Recensione: "Il cavaliere senza destino"

Creato il 10 settembre 2013 da Ilary
Titolo: Il cavaliere senza destino
Autore: Mattia Stephen Calabrese
Editore: autopubblicato
Pagine: 388
Prezzo: 14,99 € cartaceo / 3,99 € e-book
Trama
Serafinia: l'impero ipertecnologico e ipermagico che estende il suo dominio su città, popoli e razze; eppure, dopo secoli di pacifica convivenza, qualcosa si muove e comincia a corrodere questo lucente impero portando due cavalieri e due punti di vista a scontrarsi fin'anche a coinvolgere due maghi scomparsi secoli prima ed a risvegliare la loro antica faida.
Recensione 
Un mese è il tempo che ho impiegato a leggere questo libro, in pratica un'era geologica per i miei soliti tempi di lettura dato che solitamente non impiego più di 5-6 giorni a finire un libro. Il fatto è che questo libro proprio non è riuscito a prendermi, leggevo qualche pagina e subito mi stancavo. Già da questa premessa potete intuire che non sarà una recensione positiva. Mi dispiace per l'autore che è stato davvero gentile a inviarmelo ma, detto in parole povere, Il cavaliere senza destino non mi è piaciuto, nonostante la trama mi sembrasse interessante. Si dice che la prima impressione sia quella che conta e se stiamo a questo detto allora la mia prima impressione su questo libro non è stata affatto buona. Non sto parlando della cover, anche perchè di solito non giudico un libro dalla copertina, ma parlo del contenuto e la prima cosa che si trova aprendo Il cavaliere senza destino è l'immancabile mappa che si trova in ogni romanzo fantasy. Guardando la mappa mi è preso lo sconforto: a parte il fatto che è disegnata in modo un po' approssimativo, ma su questo si può anche sorvolare, quello che più mi ha lasciata sconcertata è, uno, il fatto che ci siano luoghi realmente esistenti come i Carpazi e gli Appennini che, in teoria, in un mondo fantasy come quello di Serafinia non dovrebbero esserci, e due, che i nomi dei luoghi inventati sono banali e puerili, diciamo pure imbarazzanti: per citarne alcuni, troviamo il "Mare della Serenità", il "Golfo degli Arcobaleni" o il "Lago dei Sogni", che sembrano usciti da un libro per bambini e non sono certo degni di un libro fantasy che si rivolge a un pubblico più adulto. Mi sono detta "Vabbè, proseguiamo e vediamo un po' com'è questo libro" ed ho iniziato la lettura.
La trama non ve la racconto per il semplice fatto che non l'ho capita, molti passaggi mi sono sfuggiti e non sono tornata indietro a cercare di riprendere le fila del discorso. L'impressione che ho avuto è che è questo romanzo fosse costituito da tanti episodi messi insieme e non avesse una trama a collegare il tutto; in realtà c'è un filo logico, una storia dietro a tutte le avventure che vive il protagonista, Vladimir, insieme ai suoi amici, ma è confusionaria e pasticciata. Anzi, tutto il libro risulta un gran pasticcio, un minestrone in cui sono stati gettati troppi ingredienti che non si sono amalgamati bene. Forse l'autore è stato troppo ambizioso per il suo primo romanzo e ha voluto strafare. Anche la struttura del libro è quanto meno curiosa, dato che in pratica troviamo due libri in uno; ad un certo punto si trova un epilogo e mi sembrava strano che il romanzo fosse già finito e infatti ricomincia subito dopo con una seconda parte ambientata due anni dopo. Mah, una scelta che non capisco; sta di fatto che la prima parte è migliore della seconda che, invece, è veramente pesante.
Poi, altra caratteristica che mi ha lasciato a dir poco spiazzata è il fatto che i personaggi parlano in latino! Sì, avete capito bene, i dialoghi sono in latino. Niente da dire sulla conoscenza di questa lingua da parte dell'autore che è ottima, ma non mi spiego il perchè in un mondo fantasy come è quello di Serafinia si parli in latino. Tra l'altro, dopo ogni dialogo c'è la traduzione in italiano, cosa che ho trovato noiosa e fastidiosa, tanto che dopo qualche riga così, sono passata a leggere direttamente la traduzione. Durante la lettura mi è sorto il dubbio che Serafinia sia una sorta di mondo ispirato alla classicità greco-romana, e non è stato solo il fatto che gli abitanti di questo mondo parlino latino, ma anche la scelta dei nomi dei personaggi tutti o quasi ispirati proprio all'antichità classica: troviamo ad esempio Cassandra, Enea, Saffo, Dionigi, anche se non mancano riferimenti ad altre culture con ad esempio un nome russo o comunque slavo come Vladimir, e poi uno francese, Isabelle, uno che sembra uscito dal Rinascimento italiano, Bonagiunta, ecc. Anche questa accozzaglia di nomi propri di culture differenti tra loro mi ha fatto pensare ancora di più a un gran calderone in cui è stato buttato dentro di tutto senza cognizione di causa.
Vogliamo parlare poi dello stile? Lo stile di scrittura è molto acerbo, pieno di descrizioni inutili e superflue che appesantiscono una lettura di per sè non leggera, con svariati errori grammaticali che vanno dalla solita consecutio temporum bistrattata a errori di ortografia (invece che "entrò in trance" troviamo "entrò in trans"... e non mi sembra il caso di entrare in "trans", no? xD), uso eccessivo di congiuzioni o preposizioni eufoniche (ed, ad) anche quando non servono, salti repentini di punti di vista, ripetizioni e uso del raccontato piuttosto che del mostrato. Ma c'è una cosa, sempre per quanto riguarda lo stile di scrittura, che mi ha fatto strabuzzare gli occhi quando l'ho vista perchè non riuscivo a crederci, cioè la presenza di dialoghi, se si possono chiamare così, fatti in questo modo:
- … - (Isabelle).
- … - (Vladimir).
- …♥ - sorrise la ragazza.
- …! -.
 - …♥♥♥ -.
- …!!! -.
Ma stiamo scherzando? Mi sono sentita a dir poco presa in giro, sono rimasta esterrefatta! Questo è un romanzo, non un fumetto dove nei ballons troviamo anche simboli grafici per descrivere lo stato d'animo dei personaggi, e il minimo che pretendo è che un libro sia scritto come un libro, non come un fumetto o una chat o chissà cosa!
In questo libro, per fortuna, delle idee interessanti come ad esempio l'idea di mescolare magia e tecnologia, la caratterizzazione delle varie città di Serafinia ognuna con le proprie particolarità, o l'invenzione di alcuni linguaggi usati dalle varie popolazioni dell'impero, e i personaggi stessi che sono, tutto sommato, ben realizzati. Si nota, inoltre la grande passione dell'autore per la letteratura e le lingue antiche, la buona volontà che ha messo per scrivere Il cavaliere senza destino ma, purtroppo, questi pochi aspetti positivi non bastano a renderlo, non dico un buon libro, ma nemmeno un libro discreto.
Come sempre sono dell'idea che è meglio una critica sincera che una lode falsa, anche perchè le lodi false non servono a niente, e spero che l'autore non si offenda per questa mia recensione negativa ma la prenda come un punto di partenza, uno sprone per capire come migliorarsi.
Il mio voto:

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