è con grande piacere che vi presento un libro molto bello. Grande come qualità, come spessore e come prezzo. Ma l'importante è che lo leggiate, a piccoli assaggi, cercando di uscire vivi da un tema costante quanto l'umanità stessa: noi e le stelle. Al posto di tanti libri spazzatura regalate questo saggio! Non lasciatevi ingannare dalla mole o dalla parola "saggio"... è un racconto che si legge come un romanzo! Peccato per l'orrenda copertina!
Titolo: Il grande racconto delle stelle
Editore: il Mulino
Pagine: 616
Prezzo: € 65
Data pubblicazione: 11 ottobre 2012
Trama: In principio furono le stelle. Se il primo a vedere "astri infiniti splendere nel buio" è Omero, poeti e scrittori di tutte le letterature sono stati rapiti dall'incanto del cielo stellato. Su tutti, Dante, che nella "Commedia" si volge alle stelle all'inizio e alla fine del poema, e al termine di ciascuna cantica. Trapuntano dovunque le volte delle chiese e delle moschee, illuminano mille capolavori della pittura, da Giotto a van Gogh e a Rothko. Ispirano musiche sublimi, da Händel a Haydn, da Verdi a Wagner, come pure folgoranti sperimentazioni contemporanee. Ma il racconto delle stelle intesse di vibrante bellezza anche civiltà lontane, dalla Persia all'India, alla Cina. Sapienti e visionarie, queste pagine esplorano i pensieri e i sogni, gli interrogativi, i fantasmi, i terrori, le speranze che l'umanità ha consegnato alle stelle attraverso il tempo.
RECENSIONE Piero Boitani è un grande narratore: riesce nel difficile compito di portare alla luce reti di invisibili collegamenti tra opere (letterarie, pittoriche, musicali) lontanissime sia dal punto di vista cronologico sia geografico. Dopo studi di grande respiro come L’ombra di Ulisse (1992) e Letteratura europea e Medioevo volgare (2007), torna così ad affrontare un argomento potenzialmente infinito: il rapporto viscerale che lega l’uomo alla volta stellata, poiché «tutti gli esseri umani per natura amano guardare il cielo stellato» (p. 11). L’autore, nel desiderio di enciclopedismo – inteso nel senso più alto di voler abbracciare il tutto – non può a volte evitare il rischio del catalogo, dell’accumulazione, della citazione estemporanea, della sovrainformazione, ma controbilancia tutto questo con una precisa richiesta al lettore: individuare percorsi trasversali che combinino gli elementi, disposti in un ordine tendenzialmente cronologico, in traiettorie multiformi, in connessioni tra autori e forme che risveglino il desiderio di riconfermare quel rapporto tra uomo e volta celeste che si è indebolito da quando le luci delle nostre città nascondono il buio del cielo.
Se il primo testo a descrivere una grande scena notturna è l’Iliade di Omero, c’è un «In principio» che arriva da più lontano. Altre civiltà prima di quella greca avevano rappresentato la volta stellata: ve ne si trovano tracce nelle grotte preistoriche, nell’arte egizia e nella speculazione scientifica babilonese. E la civiltà greca accoglie questa fascinazione che permea tutti i generi della sua letteratura, dall’epica alla tragedia, dalla lirica al dialogo filosofico, e per sincretismo culturale, ma anche per una continuità antropologica, la civiltà letteraria latina, con i poemi stellari di Cicerone e Lucrezio, fino alla vera invenzione letteraria della notte, quel momento che, ricordando Saffo, crea un parallelo tra interiorità in tumulto e quieta esteriorità, in una dimensione antitetica tra paesaggio e personaggio: l’Eneide di Virgilio e il suo Nox erat, espressione destinata a diventare topos letterario di larghissima fortuna.
Inutile ripercorrere qui tutti gli autori che dalla Bibbia al Novecento vengono presi in considerazione e i significati che gli astri vengono ad assumere, in un spettro che va dalla speranza al terrore, dalla ricerca del sublime alla rappresentazione della propria follia e dell’ansia di conoscere. Boitani seleziona da un materiale immenso, sceglie a proprio gusto, anche se si nota un’attenzione particolare per Omero (perché il primo), Dante, Petrarca, Leopardi, tutti rappresentanti della grande lirica del sublime che l’autore ha sempre indagato. C’è tuttavia un percorso, tra tutti quelli che Boitani propone, che indica un cambiamento nella percezione del cosmo: la musica e divinità delle stelle. Teorizzata nella speculazione cosmica pitagorica, ripresa da Cicerone, poi da Manilio e Apuleio, essa permea tarda Antichità e Medioevo, e si ripresenta ancora nel Rinascimento, e compare ancora nei drammi di Shakespeare. Solo con Pascal il cielo diventerà muto, gli spazi territori infiniti, il rapporto con la volta stellata meno rassicurante e la divinità misconosciuta e sfrattata da una sua sede millenaria. Quanta distanza da Dante, che al termine di ogni sua cantica cita la parola “stelle”, interpretandole allegoricamente come una rassicurante guida. L’ironia di Swift ne I viaggi di Gulliver prende definitivamente le distanze dalla musica delle sfere, facendola svanire. Ma al silenzio delle stelle corrisponde di contrappunto la creazione di una musica umana che abbia pari dignità: ad esempio Händel e Haydn. Ma anche nel Novecento e oltre questo rapporto non si è mai allentato, tanto che il movimento delle stelle continua a fornire ispirazione a una musica che cerca di restituire l’idea di un universo infinito, regolato da leggi matematiche e fisiche.Se agli albori dell’astronomia moderna è stato possibile che la letteratura accogliesse a dignità artistica gli strumenti della scienza, la poesia del secolo XX-XXI è pronta ad accogliere gli acceleratori di particelle, le teorie della meccanica quantistica, la teoria della relatività? O al contrario si incontrano resistenze perché le teorie sulla nascita ed evoluzione dell’universo ormai sfidano le capacità conoscitive dell’uomo, proponendo soluzioni con livelli di astrazione sempre maggiori? Si nota una difficoltà, o meglio: un pregiudizio verso questo sincretismo tra arte e scienza, anche se esempi di primo piano già esistono. Ernesto Cardenal e Haroldo de Campos chiudono il saggio di Boitani, esempi di una moderna poesia cosmica, che si situa a cavallo tra una tradizione millenaria e le scoperte che hanno mutato radicalmente la visione che l’uomo ha di se stesso. Ma, come si ricordava all’inizio, l’umanità, rivolgendo gli occhi al cielo, ha desiderato conoscere, e dunque riguardo al rapporto con gli astri impossibile è mettere un’ultima parola.
Piero Boitani è professore ordinario di Letterature Comparate alla Sapienza di Roma. Specialista di ricezione del mito, dantista, studioso di letteratura medioevale, è uno dei più importanti critici italiani, nonché uno dei pochi ad avere fama internazionale. Tra le sue maggiori pubblicazioni: L'ombra di Ulisse (1992), Il genio di migliorare un'invenzione (1999), Sulle orme di Ulisse (2007), Letteratura europea e Medioevo volgare (2007), Dante e il suo futuro (2013).
Un'ultima parola. L'autore consiglia due siti di immagini "stellari". Li riporto qui, così ogni lettore potrà costruirsi una propria galleria!
http://apod.nasa.gov/
http://www.twanight.org/newTWAN/index.asp