Recensione: "Il messaggero dell'angelo" di Heather Killough-Walden

Creato il 01 novembre 2012 da Lauragiussani
Titolo: Il messaggero dell'angelo
Autore: Heather Killough-Walden
Editore: Leggereditore
Data uscita: 31 ottobre 2012
Pagine: 416
Prezzo: 10,00 euro
Dall’inizio del tempo, gli arcangeli hanno desiderato di poter conoscere il vero amore. Quando quattro angeli di sesso femminile sono stati creati per i quattro arcangeli, Michael, Gabriel, Uriel e Azrael, il caos generato dalla gelosia è stato incontrollabile, e le quattro donne sono state allontanate spingendo gli arcangeli a cercarle senza sosta per millenni. per centinaia di anni, Gabriel si è spacciato per un comune abitante della Scozia. pochi sanno che è il messaggero, un arcangelo potente che segretamente cerca per il mondo l’unica donna in grado di completarlo... finché non trova l’oggetto del suo desiderio proprio nel cortile di casa. Juliette Anderson è sempre stato un tipo razionale, fin quando non incrocia Gabriel. l’istinto le dice di scappare. ma quando la verità della sua identità viene rivelata, deve fare i conti con l’uomo misterioso che le infiamma il cuore.
GIUDIZIO: 
Dare un giudizio negativo a un libro acquistato è un conto, darlo a un libro "regalato" e praticamente richiesto perché "ispirava tanto", è cosa ben più difficile. Ma, onestamente, non posso proprio farne a meno - a costo di dovermeli comprare tutti di tasca mia in futuro -  perché concedere più di due stelline a questo romanzo significherebbe sminuire tutte le letture a cui ho dato un voto superiore. Lettura deludente, credo si sia intuito, e non saprei in che altro modo descriverla. Premetto che non ho letto il volume precedente e, a conti fatti, devo concludere che è stato un bene.
E' un romanzo che sa molto di già visto, rivisto e stravisto, nel quale l'autrice si aggrappa alla figura dell'arcangelo perché... Boh, probabilmente solo perché suonava bene il nome. Il protagonista - Gabriele - è lontano anni luce da qualsiasi idea o interpretazione dell'omonimo Serafino, così come i suoi fratelli. Sono più che altro degli umani, anche un po' privi di carattere, che giocano a fare gli ex arcangeli millenari, di cui hanno conservato strabilianti poteri: potrebbero tranquillamente passare per dei piccoli Superman approdati sulla Terra, insomma. Una caratterizzazione davvero superficiale, scontata e stereotipata.Il modo in cui l'autrice forza gli eventi appare evidente fin dalle prime pagine, da questo improvviso viaggio di Juliette, che l'autrice non sa più come giustificare fornendo informazioni a raffica che hanno solo l'effetto di sottolineare ulteriormente quanto la narrazione sia costretta, povera di naturalezza e volta solo ad ottenere la possibilità di inscenare incontri e scontri.Tornando ai protagonisti, se Gabriele è poco credibile, Juliette non lo è del tutto. In quanto Cherubina anche la giovane donzella è dotata di alcuni poteri, ma non essendo consapevole della propria natura li utilizza involontariamente. E' in grado di guarire e scatenare tempeste di fulmini ma... ops, sarò stata proprio io? O è un sogno? Ah, questo arcangelo mi sta dicendo che sono una Cherubina... Allora è tutto a posto...Se poi vogliamo essere pignoli, c'è da chiedersi come mai questi arcangeli abbiano vagato in lungo e in largo cercando le loro dolci metà per secoli e secoli, se poi queste saltano fuori come funghi praticamente nello stesso momento (se non erro il primo romanzo non è ambientato in un'altra epoca, e so per certo che il prossimo sarà praticamente contemporaneo a quest'ultimo). A voler essere ancora più pignoli, si potrebbero elencare una serie di situazioni che davvero non reggono. E' rischioso affibbiare poteri a destra e manca, perché poi molte scene mancano di coerenza e il lettore si trova inevitabilmente a chiedersi: ma c'era bisogno di fare tutto questo casino? Se davvero ha questo potere, in quella determinata situazione non poteva semplicemente...Sì, i nostri eroi avrebbero potuto "semplicemente" fare molte cose, e in molte occasioni, solo che poi l'autrice come faceva a infilare nel romanzo le scenette che aveva in mente? Tutte considerazioni, queste, che forse suonano troppo esigenti di fronte a un romanzo di così poche pretese. E' una lettura che costringe il lettore a mettere i propri neuroni a nanna, e a seguire diligentemente il percorso  narrativo voluto e imposto dall'autrice, sebbene spesso e volentieri questo non coincida con il normale pensiero logico.C'è solo una cosa a mio avviso apprezzabile... Positiva se considerata singolarmente, ennesimo difetto del libro se vista nell'insieme. Si tratta di un personaggio, Azrael, ovvero l'Angelo della Morte,  che di fatto ruba praticamente la scena al povero e insipido Gabriele. Circondato da un alone oscuro e misterioso dovuto al suo compito in passato, trasformato nel capostipite della specie vampira, Azrael si presenta come la più riuscita tra le creature targate Killough-Walden. Quasi spiace vederlo sprecato in una storia così insulsa, dove il suo fascino riesce a regalare al lettore solo qualche stralcio veramente interessante e piacevole. Dei quattro Arcangeli è davvero l'unico che si salva, l'unico che vorrei seguire nei panni del protagonista, cosa che so per certo accadrà nel prossimo romanzo, la cui pubblicazione se non sbaglio è prevista a breve. Come faccio a saperlo? Beh, l'autrice - che in quanto a fantasia brilla come un faro spento nella notte - ha superato sé stessa nell'effetto "coincidenza delle coincidenze" e sul finale butta lì una cosuccia che definire improbabile - se non impossibile - è dir poco. Non aggiungo altro per non spoilerare, ma è davvero di una banalità indicibile.Bocciato questo romanzo senza la minima esitazione, ora il dilemma è un altro: leggere o non leggere il successivo? Perché Azrael in sé merita (siamo sicuri sicuri sia nato dall'immaginazione - scarsa - dell'autrice?), ma il rischio di ritrovarselo ridicolizzato in una storia piatta e superficiale è abbastanza elevato.  Staremo un po' a vedere...

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