RECENSIONE
«Ciò che dobbiamo ricordare è che le profezie vogliono avverarsi. Sono oscure per una ragione.»Quando si leggono molti libri appartenenti allo stesso genere – come può accadere alle lettrici di paranormal romance ora che questo si è creato una nicchia sicura e prolifica nell’editoria italiana – e, oltretutto, di un genere purtroppo particolarmente sensibile al pericolo della ripetizione e della stereotipizzazione, è ineluttabile che un libro riesca a emergere dal maelstrom di letture solo se dotato di inattaccabili qualità, quali l’originalità del tema, un ricco e solido world-building o un inconfondibile stile che caratterizzi l’autrice. Oppure, certamente, di oggettive imperfezioni o insufficienze che ne determinino la totale débâcle. Questo primo volume della Lords of Deliverance series, lungi dall’essere mediocre, a dispetto delle aspettative legate alle credenziali della serie madre di cui è uno spin-off, non possiede però quel quid nuovo, intrigante, indimenticabile che gli consenta di distinguersi. O, per lo meno, non come avrebbe potuto fare se fosse stato pubblicato un anno fa.
A prescindere da questa constatazione circostanziale e, a ben vedere, soggettiva, che probabilmente sarebbe ribaltata se il lettore non avesse nella sua biblioteca un consistente scaffale di paranormal romance letti, Eternal Rider è un piacevolissimo rappresentante del genere cui appartiene. Ha dalla sua la penna indiscutibilmente dotata della Ione, autrice dall’immaginazione fertile e vivace, capace di creare personaggi e situazioni originali e dinamici – da zero o reinterpretando miti e storie già esistenti – e realtà complesse e stratificate in cui convivono molteplici protagonisti, che interagiscono tra loro, e diversi mondi semantici. In questa nuova saga, alle figure legate alla tradizione giudeo cristiana – con l’arricchimento apportato dalla letteratura gotica –, vale a dire Dio e Satana, angeli e demoni e tutti i vari e numerosi livelli ibridi tra una forma e l’altra apparsi nella serie madre Demonica, si aggiungono figure appartenenti alla mitologia greca – Ade, Ares, Cerbero – e la figura archetipica della lussuriosa e crudele Lilith, che ha radici profonde nelle religioni dei popoli mesopotamici e in quella ebraica più antica e che, grazie al neopaganesimo ottocentesco, è stata associata anche al culto della Grande Madre. Viene così a crearsi un bizzarro sincretismo che, se pur ben motivato dall’autrice, a tratti mostra qualche debolezza. La rilettura dell’Apocalisse della Ione, infatti, è originale e offre terreno prospero per la caratterizzazione dei suoi sfortunati protagonisti, i quattro Cavalieri destinati a divenire Pestilenza, Guerra, Carestia e Morte alla rottura dei sigilli di cui parla l’ultimo libro del Nuovo Testamento, spalancando così le porte all’Armageddon. Ma mette anche Dio e gli angeli in una luce stranamente ambigua: Dio pone talmente tante limitazioni e regole, che pare voler intralciare i quattro Cavalieri piuttosto che aiutarli a evitare l’Apocalisse; e questi lottano con tutte le proprie forze per preservare i sigilli e scongiurare la fine dell’umanità e la vittoria di Sheol, ma sono soli nella battaglia e nella ricerca, perché gli angeli hanno il divieto di intervenire. Nonostante questo, nell’insieme e scendendo a qualche compromesso con la ragione, l’impianto narrativo della saga funziona e consente all’autrice di far recitare al meglio i propri attori, tra azioni eroiche e manie personali, passati violenti e futuri in cui poter sperare, intrighi e tradimenti, battaglie sanguinose e incontri passionali. Immancabili questi ultimi nella scrittura della Ione, ma meno presenti e più contestualizzati in questo primo libro di quanto non avvenga nella serie madre.
«Quando sono vicino a te, prende le mie forze. Ecco perché la mia corazza si indebolisce. E perché non riesco a avvertire niente quando mi stai accanto.» Ares azzerò la distanza tra loro, appoggiandole le mani sulle spalle. «E perché sento cose che non dovrei.»Cara deglutì anche se aveva la bocca completamente disidratata. «Tipo?»«Tipo il senso di colpa per averti messo in questa posizione. Tipo volerti proteggere per molte più ragioni oltre al fatto che diventerò malvagio se non lo faccio. Tipo la lussuria con cui ti prenderei di forza sino allo sfinimento. E tipo che mi sento un cretino totale per tutto questo.»La storia d’amore, anche questa volta, seppur meno romantica e delicata di altre, sa coinvolgere. E soprattutto convince. Ai due protagonisti è concesso il tempo di scoprirsi l’un l’altro più simili di quanto avrebbero potuto immaginare al primo incontro e diversi al punto giusto per completarsi e di sentire trasformare l’iniziale attrazione egoistica in affetto e, infine, in amore. Nonostante la corsa contro il tempo. Nonostante la situazione che li porta ad un’inevitabile separazione. Perché lui è Ares, il secondo dei Cavalieri, e lei, Cara, è il suo agimortus, l’innesco in grado di spezzare il suo Sigillo; lui, per evitare di trasformarsi in Guerra, deve proteggere la vita di Cara dagli attacchi degli inferi che promuovono l’Apocalisse, ma lei ha comunque le ore contate, perché nessun umano può essere il portatore dell’agimortus, e il suo corpo si spegne velocemente. Pare dunque non esserci via d’uscita; e a peggiorare la situazione, a complicare la lotta contro Pestilenza, il primo Cavaliere trasformato, a rendere ancor più stretta la lotta contro il tempo, una maledizione fa sì che Ares si indebolisca sensibilmente stando accanto a Cara, perdendo parte delle sue straordinarie capacità di proteggerla.
«Devi. Lo sai che devi.» Cara strinse la presa attorno alla sua, tenendola ferma era così paradossale che lui fosse il guerriero indurito dalla battaglia, metà demone, metà angelo spietato, e che la sua mano stesse tremando, mentre Cara, una semplice umana, era stabile come una roccia.No, non c’era nulla di semplice in lei.Si erano trovati troppo tardi. Decisamente troppo tardi.LORDS OF DELIVERANCE SERIES