anche a me.Davide
Roma, al suo esordio, è capace di descrivere la monotonia della
quotidianità alla perfezione, ma riempiendola d'entusiasmo, e
surreale e travolgente furore. Ha uno stile cinematografico, secco,
veloce, ma mai sterile.
La sua scrittura trasuda intelligenza, sana
ambizione, consapevolezza. Nonostante la storia sia semplice,
giovanile e avventurosa, essa riecheggia di echi filosofici
sapientemente inseriti in una cornice paranormale; talora
semplificati con scaltrezza, talora concretizzati alla lettera con
affascinante audacia: brevi riferimenti alla teoria del rasoio di
Occam, accenni al super uomo di Nietzsche, ammiccamenti al De
Principatibus del Machiavelli...
Trasuda
una forte cultura classica, ma allo stesso veste con grande
versatilità una bandiera a stelle e strisce che gli calza alla
perfezione, senza nemmeno una piccola grinza o una toppa sui gomiti.
Un consiglio che si dà agli esordienti è il forse banalissimo
“Scrivi di quello che sai”, ma cosa c'entra esattamente un nostro conterraneo - che si divide tra Roma e Milano - con armadietti, balli
scolastici di Halloween, partite di basket alla TV e altri elementi
tanto cari alla consolidata tradizione americana? All'inizio non
avevo risposte a questa domanda e pensavo che la storia di Davide,
tanto lontana dal nostro stivale, potesse cadere in qualche forzatura
o contraddizione. Le ipotesi, a lettura ultimata, sono due: o qualche viaggio all'estero,
nel suo caso, deve aver fatto miracoli o ha scoperto nei serial e nei
film americani un'efficace ed inesauribile fonte di documentazione. E
pensare che io li guardo solo per oziare in poltrona!La
sua opera prima ha un'innegabile e naturale aura di internazionalità,
la stessa che avevo scorto lo scorso anno nel fortunato Multiversum
di Leonardo Patrignani.L'autore
snoda i fili della sua trama tra divertenti sfide a biliardo,
deliziose cene a base d'aragosta capaci di far venire l'acquolina in
bocca, e gli spettri, le cicatrici e le amarezze di una guerra
combattuta lontano da noi, ma vicina nel tempo
Con
un inizio che ricorda volutamente un episodio di Dawson's
Creek e il film Breakfast
Club (“Don't you
forget about meeee...”, ve la
ricordate?), si
trasforma gradualmente in un fantasy tra il sacro e il profano; al confine con il mistico,
l'esoterico e la spy-story, in cui nemmeno
l'onnipotente Jude – che non è un demone, un vampiro, un folletto
o un lupo mannaro – è immune ai richiami dell'amore e della figura
geometrica più in voga del momento in campo sentimentale: il
triangolo. Ma non preoccupatevi.Questo
romanzo è più Io sono il numero quattro
che Twilight. Più
Kyle XY che The
Vampire Diaries. E l'eponimo
“eroe” ricorda più un simpatico Peter Parker alle prime
esperienze che un rubacuori destinato a fare faville con i membri del
sesso opposto. Ha ottimi gusti musicali, guarda bei film e il suo
migliore amico è un genietto con il cervello più grande dei
bicipiti. Razionalmente, sa di dover seguire l'esempio dell'accorto
Ulisse, ma finché è ancora giovane e la notte è lunga vuole
sperimentare quanto possa essere figo imitare gli egocentrici eccessi
di Achille piè veloce.L'amore
ha due volti: quello della bionda e angelica Emily e della volitiva
Amber, una punk rosso peperoncino. Il rapporto tra Jude e le due è
complicato, ma essenziale, descritto con semplicità, sensibilità,
malinconia e sentita emozione. Senza una parola di troppo, ma
enfatizzato e sfumato dolcemente per mezzo di raffinate e sottili
ellissi narrative; ad esempio questa:“Se ne stavano immobili,
seduti nel semibuio, mano nella mano (…) a raccontarsi il passato
pensando al futuro”.Il
bacio di Jude è il primo
romanzo di una trilogia. Rivela poco, pochissimo, ma mi è sembrato
di avere a che fare con il mondo che racconta da sempre. Ci sono
ancora cose da scoprire, ma tanto è stato letto nell'arco di quasi
300 pagine. Si ha un senso di appartenenza, di profondo appagamento,
di pienezza.
Il
verbo di Jude comincia a mietere adepti. Io sono tra loro.
La
sua parola è legge. Perciò, così sia.
Il
mio voto: ★★★★
Il
mio consiglio musicale: Depeche Mode – Personal Jesus (The Stargate Mix)
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