Pagine: 459
Prezzo: 5€
Editore: TEA
Frank Schätzing è uno dei più famosi autori di thriller tedeschi. In Italia ha ottenuto successo grazie al romanzo “Il quinto giorno”, da molti elogiato come ottimo romanzo. Ma il libro di cui vi parlo oggi è “Il diavolo nella cattedrale”, che personalmente non ha palesato il tanto elogiato talento dell’autore. Ma partiamo con ordine. Colonia, 1260. D’accordo abbiamo precise coordinate spazio-temporali. Nella città tedesca sta nascendo uno dei luoghi di culto più grandi dell’epoca, una cattedrale. Uhm…interessante! La costruzione di una cattedrale fa da sfondo alla storia!
Piccola premessa. Pur trattandosi di un thriller, non aspettatevi suspense o colpi di scena: il lettore viene messo a conoscenza dei retroscena sin dalle primissime battute. Devo ammettere che all’inizio ci sono rimasta molto male, perché in un thriller sono abituata a smascherare l’assassino solo a metà romanzo (quando il testo è scritto abbastanza bene) o a non capirlo proprio se non quando è l’autore stesso, nel finale, a svelare il nome (la Christie in questo è una maestra). Quindi ritrovarmi il nome dell’assassino, le ragioni e tutto svelato già nelle prime 10 pagine mi ha lasciata delusa, però si tratta di una scelta voluta dall’autore che ha giocato più sulla narrazione dei fatti che sulla più scontata (ma anche desiderata) componente misteriosa.
Parliamo dai personaggi. Jacop è un ragazzo mingherlino, un ladro, un senza fissa dimora, indossa abiti sudici, ha i capelli disordinati e rossi, eppure molte ragazze hanno un debole per lui e per i suoi capelli. Vabbè…andiamo avanti! Sarà solo un caso. Nel tentativo di fuggire dagli inseguitori il ragazzo si imbatte in una giovane, Richmodis, che senza remore e senza preoccuparsi di nulla, non esita ad aiutarlo. Seriamente?! Un ragazzo inseguito, sporco, un ladro eppure lo aiuti e lo ospiti in casa tua pur sapendo che chiunque avrebbe potuto vedervi e lasciar lavorare di fantasia le peggiori malelingue. Ma sì! Sconvolgiamo la coerenza. Io adoro le figure femminili forti, anche in romanzi che hanno come obiettivo una minima narrazione storica, però non si può e non si deve mai rinunciare alla coerenza contestuale.
Fortunatamente le sorti narrative sono risollevate dall’introduzione della figura di Jaspar, canonico, zio della ragazza, nonché il primo a credere alla versione del giovane circa l’omicidio dell’architetto, da tutti raccontato come incidente. Però l’uomo non crede mai sia stato il diavolo, bensì una figura in carne e ossa. E che dietro l’assassinio non ci siano ragioni religiose, dovute alla “sfida dell’uomo nel costruire qualcosa che possa raggiungere Dio”, bensì qualcosa di più grande: intrighi, soldi e giochi di potere.
Lo stile di scrittura è sempre chiaro e fluente. La divisione dei capitoli e l’introduzione da un breve titolo che anticipa il luogo o il protagonista della porzione di romanzo risultano opzioni idonee e apprezzabili.
Quindi io ne consiglio la lettura se siete in cerca di un thriller mediamente coinvolgente e soprattutto se non siete fanatici del genere. Non è assolutamente un capolavoro, quindi chi ama questa tipologia di romanzi quasi certamente non apprezzerà il romanzo.
Sufficienza per questo romanzo e spero che, qualora dovessi scegliere di leggere anche “Il quinto giorno”, non mi deluda…ovviamente prima abbasserò, o meglio cercherò di annullare tutte le aspettative creatami su questo scrittore. Isy