Recensione: "Il mistero del talismano perduto " di Karen M. Moning

Da Selly82 @SellyMoon

La Trama:La porta sta per aprirsi, e non sarà la luce a venirti incontro ma la magia di un talismano dai poteri sconosciuti. Ombre oscure si avvicinano all'orizzonte, e una sola donna è in grado di dissiparle.
Sei pronto a percorrere una strada disseminata di pericolo, sensualità e mistero?
Da quando Mac ha scoperto di essere una veggente sidhe, la sua vita ha preso una piega del tutto inaspettata. E ora che la resa dei conti è inesorabile, di chi potrà fidarsi? Forse di un amuleto prezioso e antichissimo, che sembra proteggerla da sempre, oppure dello sfuggente Jerico? Tra piste false, esseri feroci, e la doppiezza di una realtà che non conosce pace, la giovane Mac dovrà tirare fuori tutto il suo coraggio, perché la sua caccia è appena iniziata e nulla potrà fermarla.

La mia opinione:
Della Moning, ho letto tutti i quattro libri per ora tradotti in Italiano dalla leggereditore, i primi due della serie Highlander e gli ultimi due pubblicati sulla saga Fever, con protagonisti Mac e Jericho (scrivo di proposito il nome in Inglese, perchè la traduzione italianizzata in Gerico mi lascia basita) e devo dire che l'autrice mi ha conquistata, anche se, a dire il vero, tra i volumi per ora letti, preferisco maggiormente la serie sugli Highlander. Dato che la serie Fever è composta attualmente da cinque libri, trovo normale che i primi due della saga siano più lenti rispetto a quelli che raccontano le storie di singoli personaggi, nonostante ciò la Moning è riuscita a creare un mondo misterioso e stupendo dove Jericho e V'lane sono i fantastici protagonisti maschili, che hanno scatenato le mie più sfrenate fantasie. In alcuni momenti mentre leggevo il libro mi aspettavo di vederli comparire in casa mia. ( e qua vi lascio all'immaginazione)
Il libro, è scritto tutto in prima persona, dalla parte di Mac e, perciò si ha solo il punto di lei, ma non quello di Jericho e, questo potrebbe essere limitativo per qualche lettrice. Inoltre, per tutto il racconto i due personaggi si danno del lei e, solo in circostanze, molto particolari, le loro barriere linguistiche cadono. Finalmente, confronto al primo libro si nota una maturità di Mac che smette di pensare ad abiti e smalti per accorgersi del mondo che la circonda, e un inizio d'interesse sessuale di Jericho nei confronti della giovane protagonista. Consiglio a tutti di prendere questo libro, personalmente aspetto che esca il prossimo della serie per vedere come evolve la storia e il triangolo affettivo tra Mac , Jericho e V'lane.
Voto:
Il nostro Jericho:
In anteprima grazie alla traduzione della fantastica Jewel69 ecco l'intervista rilasciata da Jericho a Karen Marie Moning. Buona lettura! (se prelevate mi raccomando citate la fonte, blog e traduttrice grazie!!)
Intervista a Jericho Barrons
Sono io, Karen Marie Moning, e sono da Barrons: libri e gingilli, dove oggi intervisterò Jericho Barrons.
Scelgo il mio posto con cura, sedendo sul divano Chesterfield che Mac occupa solitamente. Mi stimola sedermi dove generalmente si siede lei. C’è una boccetta di smalto rosa sul tavolo di fianco a me, e due riviste di moda. Il caminetto a gas è acceso. Ho come la sensazione che Mac possa essersene appena andata via, quando la verità è che non viene qui da un bel po’ di tempo. Barrons sposta una sedia vicino a me e si siede così vicino che le nostre ginocchia quasi si toccano. Se mi muovo, lo faranno. Combatto contro la voglia di muovermi. Prima di iniziare l’intervista, do uno sguardo attorno alla mia libreria con piacere. Vedo le sue parti che non sono completamente realizzate, l’opacità in certe aree che non ho messo con un dettaglio esauriente nelle pagine. Mi viene in mente che forse dovrei finire di dipingere l’affresco cinque piani sopra, magari aggiungere qualche sedia. Barrons emette un verso di impazienza. Conosco bene quel verso. Apro il mio laptop ed inizio.
KMM:  Iniziamo con la domanda alla quale noi tutti vogliamo la risposta: Cosa sei, Jericho Barrons?
JZB: Al momento, affamato.
Mi dà uno sguardo che mi fa venire voglia di dargli da mangiare quello che vuole.
KMM:  Questo non è quello che intendevo e lo sai.
JZB: Sono stato informato che sono “mancino”. Può essere d’aiuto?
Mi rifiuto di guardare al cavallo dei suoi pantaloni per vedere dov’è il suo pacco. Mi sta facendo quello che fa ogni volta con Mac:  cerca di distrarre ed eludere con il sesso. Ma conosco ogni errore commesso da Mac, e non mi sto facendo ingannare. Otterrò le risposte.
KMM:  Tu sei il Re Unseelie? Dico timidamente.
JZB: Se lo fossi, non pensi che sarei in grado di toccare il mio stesso libro maledetto? Sembra irritato
