Recensione Il gioco degli specchi di Andrea Camilleri

Creato il 26 giugno 2011 da Masedomani @ma_se_domani

Signori, vengo a voi con una splendida notizia: il commissario Montalbano è tornato, ed è tornato con una trama gialla!

Se negli ultimi episodi della saga del commissario di Vigata il focus era infatti prevalentemente concentrato sulla biografia di un Montalbano attanagliato dalla paura della vecchiaia o sorpreso da sentimenti amorosi quasi adolescenziali, con “Il gioco degli specchi” salutiamo il ritorno ad un plot convincente e (finalmente) thrilleristico.

Sospettosamente concupito da una vicina di casa bellissima e allegramente disponibile, il nostro commissario inizierà ad indagare su una bomba artigianale scoppiata davanti ad un magazzino (e la matrice pizzo pare indiscutibile) e su un proiettile che ha colpito la sua auto (impossibile non visualizzare la Tipo guidata da Zingaretti nella versione filmica per la tv). In questo contesto, Montalbano torna a giocare con i suoi avversari  - siano essi famiglie mafiose o giornalisti asserviti alla criminalità organizzata – ed ad immaginarne efficacemente ogni mossa successiva: un gradevole ritorno alle origini dopo qualche avventura in cui il Nostro sembrava subire gli avvenimenti, più che esserne protagonista.

Lettura tipicamente estiva, lo sappiamo, al punto che Sellerio programma le nuove uscite di Camilleri a maggio o giugno con una certa costanza, ma non per questo da sminuire: tra i talenti letterari di Camilleri troneggia, senza alcun dubbio, quello di riuscire a tracciare con spietato umorismo la realtà tipicamente italiana di questi anni.

Consigliato a tutti, anche a chi non abbia ancora posato gli occhi su una avventura di Montalbano in uno dei diciassette (!) volumi che hanno anticipato “il gioco degli specchi”.

La citazione:
“Na vota mi capitò di vidiri ‘na pillicola di Orson Welles nella quali c’era ‘na scena che si svolgiva dintra a ‘na càmmara fatta tutti di specchi e uno non accapiva cchiù indove s’attrovava, pirdiva il senso dell’orientamento. Mi pari che con noi vonno fari lo stisso ‘ntifico joco”


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