Recensione: "Il cardellino" di Donna Tartt

Creato il 02 gennaio 2015 da Saraguadalupi



Figlio di una madre devota e di un padre inaffidabile, Theo Decker sopravvive, appena tredicenne, all'attentato terroristico che in un istante manda in pezzi la sua vita. Solo a New-York, senza parenti né un posto dove stare, viene accolto dalla ricca famiglia di un suo compagno di scuola. A disagio nella sua nuova casa di Park Avenue, isolato dagli amici e tormentato dall'acuta nostalgia nei confronti della madre, Theo si aggrappa alla cosa che più di ogni altra ha il potere di fargliela sentire vicina: un piccolo quadro dal fascino singolare che, a distanza di anni, lo porterà ad addentrarsi negli ambienti pericolosi della criminalità internazionale. Nel frattempo, Theo cresce, diventa un uomo, si innamora e impara a scivolare con disinvoltura dai salotti più chic della città al polveroso labirinto del negozio di antichità in cui lavora. Finché, preda di una pulsione autodistruttiva impossibile da controllare, si troverà coinvolto in una rischiosa partita dove la posta in gioco è il suo talismano, il piccolo quadro raffigurante un cardellino che forse rappresenta l'innocenza perduta e la bellezza che, sola, può salvare il mondo.
Prima recensione del nuovo anno!

Ho finito questo libro qualche giorno fa, ma non nego che, parlarvene mi risulta ancora un po' difficile. "Il cardellino" credo sia uno di quei libri (o, meglio, libroni) che riempiono la testa di parole, ed il cuore di emozioni contrastanti tanto che, alla fine, davvero, riuscire a tirarne le somme è tutt'altro che semplice.

Il protagonista è un ragazzino di nome Theo che, a seguito di un'espulsione da scuola, si ritrova a visitare un museo insieme alla madre, l'unica che ha sempre dimostrato amore per lui, a differenza del padre, sparito per nuovi lidi in un giorno qualsiasi della vita del figlio e mai più tornato. Theo sa di non dover essere felice per l'espulsione, eppure quei momenti madre-figlio sono ciò che maggiormente lo rende felice..fino alla tragedia. Mentre i due camminano per le alte sale del museo, un'esplosione rompe il sacro silenzio della storia, ed al tempo stesso rompe la vita del nostro protagonista, lasciandolo senza la figura femminile che tanto amava. Al tempo stesso però, gli da due grandi opportunità: custodire un quadro, "il cardellino" appunto, e conoscere una ragazzina, Pippa, anche lei distrutta dal dramma dell'esplosione. Per Pippa, Theo, inizia a provare un nuovo tipo di amore, che però stenta a "decollare" e, come purtroppo spesso accade, la droga offre una strada più facile per non pensare alle numerose crudeltà che la vita ha deciso di infliggergli.

Iniziando a leggere il romanzo, ci si aspetta che il quadro abbia il ruolo preponderante sempre e comunque, dall'inizio alla fine..mentre in verità assume una vera importanza a partire da metà libro, quando Theo inizia ad addentrarsi nei guai peggiori della sua vita, con il suo amico Boris come unico compagno, ed il quadro come unico collegamento con quell'amore materno che, dalla sua dipartita, ha lasciato un vuoto incolmabile.

Mi rendo conto di essere un po' confusionaria nel spiegarvi questo libro, ma riassumere brevemente la trama è praticamente impossibile perchè gli eventi che si susseguono sono veramente un'infinità, proprio come gli avvenimenti che si susseguono in una vita intera. La Tartt, di fatto, ci trascina nella vita di Theo, senza raccontarci solo una singola "avventura" ma la sua intera evoluzione, dall'infanzia, all'adolescenza e maturità.. una vita riassunta in poco meno di novecento pagine, con tutte le sue coincidenze e complessità. Purtroppo, però, devo dirvi che, forse è stata proprio questa serie infinita di episodi e di giornate raccontate, che mi portata soprattutto nella prima parte del romanzo, ad annoiarmi in modo quasi incredibile, tanto da portarmi a giocare il ruolo della spettatrice che guarda troppo spesso l'orologio e non vede l'ora di finire ciò che sta facendo.

Ecco, l'ho detto. Nel leggere il libro che ha vinto il premio Pulitzer, mi sono annoiata. E, tanto per non farci mancare niente, oltre agli eventi narrati, devo ammettere di non aver amato neanche Theo: totalmente passivo, un ragazzino negativo all'inverosimile che in pratica ci lascia il messaggio di fondo che la vita fa schifo, la morte è inevitabile e non abbiamo scampo e che la maggior parte del bene deriva comunque dal male.

Ok, quando l'ho iniziato, sapevo che "Il Cardellino" sarebbe stato una lettura non proprio facile e veloce, ma almeno speravo che non fosse anche deprimente..ed invece, ecco la sorpresa. Un po' deprimente lo è stato, esattamente come la copertina.

L'unico messaggio (quasi) positivo che vi ho trovato è stato che non sempre le cose belle arrivano dalla strada giusta e che magari a volte, anche sbagliando strada o sbagliando mezzi si può comunque arrivare al nostro scopo:

"Perchè se è vero che il male può discendere dalle buone intenzioni..dove sta scritto che da quelle cattive può venire solo il male? Magari a volte il modo sbagliato è quello giusto. Magari prendi la strada sbagliata e ti porta comunque dove volevi. Certe volte puoi sbagliare tutto e alla fine viene fuori che andava bene"

A questo punto forse vi starete chiedendo come ho fatto a finire il tomo se non mi ha entusiasmata per niente, ebbene, il merito in questo caso è dello stile narrativo della Tartt che, nonostante racconti eventi non propriamente emozionanti, è riuscita comunque a scatenare in me quel minimo che curiosità che porta noi amanti dei libri a finire di leggere la storia, sempre. Provate a pensarci: protagonisti insopportabili, antagonisti irritanti, storie insipide, eppure, ci ritroviamo sempre qui a parlare dei libri che non ci sono piaciuti (oltre che di quelli graditi, ovviamente). Ecco, è stata questa strana chimica tra storia e lettore, che mi ha fatto portare a termine la lettura senza troppi intoppi - noia a parte.

Anche in questo nuovo anno, però, cercherò di non sconsigliarvi a priori un romanzo che non mi ha appassionata e, anche in questo caso, posso solo dirvi che ritengo "Il Cardellino" un romanzo per niente adatto a me: non posso dire che sia un brutto libro, ma solo che mi aspettavo forse qualcosa in più. Mi aspettavo una storia, ecco, una di quelle belle storie con magari qualche colpo di scena qua e là, piuttosto che il resoconto della vita di un ragazzino un po' troppo "passivo" nei confronti della vita per i miei gusti.

Detto questo, ho sentito parlare molto bene di "Dio di Illusioni", altro romanzo della Tartt e credo che gli darò una possibilità perchè, come vi ho detto in precedenza, lo stile dell'autrice mi piace molto..chi lo sa, magari con una storia differente (e meno prolissa) la apprezzerò di più!


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