Recensione "Il Bambino con le Nuvole negli Occhi" di Jayne Anne Phillips

Creato il 22 febbraio 2011 da Alessandraz @RedazioneDiario

foto Flickr

Cari lettori,
oggi vi propongo un romanzo speciale, che mi ha colpito molto. E' una di quelle storie che rimangono e che non smettono di porre domande. E che cosa c'è di meglio di lasciarsi risvegliare il cuore?
Trama:Il caporale Robert Leavitt, in servizio in Corea, viene ferito dal fuoco amico e trova riparo in una galleria vicina al villaggio di No Gun Ri. Perdendo e riprendendo coscienza, sogna sua moglie incinta, Lola, e il loro bambino non ancora nato. Nove anni dopo, Termite, il figlio di Leavitt, non cammina e non parla, probabilmente a causa di una forma di autismo, e vive con la sorellastra Lark e la zia Nonie in una piccola città in West Virginia. Da un lato assistiamo alla lotta disperata di Leavitt per sopravvivere dentro quella galleria a No Gun Ri nel 1950 e dall’altro viviamo insieme alla diciassettenne Lark nel 1959, che è disposta a qualsiasi cosa pur di impedire ai servizi sociali di portarle via Termite. Una storia di segreti familiari, che alterna due diversi piani temporali e che svela attraverso diversi punti di vista i risvolti più intimi di ogni personaggio. Termite ha solo nove anni e percepisce il mondo attraverso i suoni. Lark, diciassettenne, cerca di proteggerlo e di crearsi un futuro. Lola, donna singolare, sfuggente ed emotiva, è sparita misteriosamente. Intrecciate alle loro voci, quella di Robert Leavitt, soldato morto nella guerra in Corea nel massacro di No Gun Ri, in cui centinaia di civili coreani rimasti intrappolati sotto un tunnel e vennero uccisi dall’esercito americano. Con un linguaggio potente e poetico questo romanzo scandaglia le profondità della coscienza e ripercorre una pagina nera e dimenticata della guerra di Corea.
RECENSIONEQuesta è una storia sull'infanzia e sulla potenza della vita. Sulla violenza delle emozioni. Sulla forza dell'amore. E sui legami invisibili che attraversano la vita di una famiglia e, forse, la vita in genere.
Luglio 1950. Robert è un giovane soldato americano che combatte in Corea una guerra cui avrebbe preferito non partecipare; a casa, la moglie Lola sta per dare alla luce suo figlio. Dieci anni dopo, il bambino, Termite, in seguito alla misteriosa scomparsa di Lola, vive in West Virginia con la sorellastra Lark e la zia Nonie. I tre formano una strana e insolita famiglia, che si allarga ai vicini e a un'amante. In una soffocante estate, su cui incombe la minaccia di un'inondazione e che segnerà per Lark il passaggio all'età adulta, si dipanano i destini dei protagonisti a comporre un'avvincente saga familiare, dove i personaggi sono uniti da legami indicibili e miracolosi, dove la generosità trionfa misteriosamente sul rancore, la perdita e l'assurdo.Perchè i personaggi di Jayne Anne Phillips non conoscono angoscia, nè paura. La loro sete di vita è troppo forte, contagiosa e innocente al tempo stesso.
La critica, decisamente positiva, ha affermato che questo romanzo è "sfaccettato come il più prezioso dei diamanti" (Alice Munro). A me ha fatto pensare a scaglie di madreperla, cangianti e colorate, accuratamente disposte come in una pelle di serpente, o di drago. Come se il fine dell'autrice fosse svelare e interpretare la trama della vita, misteriosa come una creatura mitologica, decifrandone il senso, in una rete di corrispondenze fra tempo e spazio. Si vede questo per una serie di rimandi all'interno della storia: l'arco del ponte nella lontana Asia sotto il quale scorre la vicenda del soldato Robert ha la stessa forma di quello sul fiume della campagna del West Virginia, dove dieci anni dopo giocano i due ragazzi, Lark e Termite, e che ricorre nei disegni assorti della madre Lola e in quelli ossessivi del figlio; la musica, magia malinconica e potente, che irrompe nelle note nostalgiche di My Funny Valentine dalla tromba di Robert, nella voce assorta di Lola, elusiva cantante di jazz, e nella fascinazione che subisce il piccolo Termite, abbracciato alla radio.
