Recensione Il bambino con il pigiama a righe

Creato il 19 ottobre 2010 da Sky9085

Negli anni peggiori della Germania nazista, un ambizioso soldato è chiamato a prestare servizio nei pressi di un campo di concentramento. La famiglia è lasciata all’oscuro di tutte le malvagità perpetuate in quella che, secondo il figlio minore, è una fattoria di contadini.

Ben presto l’uomo sarà costretto a ripagare con il proprio sangue tutti i delitti commessi…

Un film carico di emozioni, in grado di dare uno sguardo differente ad un periodo storico già da tanti rappresentato. Il mondo visto attraverso gli occhi innocenti di un bambino, occhi che non hanno la minima idea di cosa sia la sofferenza.

Protagonista della vicenda è un bambino in grado di conservare la propria purezza, nonostante i “lavaggi di cervello” cui gli adulti lo sottopongono, in grado di essere solidale e comprendere l’ingiustizia molto più di quanto possano fare i grandi, di provare misericordia per un mondo che non riesce a capire.

Il film in un certo modo cerca di rivalutare anche la posizione dei tedeschi cercando, riuscendoci pienamente, di non fare di tutta l’erba un fascio, sfruttando, a tal proposito, il risentimento di una madre per un figlio, colpevole di aver fatto scelte che non riesce a condivideree che la inducono perfino a disinnamorarsene. A dare maggior peso a tale considerazione c’è la figura di una moglie che, un bel giorno, scopre di aver sposato un “mostro”, reso tale da un sistema cui non può opporsi né sottrarsi.

Non meno rilevante è l’interpretazione della figlia adolescente, pronta ad appoggiare le scelte di un ragazzo di cui è cotta, come se stesse condividendo una banale passione musicale o cinematografica.

Un’interpretazione da Oscar per entrambi i bambini, sia il tedesco sia l’ebreo, che riescono grazie alla loro “ignoranza” a prenderci per mano e trasportarci attraverso un mondo che credevamo di conoscere, ma che ci sembra di vedere per la prima volta grazie a quel tocco di umanità che tocca le corde del cuore, spezzandole nella scena finale e lasciando un vuoto incolmabile, perché non è affatto vero che il bene trionfa sempre sul male! (un’altra recensione del film è presente qui, puoi confrontarla con quella appena letta).


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