KMM:  Hai risposto alla mia domanda con una domanda, non con una risposta, Barrons. Sei il Re Unseelie: sì o no? Faccio pressione.
I suoi occhi si socchiudono. Mi rifiuto di sentirmi a disagio nella mia sedia, sono l’autrice. L’ho creato io. Non ho bisogno di sentirmi a disagio. Come se leggesse nella mia mente, dice.
JZB: Pensi di avermi creato, non è vero?
KMM:  Io ti ho creato, dico seccamente.
Nella mia voce, forse, c’è un tocco di presunzione. Se l’ho creato, allora posso anche controllarlo e se possono controllare un uomo come Barrons, allora devo essere una donna davvero in gamba.
JZB: Ti è mai venuto in mente che forse io ho creato te?
Per un attimo rimango interdetta. Sono sempre stata un po’ più che turbata dall’enigma di Zhuangi se Chuang Chou fosse un uomo che sognava di essere una farfalla o una farfalla che sognava di essere un uomo.  Ho il sospetto che la realtà sia un po’ meno tangibile, più spaventosamente malleabile per gli scrittori di romanzi di fantasia.
JZB: O forse, sfrutta immediatamente la mia esitazione, di notte passeggio vicino alla finestra della tua camera da letto, ti sussurro la mia storia e ti lascio credere che sia finzione. Ti permetto di illuderti di avere il controllo.
Nel suo sguardo fisso ci sono luccichii di derisione e per un attimo sono ammaliata.  Non penso di aver messo piccole macchioline dorate nei suoi occhi. Da dove saltano fuori?
KMM:  mi riscuoto dall’incanto e dico, Falla finita, Barrons. Non c’è alcun dubbio. Ti ho  creato io.
JZB: Veramente. Allora perché diavolo mi stai chiedendo cosa sono? Il Sahara potrebbe non essere più secco della sua voce.
Lo fisso. Perché mai? La risposta arriva rapidamente. Perché—potrei anche provare a convincermi altrimenti— da tempo ho il sospetto di non avere nessun controllo su Barrons, e di non averne mai avuto.  Aveva rivelato i suoi segreti solo se e quando ne aveva voglia—e questo non era successo spesso. Eppure, io sono l’autrice. Anch’ io so quello che è. Metto il mio laptop da parte e mi alzo in piedi, reagendo con irritazione e indignazione.
 KMM:  Basta, Barrons. Mi hai fatto perdere la pazienza. Adesso,  racconterò loro tutto.  Spiffererò tutto. Racconterò loro ogni sordido dettaglio di quello che sei, cosa hai fatto e cosa vuoi.
Si alza in piedi anche lui. Mi sovrasta. Non l’ho descritto così alto, lo so. E certamente non l’ho descritto così attraente. Gli ho attribuito delle imperfezioni. Dove sono? E dove sono finiti i suoi tatuaggi? Quello sul suo braccio sinistro adesso se n’è andato, e c’è qualcosa di nuovo sul suo collo. Si sta muovendo? Sorride e so che quel sorriso non l’ho descritto. Sorrisi letali come quello.
JZB: Veramente, dice dolcemente ed io rabbrividisco perché so—dopo tutto, l’ho creato io—che da Barrons quella dolcezza è pericolosa. Il rischio è che ti ho creato, e se diventi troppo fastidiosa, ti eliminerò. Sei pronta a morire, Signora Moning? Sai cosa succede ai personaggi sgraditi ed irritanti. Mi tocca la guancia. L’elettricità sfrigola sotto la mia pelle. Fa scivolare un dito lungo la mia mascella, fermandosi sulla giugulare. Si fa in fretta a diventare sgraditi.
Guardo verso di lui, sconvolta nel rendermi conto di voler essere desiderata da Jericho Barrons. Voglio toccarlo. Voglio che mi tocchi. Voglio che mi guardi con lussuria. Ne sono sconcertata. Come gli esseri Fatati, può un personaggio di fantasia vivere di vita propria? Cambiare senza il consenso dell’autore? So veramente chi e cosa è lui? E’ possibile che per tutto il tempo si fosse mascherato, ingannando anche il suo stesso creatore? Attorno a me i confini delle realtà diventano confusi.
 KMM:  Anch’io so cosa sei, insisto.
JZB: Adesso sono annoiato. Dov’è Mac?
KMM:  Sono io quella che fa le domande.
JZB: Ho detto “Dov’è Mac?”
Incredibile! Mi ha urlato. Il bastardo mi ha urlato veramente.
KMM:  Da Chester con Ryodan, digrigno, dove l’ho lasciata quando sono venuta qui per intervistarti.
 La sua mano improvvisamente è intorno alla mia gola e non posso respirare. Le dita dei miei piedi a malapena toccano il pavimento.
JZB: Se se lo scopa tu muori.
Mi lascia andare, e collasso sul divano. Con un movimento sfocato, e lo sbattere della porta d’ingresso, Jericho Barrons se n’è andato.
Alla fine, mi riprendo. Non sono sicura perché mi preoccupo, ma uscendo spengo entrambe le stufe a  gas, come se tutto sia così reale che una combustione potrebbe ridurre in cenere la mia libreria immaginaria. Mentre sto per andarmene, guardo in su, e rimango a bocca aperta.
L’affresco è completo.
Mi fermo e mi giro lentamente. Proprio dove le volevo, infatti, ci sono due sontuose sedie di velluto rosso.
Non le ho messe io lì.

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