La storia scorre a balzi, seguendo di giorno in giorno la sorte di Robert nel caldo soffocante della Corea e quella di Nonie, Lark e Termite negli ambienti conosciuti della familiare provincia americana; gli altri personaggi, l'enigmatica e affascinante Lola in primis, li conosciamo tutti attraverso flash back e lentamente il quadro pluridimensionale (poiché vi è anche la dimensione del tempo) si svela aggiungendo piano piano le tessere di un puzzle che si distinguerà nella sua interezza solo alla fine.
La dimensione della profondità poi è data dalla pluralità delle prospettive, poiché le vicende del 1959 le vediamo sistematicamente narrate dai punti di vista diversi della zia Nonie, della giovane e risoluta Lark e del piccolo Termite. E' quest'ultimo però che consente lo sfondamento della prospettiva: Termite non parla come gli altri, non cammina e non è autosufficiente, vede parzialmente quello che ha intorno (le nuvole negli occhi), ma più profondamente di tutti gli altri. Non perché guardi e capisca quantitativamente di più, ma perché si lascia sommergere dalla realtà, dai particolari, dai rumori, dai colori che la mente razionale degli adulti non recepisce, e della realtà accusa l'imponenza.
Così l'amore assoluto di Lark per il fratello le consente di partecipare di questa percezione, di attingere a questa saggezza occulta, più antica della razionalità umana. Dice Lark, trasportando il fratello per i sentieri sconnessi di quest' America desolata, che Termite “è talmente puro che il mondo lo riempie più di quanto potrebbe mai capitare a me, che corro trascinandomi dietro il carretto” e anche “Fin da principio ho pensato che fosse un angelo, la parte buona di me che non parlava e si rifiutava di esprimersi con il linguaggio comune. Una parte di me che portavo in giro, sforzandomi di averne cura, che non comprendeva le cose nel solito modo”.
Le circostanze dure e difficili della vita non sono saltate, le vivono in pieno e le sostengono con coraggio tutti i protagonisti, ma c'è una positività di fondo a cui lealmente tutti si aggrappano come quando Nonie e Nick parlano dell'eventuale futuro di Lark e lei porta fuori la torta, che è bella e pensa “Meritiamo tutti di vedere qualcosa di bello che ci viene incontro. Così c'è il tempo di desiderare quello che potremo ottenere davvero”.
Lo snodarsi della storia, come in un libro del destino scritto da una mano amica e nascosta, fa crescere i protagonisti e li porta avanti con una potenza che è simile a quella dell'inondazione che, inesorabilmente, travolge tutto, ma lascia i personaggi come in un mondo nuovo e vergine, pronto per essere esplorato.
Un personaggio mi è rimasto come sospeso e certamente era questa l'intenzione dell'autrice: lo strano assistente sociale Stamble, che porta a Termite una nuova e più leggera sedia a rotelle e sembra riuscire a comunicare col bambino. Questa evanescente figura è come qualcuno che porta doni per sostenere e accompagnare i difficili cambiamenti che la vita richiede. Ma chi è per Jayne Anne Phillips questa incarnazione della sollecitudine della vita stessa verso noi poveri uomini tirati e sbattuti dalla forza violenta delle passioni e a volte dei legami più forti della morte?
E' un libro strano e positivo, in cui dal dramma nasce il bene, un libro che chiede a chi lo legge di rendere ragione di questa inesausta e inesauribile speranza.
L'AUTRICE:Jayne Anne Phillips è nata e cresciuta in West Virginia. Ha raggiunto la fama come autrice di short stories: la sua prima raccolta di racconti, Biglietti neri, pubblicata nel 1979, è divenuta un caso letterario e ha vinto il Sue Kaufman Prize for First Fiction. I suoi lavori sono stati paragonati dalla critica a quelli di John Updike,William Faulkner, Don de Lillo, Cormac McCarthy. Ha scritto quattro romanzi: Machine Dreams (1984), Shelter (1994), Mother King (2000) e Il bambino con le nuvole negli occhi (1979); e due raccolte di racconti, Black Tickets (1979) e Fast Lanes (1987). Le sue opere sono tradotte e pubblicate in dodici lingue.


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